«Mi aveva colpito e mi sono difeso» Ma resta in carcere
Non poteva negare di avere tirato una coltellata al collega: una telecamera ha ripreso la scena. Bruno Beltutti, 43 anni, piemontese di Alba, ha tentato però di ridimensionare l’accusa di tentato omicidio che il pm Fabrizio Gaverini gli contesta sulla base delle indagini dei carabinieri di Treviglio. Assistito dall’avvocato Aldo Mirate del Foro di Asti, durante l’interrogatorio di convalida in carcere, ha raccontato di essersi difeso dopo un colpo alla testa sferratogli da I.R., l’albanese di 50 anni, residente a Gorle, che ha poi fatto finire in ospedale. Si riprenderà, la ferita al polmone sinistro non è così grave. Entrambi sono dipendenti della Petra Srl di Brembate, azienda dal 1980 nel settore dei trasporti. Fanno i camionisti e sabato stavano per concludere la settimana di lavoro. Dovevano solo provvedere al lavaggio dei rispettivi mezzi. La lite è nata per un problema di precedenza, Beltutti lo ha confermato. Stando al suo racconto, ha concesso al collega di andare per primo, ma poi lui avrebbe fatto passare «i suoi amici» e allora si sarebbe spazientito. Hanno iniziato a discutere: «Mi ha colpito alla testa, ero stordito e ho reagito per difendermi», la versione dell’indagato, che ha chiesto la revoca della misura oppure i domiciliari a casa della compagna. Il gip Federica Gaudino è rimasta ferma sul carcere. Pesano i filmati, che mostrano qualche spinta da parte dell’albanese ma nessun colpo in grado di rintronare l’altro. Il livido alla tempia di Beltutti sarebbe successivo alla coltellata, una botta con un paio di scarponi usati come arma. Pesa inoltre un precedente datato per resistenza a pubblico ufficiale, in origine nato come tentato omicidio e derubricato in fase di processo.