L’Università si ferma Assalto alle farmacie
Coronavirus, mascherine introvabili
Da domani fino alla fine della settimana all’Università di Bergamo non ci saranno lezioni ed esami, anche se le strutture dell’Ateneo resteranno aperte. Il provvedimento è la diretta conseguenza delle disposizioni date ieri in serata dal Consiglio dei ministri in seduta straordinaria. Intanto anche a Bergamo è fobia: le mascherine e i gel disinfettanti risultano introvabili, la Same ha optato per uno stop di tutti i reparti domani. E i medici danno istruzioni su come comportarsi in casi sospetti.
Anche l’Università si ferma di fronte alla paura del coronavirus. Per una settimana, da domani a sabato, saranno sospesi esami, lezioni e lauree (ma gli uffici resteranno aperti). La conferenza lombarda dei rettori, presieduta da Remo Morzenti Pellegrini, aveva preso la decisione già ieri mattina, per tutti gli atenei della regione, ma ha aspettato l’avallo del Consiglio dei ministri, arrivato alle 20.30. Oggi saranno emanate le relative linee guida. «È un provvedimento di tipo cautelativo, una settimana durante la quale sarà monitorata la situazione. In assenza di diverse indicazioni dal 2 marzo dovremmo riprendere — spiega Morzenti Pellegrini —. La misura mira a limitare la mobilità degli studenti: a Bergamo, per esempio, abbiamo 50 iscritti del Lodigiano e tremila da Milano e provincia».
Le istruzioni
Intanto non esiste negozio o locale pubblico a Bergamo in cui non si parli del coronavirus e del grave focolaio concentrato nel Lodigiano. Gli eventi sportivi saltano, un’importante azienda come la Same di Treviglio decide di fermare tutti i reparti per lunedì, l’Ats e gli ospedali sono in stato di emergenza e in costante contatto con la Regione. E tutti gli anelli della stessa catena, il sistema sanitario locale, ricevono indicazioni. A partire dai medici di base, riuniti giovedì sera all’Ats di Bergamo. «La situazione è assolutamente fluida — commenta il presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, Guido Marinoni —. L’incontro è servito a illustrare le istruzioni che arrivano dal Ministero e dalla Regione e che dobbiamo ribadire: in caso di febbre sospetta non bisogna assolutamente andare al pronto soccorso. L’indicazione per tutti è di chiamare il proprio medico oppure il 112». Ma dipende dai casi: se il medico di base viene contattato, per esempio, da un paziente con sintomi di semplice influenza, può recarsi a casa per una visita, per valutare la situazione. Se, invece, il paziente dovesse avere febbre altissima e fosse rientrato pochi giorni prima dalla Cina, allora la strada sarebbe unica: chiamare il 112, i soccorritori dell’Azienda regionale emergenza urgenza sono stati istruiti con tutte le precauzioni del caso. Dalle mascherine con il sistema di filtraggio più alto agli equipaggi da tre persone, con un quarto soccorritore che rimane in sede (in situazioni ordinarie solitamente esce).
L’utilizzo di una mascherina è inoltre consigliato per tutti, sia per gli utenti sia per i medici: «Per i colleghi anche il camice monouso è raccomandato, oltre a essere una misura che dovrebbe essere rispettata in via ordinaria — aggiunge Marinoni —. Il problema è che in questo momento non se ne trovano proprio. Non ci sono né quelli né le mascherine». Le case di produzione sono rimaste spiazzate dall’ondata di acquisti nelle farmacie. «E il problema esiste anche per i gel disinfettanti» fa sapere il presidente di Federfarma Bergamo, Gianni Petrosillo.
L’aeroporto
Intanto proseguono i controlli della febbre sui passeggeri che sbarcano a Orio con voli internazionali, per verificare le conseguenze di eventuali contatti in altri scali in Europa, dopo l’arrivo da viaggi intercontinentali. La misura è stata prescritta dal Ministero della Salute e in servizio ci sono i medici: «È un impegno che va mantenuto — prosegue il presidente Marinoni — ma non sempre è facile trovare disponibilità. Siamo sempre in cerca di volontari».
Il caso del «paziente 1», e cioè il trentottenne di Codogno che venti giorni fa era stato a cena con un amico manager rientrato dalla Cina, ha aperto però un altro fronte, quello dei luoghi di lavoro. Il trentottenne è un dipendente della multinazionale Unilever, nello stabilimento di Casalpusterlengo, e più aziende milanesi, clienti o fornitrici della società, hanno scelto di fermarsi nei primi giorni di settimana prossima, almeno lunedì e martedì. Anche in provincia di Bergamo, però, ci sono valutazioni in corso, e non solo. La Same di Treviglio, causa contratti di solidarietà, avrebbe fermato la produzione domani: in via precauzionale la scelta dell’azienda è stata quella di chiudere anche gli altri reparti nella stessa giornata. L’Abb, che ha ancora basi operative in via Baioni e anche a Dalmine, ha invece deciso di misurare la temperatura corporea dei dipendenti che domani entreranno nello stabilimento di Lodi.
❞ Lo stop di una settimana servirà a monitorare l’evolversi della situazione e a limitare la mobilità degli studenti nel territorio lombardo Remo Morzenti Pellegrini Rettore Unibg