La gara col Valencia arbitrata da Oliver, fece piangere Buffon
Atalanta-Valencia sarà diretta da Michael Oliver, quello dell’«immondizia nel cuore» Nerazzurri a pieno organico con qualche dubbio in attacco, per gli spagnoli molti infortuni: emergenza difesa
L’ultima volta che Michael Oliver arbitrò un’italiana in Champions League fu una gara dal doppio volto. Da una parte il 3-1 premiò la Juventus, dopo una prestazione superlativa. Dall’altro la costringeva all’addio alla coppa a causa dello 0-3 subito a Torino, con la rovesciata di Cristiano Ronaldo applaudita dallo Stadium, e a causa del rigore provocato da Benatia ben oltre il recupero al ritorno, quando anche Buffon fremeva per un tempo supplementare lì da venire. «Hai l’immondizia al posto del cuore», la frase scelta dal portierone azzurro all’indirizzo dell’arbitro inglese, uno dei migliori della propria generazione, influente tanto da dirigere Chelsea-Manchester in finale di Fa Cup. Questione di corsi e ricorsi, perché ancora una volta ci sarà una squadra italiana di fronte a una spagnola, con la sottile differenza che sarà l’andata e non il match decisivo, oltre alla fase della competizione: ottavi e non quarti.
Perché se da una parte è evidente come quella di domani sera sia la sfida più importante per il calcio a Bergamo (e non solo nelle ultime stagioni, ma in assoluto) dall’altro lato bisogna pensare al torneo ancora come «freddo», dove chiunque può passare al turno successivo e le sorprese siano dietro l’angolo. Difficile se non impossibile fare come il Nottingham Forest di Brian Clough che, a fine anni Settanta, riuscì a vincere un solo titolo inglese e due Coppe dei Campioni, consecutive. Un altro mondo pallonaro, dove un club poteva salire dalla B e puntare subito al bersaglio grosso.
Però nel corso delle edizioni ci sono state diverse sorprese e sperare ulteriormente nell’urna di Nyon - benevola a dicembre, così come il Grimaldi Forum di Montecarlo quando vennero pescate Shakhtar Donetsk e Dinamo Zagabria - non è poi idea così peregrina. Certo, vedere l’Atalanta raggiungere un’altra qualificazione significherebbe toccare l’apice della storia del calcio italiano di provincia, considerando che nessuna squadra che non fosse di un capoluogo di regione ha mai raggiunto un quarto.
Così Gasperini si trova di fronte a un altro bivio, dopo la vittoria straordinaria contro la Roma. Straordinaria non per il punteggio o per il gioco, bensì per la classifica che ne deriva, con due gare di vantaggio rispetto agli avversari diretti: un +6 che assomiglia a una pietra tombale sulla corsa al quarto posto. Non lo è, ma ha dato il «la» a una settimana decisiva. Iniziata con i migliori presupposti, perché non c’è nessun indisponibile per la sfida contro il Valencia, tanto che Gasperini può permettersi anche qualche dubbio, tra un Pasalic che dovrebbe giocare quasi certamente e uno Zapata che rischia il posto, in un attacco senza centravanti già testato all’Etihad (non bene) oppure contro il City in casa, con risultati migliori. Sulla sponda valenciana non si può sorridere, perché la retroguardia è quasi assente: fuori Florenzi per varicella, crociato per il punto di riferimento Garay, out anche Gabriel Paulista infortunato con l’Atletico Madrid. Davanti, Rodrigo può recuperare ed essere della partita, ed è il pericolo pubblico numero uno. Per fare un paragone, il Dani Olmo della Dinamo Zagabria o il Taison dello Shakhtar Donetsk, calciatori in grado di cambiare repentinamente le sorti di un doppio confronto.
Fuori Coquelin, dovrebbe esserci l’ex interista Kondogbia, mentre sulle corsie Ferran Torres e Goncalo Guedes potrebbero essere dei fattori. Nelle ultime trasferte i bianconeri non hanno brillato, con le sconfitte pesanti a Maiorca e con il Getafe. C’è però un giorno in più di riposo dopo il pari con l’Atletico Madrid. Ieri, paradossalmente, era il biennale dal match atalantino contro il Dortmund al Signal Iduna, sedicesimo di Europa League. Una gara forse più complicata che venne approcciata ottimamente, salvo poi dire addio alla competizione. A margine: Gosens è stato seguito da Ronald Koeman, tecnico dell’Olanda, per convincerlo ad accettare la convocazione con gli Oranje nonostante l’origine tedesca.
Gosens Il giocatore avvicinato dal c.t. olandese per convincerlo a dire sì alla sua convocazione