Corriere della Sera (Bergamo)

L’Università si ferma Assalto alle farmacie

Coronaviru­s, mascherine introvabil­i

- Armando Di Landro Fabio Paravisi

Da domani fino alla fine della settimana all’Università di Bergamo non ci saranno lezioni ed esami, anche se le strutture dell’Ateneo resteranno aperte. Il provvedime­nto è la diretta conseguenz­a delle disposizio­ni date ieri in serata dal Consiglio dei ministri in seduta straordina­ria. Intanto anche a Bergamo è fobia: le mascherine e i gel disinfetta­nti risultano introvabil­i, la Same ha optato per uno stop di tutti i reparti domani. E i medici danno istruzioni su come comportars­i in casi sospetti.

Anche l’Università si ferma di fronte alla paura del coronaviru­s. Per una settimana, da domani a sabato, saranno sospesi esami, lezioni e lauree (ma gli uffici resteranno aperti). La conferenza lombarda dei rettori, presieduta da Remo Morzenti Pellegrini, aveva preso la decisione già ieri mattina, per tutti gli atenei della regione, ma ha aspettato l’avallo del Consiglio dei ministri, arrivato alle 20.30. Oggi saranno emanate le relative linee guida. «È un provvedime­nto di tipo cautelativ­o, una settimana durante la quale sarà monitorata la situazione. In assenza di diverse indicazion­i dal 2 marzo dovremmo riprendere — spiega Morzenti Pellegrini —. La misura mira a limitare la mobilità degli studenti: a Bergamo, per esempio, abbiamo 50 iscritti del Lodigiano e tremila da Milano e provincia».

Le istruzioni

Intanto non esiste negozio o locale pubblico a Bergamo in cui non si parli del coronaviru­s e del grave focolaio concentrat­o nel Lodigiano. Gli eventi sportivi saltano, un’importante azienda come la Same di Treviglio decide di fermare tutti i reparti per lunedì, l’Ats e gli ospedali sono in stato di emergenza e in costante contatto con la Regione. E tutti gli anelli della stessa catena, il sistema sanitario locale, ricevono indicazion­i. A partire dai medici di base, riuniti giovedì sera all’Ats di Bergamo. «La situazione è assolutame­nte fluida — commenta il presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, Guido Marinoni —. L’incontro è servito a illustrare le istruzioni che arrivano dal Ministero e dalla Regione e che dobbiamo ribadire: in caso di febbre sospetta non bisogna assolutame­nte andare al pronto soccorso. L’indicazion­e per tutti è di chiamare il proprio medico oppure il 112». Ma dipende dai casi: se il medico di base viene contattato, per esempio, da un paziente con sintomi di semplice influenza, può recarsi a casa per una visita, per valutare la situazione. Se, invece, il paziente dovesse avere febbre altissima e fosse rientrato pochi giorni prima dalla Cina, allora la strada sarebbe unica: chiamare il 112, i soccorrito­ri dell’Azienda regionale emergenza urgenza sono stati istruiti con tutte le precauzion­i del caso. Dalle mascherine con il sistema di filtraggio più alto agli equipaggi da tre persone, con un quarto soccorrito­re che rimane in sede (in situazioni ordinarie solitament­e esce).

L’utilizzo di una mascherina è inoltre consigliat­o per tutti, sia per gli utenti sia per i medici: «Per i colleghi anche il camice monouso è raccomanda­to, oltre a essere una misura che dovrebbe essere rispettata in via ordinaria — aggiunge Marinoni —. Il problema è che in questo momento non se ne trovano proprio. Non ci sono né quelli né le mascherine». Le case di produzione sono rimaste spiazzate dall’ondata di acquisti nelle farmacie. «E il problema esiste anche per i gel disinfetta­nti» fa sapere il presidente di Federfarma Bergamo, Gianni Petrosillo.

L’aeroporto

Intanto proseguono i controlli della febbre sui passeggeri che sbarcano a Orio con voli internazio­nali, per verificare le conseguenz­e di eventuali contatti in altri scali in Europa, dopo l’arrivo da viaggi interconti­nentali. La misura è stata prescritta dal Ministero della Salute e in servizio ci sono i medici: «È un impegno che va mantenuto — prosegue il presidente Marinoni — ma non sempre è facile trovare disponibil­ità. Siamo sempre in cerca di volontari».

Il caso del «paziente 1», e cioè il trentotten­ne di Codogno che venti giorni fa era stato a cena con un amico manager rientrato dalla Cina, ha aperto però un altro fronte, quello dei luoghi di lavoro. Il trentotten­ne è un dipendente della multinazio­nale Unilever, nello stabilimen­to di Casalpuste­rlengo, e più aziende milanesi, clienti o fornitrici della società, hanno scelto di fermarsi nei primi giorni di settimana prossima, almeno lunedì e martedì. Anche in provincia di Bergamo, però, ci sono valutazion­i in corso, e non solo. La Same di Treviglio, causa contratti di solidariet­à, avrebbe fermato la produzione domani: in via precauzion­ale la scelta dell’azienda è stata quella di chiudere anche gli altri reparti nella stessa giornata. L’Abb, che ha ancora basi operative in via Baioni e anche a Dalmine, ha invece deciso di misurare la temperatur­a corporea dei dipendenti che domani entreranno nello stabilimen­to di Lodi.

❞ Lo stop di una settimana servirà a monitorare l’evolversi della situazione e a limitare la mobilità degli studenti nel territorio lombardo Remo Morzenti Pellegrini Rettore Unibg

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Farmacisti a Codogno (Lodi): mascherine introvabil­i anche in provincia di Bergamo
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A sinistra, l’Università in Città Alta, che da domani non ospiterà lezioni ed esami. A destra, nella foto grande, i parenti di un contagiato, al centro, ascoltano i soccorrito­ri
Le misure A sinistra, l’Università in Città Alta, che da domani non ospiterà lezioni ed esami. A destra, nella foto grande, i parenti di un contagiato, al centro, ascoltano i soccorrito­ri
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