Quei dipendenti assunti prima che la ditta nascesse
Palosco, sequestro da 450 mila euro per «false compensazioni»
È uno dei tanti fascicoli per indebita compensazione, e neanche dei più corposi. Non si leggono cifre da capogiro. Nell’ottica degli inquirenti, però, quello della Corte Servizi di Palosco è un caso indicativo della spregiudicatezza di certi imprenditori a farsi beffa dello Stato. Le accuse sono tutte da accertare, sia chiaro. Per il momento c’è il sequestro preventivo per equivalente disposto dal giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino: bloccati società e conti correnti per 450 mila euro, che il sostituto procuratore Nicola Preteroti ritiene siano stati ottenuti illecitamente.
Sotto indagine, Gino Luigi Bracchi, 51 anni, di Corte Franca. È l’amministratore unico della società a responsabilità limitata semplificata che produce carne non di volatili e prodotti da macellazione al confine con la provincia di Brescia. Secondo gli accertamenti eseguiti su alcuni modelli F24 che ha presentato nei primi cinque mesi del 2019, Bracchi avrebbe chiesto la compensazione di crediti di imposta inconciliabili con la Corte Servizi, a cominciare dai 300 mila euro per nuovi dipendenti assunti tra il 1999 e il 2001. Ne avrebbe avuto tutto il diritto, se non fosse che l’azienda è stata costituita quasi vent’anni dopo, a novembre 2018. Altri 40 mila euro sono stati indicati come ritenute Irpef su stipendi pagati a personale di bordo di navi per traffici commerciali internazionali. Cosa avessero a che fare con l’azienda non è mai stato chiarito. Sempre precedenti alla nascita della società sono i 45 mila euro per investimenti realizzati in aree svantaggiate entro il 31 dicembre 2006. Infine, è stata chiesta la compensazione di 56 mila euro per la partecipazione a contratti di area, ai patti territoriali e ai contratti di programma stipulati in territori svantaggiati. Anche per questa somma la Procura ha ottenuto dal Tribunale il sequestro preventivo per equivalente. Bracchi è assistito dall’avvocato Giuseppe Pennisi del Foro di Milano, che ieri, nonostante i tentativi, non è stato possibile contattare per una replica.