L’anticipo di primavera preoccupa i coltivatori
Un ritorno del gelo bloccherebbe l’impollinazione
Ieri pomeriggio in città si sono toccati i 12 gradi e per oggi si prevede una massima di 16. E il settore dell’agricoltura già trema. Se le temperature continuano ad essere così alte, le piante fioriranno. Il rischio è che un’eventuale ondata di freddo possa stroncare la produzione.
L’emergenza climatica può apparire solo una bandiera per le marce ambientaliste, come fosse un tema lontano. Ma i 12 gradi toccati dai termometri ieri pomeriggio in città (per oggi si prevede una massima di 16) sono solo uno degli effetti collaterali che impattano anche su Bergamo. E il settore dell’agricoltura già trema.
«La preoccupazione c’è», commenta Gianfranco Drigo, direttore di Coldiretti Bergamo. Sui rami le gemme si stanno gonfiando per aprirsi: «Se le temperature continuano ad essere così alte rispetto la media stagionale, le piante fioriranno», spiega. Il rischio è che, a fine febbraio e inizio marzo, un’ondata di freddo stronchi la produzione. A risentirne di più sarebbero gli alberi da frutto: «Non ci sono molte colture di questa tipologia nella Bergamasca — continua Drigo —. Verrebbero colpiti gravemente i vigneti, con una perdita economica rilevante».
Gli ortaggi sono «al riparo» nelle serre, che ne permettono la coltivazione durante tutto l’anno e anche le problematiche per le erbacee, ad ora, sono marginali. Frumento e orzo sono stati seminati in ritardo rispetto al solito per via delle continue piogge di novembre, mentre per il mais è ancora troppo presto, verrà piantato almeno il mese prossimo. La fioritura delle piante arboree spontanee, invece, destabilizzerebbe le api: «Alcuni animali si stanno già svegliando dal letargo. Se poi dovesse arrivare il gelo i fiori morirebbero e si bloccherebbe l’impollinazione», aggiunge Drigo.
I fiori verdi tipici dell’Elleboro (Helleborus foeticus il nome scientifico) sono già sbocciati all’Orto botanico di Città Alta. «È normale che la fioritura sia anticipata — commenta il direttore dell’Orto Gabriele Rinaldi —. Di solito, però, non avviene per tutte le piante in contemporanea». Nelle aiuole in città ci sono tappeti di margherite e nontiscordardimé: «Anche in questo caso è la quantità a essere inconsueta — spiega Rinaldi —. Da una ventina d’anni assistiamo a inverni sempre più miti, possiamo davvero continuare a parlare di anomalia? Il clima è già cambiato».
Le rilevazioni di Arpa Lombardia confermano il caldo fuori dal normale. Un grado in più ogni dieci anni, stando alle temperature massime medie annuali registrate dalla stazione di Stezzano. Il trend cresce con picchi nel 2015, 2017 e 2018, gli anni più caldi. Nell’ultimo triennio, poi, si sono registrati 2 gradi in più sulla media climatologica dal 1991 al 2010. In particolare, il numero di giorni estivi, quelli in cui si superano i 25 gradi, è passato da una media di 100 nei primi anni 2000, a 130 giorni negli ultimi anni, un aumento del 30% circa che determina l’allungamento graduale della stagione estiva. Calano, invece, i giorni in cui la temperatura minima scende sotto zero, anche questi di circa il 30% negli ultimi 20 anni. Il record di temperatura massima a Bergamo si è registrato lo scorso giugno, quando si sono raggiunti i 38,3 gradi.
L’Orto botanico Il direttore Rinaldi: «È la quantità delle fioriture a essere davvero inconsueta»