Un volo di trenta metri Morta giovane infermiera
Vettura impennata a un cordolo, il palo di una staccionata ha trafitto l’abitacolo
Per lei era un bellissimo periodo: faceva il lavoro che le piaceva e aveva vinto un concorso in un grande ospedale di Milano. Ma quando. tornata a Valbrembo, ha deciso di trascorrere dopo molto tempo una serata con gli amici, Paola Tiraboschi, 28 anni, è andata incontro alla tragedia. Ieri alle 4 era su un’auto che, arrivata nella zona della Fiera di Bergamo, ha urtato il cordolo di una rotonda e si è impennata, facendo un volo di 30 metri e schiantandosi contro una palizzata. Uno dei paletti ha sfondato l’abitacolo causando la morte della ragazza.
L’auto è arrivata al cordolo e si è impennata, ha fatto un salto di una trentina di metri schiantandosi poi sulla pista ciclabile e piombando sulla palizzata di legno, con un paletto che ha sfondato l’abitacolo della vettura. Una morte terribile, quella toccata alla ragazza di 28 anni deceduta sul colpo nell’incidente avvenuto poco dopo le 4 di ieri mattina in via Lunga a Bergamo.
Paola Tiraboschi era di Valbrembo, dove fino a due mesi fa aveva vissuto nella casa di via Sombreno insieme al padre Tarcisio, alla madre Katiuscia Scudeletti, e ai fratelli Marco di 26 anni e Matteo di 16. Diplomata allo Scientifico delle Orsoline di Bergamo con indirizzo biologico e poi laureata in Infermieristica all’Università di Milano Bicocca, aveva lavorato per anni all’Istituto don Orione di Bergamo. Nel frattempo aveva partecipato a diversi concorsi fino a vincerne uno bandito dall’ospedale Fatebenefratelli di Milano, che riguardava un posto in Ginecologia al Macedonio Melloni. Dall’inizio dell’anno si era trasferita in un appartamento milanese messole a disposizione dall’ospedale, ma nei fine settimana tornava a visitare i familiari e il fidanzato.
«Venerdì sera mi ha detto: è tanto che non vedo gli amici, e intorno alle 22 è uscita», racconta la madre. «Non ho più saputo niente fino alle 8.30 della mattina dopo — aggiunge il padre — quando sono tornato a casa dopo avere accompagnato a scuola mio figlio minore e mi sono trovato una pattuglia della polizia stradale davanti a casa».
Paola Tiraboschi aveva trascorso la serata con tre amici, che vivono nei paesi attorno al suo e dopo qualche ora il gruppetto stava tornando verso casa su una Skoda Yeti.
Erano da poco passate le 4 quando la vettura con la ragazza seduta sul sedile anteriore del passeggero è arrivata in via Lunga, da Seriate verso Bergamo. Poco prima di arrivare all’altezza della Fiera si trova una piccola rotonda. Secondo la ricostruzione effettuata dalla polizia stradale di Bergamo, l’auto ha sbandato finendo contro l’aiuola di cemento al centro del rondò. Il cordolo ha fatto da rampa e la vettura si è impennata, effettuando un volo di una trentina di metri, è passata sopra il guard rail limitando a scheggiarlo, poi è caduta sulla grossa pista ciclabile lasciando una lunga incisione sull’asfalto fino ad arrivare addosso alla staccionata di legno del parcheggio della Fiera. La palizzata è stata sfondata e uno dei paletti è piombato all’interno causando la morte di
Paola Tiraboschi. La Skoda ha poi terminato la sua corsa atterrando nel parcheggio.
Inutili i soccorsi per Paola Tiraboschi. Non sono in gravi condizioni i suoi amici. Il conducente, D.C., 25 anni, di Villa d’Almè, è ricoverato al Papa Giovanni ed è indagato per omicidio stradale. Non è stato possibile effettuare sul posto l’alcoltest ma sono stati eseguiti dei prelievi per analizzare la presenza di alcol e droga nel sangue. La Polstrada ha prelevato le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e la velocità dell’auto. Fuori pericolo anche i due seduti sul sedile posteriore dell’auto: un ragazzo di 23 anni di Villa d’Almè ricoverato a Bergamo e una ragazza di 25 di Almenno San Salvatore, in ospedale a Seriate.
«Volevano tutti bene alla mia Paola e lei era brava nel suo lavoro — racconta la madre Katiuscia —. Io lavoro in un centro medico a Gorle e aveva preso da me la passione per questo lavoro. Non era riuscita a entrare a Medicina, allora si era iscritta a Infermieristica. Il lavoro le piaceva molto perché voleva sentirsi utile e aiutare le persone. Ci andava anche con la febbre, non ha mai saltato un giorno. E nel tempo libero lavorava come cameriera in un ristorante perché voleva mettere da parte un po’ di soldi».
La camera ardente è stata allestita nella casa di famiglia di via Sombreno, al confine con Bergamo. Il funerale sarà celebrato mercoledì.