Corriere della Sera (Bergamo)

Il Teorema del professor Ferradini

Il cantautore reso celebre dal successo anni ’80 racconta la sua vita in cattedra

- Di Rosella Redaelli

Nel 1981 pubblicò una canzone che divenne una hit: «Teorema». I versi di quel brano («Prendi una donna trattala male/Lascia che ti aspetti per ore...») sono entrati a far parte della storia del pop italiano. Un successo mai più bissato da Marco Ferradini, classe 1949, che da anni alterna serate nei locali al lavoro di insegnante di musica all’Istituto Tecnico Commercial­e «Martin Luther King» di Muggiò.

MUGGIÒ (MONZA) Nel 1981 pubblicò una canzone che divenne una hit: «Teorema». I versi di quel brano («Prendi una donna trattala male/Lascia che ti aspetti per ore...) sono entrati a far parte della storia del pop italiano. Un successo mai più bissato da Marco Ferradini, classe 1949, che da anni alterna serate nei locali al lavoro di insegnante di musica all’Istituto Tecnico Commercial­e «Martin Luther King» di Muggiò.

Ferradini la sua seconda vita dopo «Teorema» è in cattedra?

«Mi piace lavorare con i ragazzi, la musica deve essere divertimen­to. Qui imparano i primi accordi alla chitarra, spesso mi portano le canzoni dei loro beniamini e le cantiamo insieme».

Quali sono i suoi ricordi da studente?

«Pessimi. Ho fatto le elementari a Casasco d’Intelvi, ricordo un maestro violento. La mia foto in prima elementare ritrae un bambino sereno e felice, in seconda avevo già un’espression­e triste. Le cose non sono migliorate quando sono arrivato a Milano, per fortuna la musica mi ha salvato. Con la musica ho trovato me stesso. Scrivere canzoni è sempre stato il mio modo di comunicare».

«Teorema» è diventato un classico della canzone italiana: la sua fortuna o la sua maledizion­e?

«A volte mi sento come un attore imprigiona­to in un suo personaggi­o. Quando arriva un successo così grande è inevitabil­e che tutti si aspettino molto da te. Io sono un tipo concreto e dico sempre che ringrazio quel successo perché mi ha permesso di fare per tutta la vita ciò che amo: vivere di musica».

Per il testo di «Teorema» l’hanno accusata di aver scritto parole violente contro le donne?

«Non scherziamo. Cosa si dovrebbe dire di certe canzoni trap di oggi? “Teorema” è una canzone d’amore, basta ascoltarla fino alla fine, è un uomo ferito che parla e alla fine vince sempre la donna. Lo hanno capito subito le femministe degli anni Ottanta. Contro la violenza sulle donne ho appena scritto “La 500 e l’astronave”».

I suoi allievi conoscono «Teorema»?

«Alcuni sì grazie ai genitori che sono anche quelli che mi chiedono ad ogni saggio di cantarla, altri la scoprono conoscendo­mi. Oggi non si scrivono più belle canzoni d’amore, forse è per questo che non si fanno più figli».

Ha partecipat­o a due volte a Sanremo: ha seguito il Festival

di quest’anno?

«Stimo Morgan, ma la lite con Bugo mi è parsa artefatta. Detto ciò, Sanremo resta l’unico luogo dove proporre qualcosa di nuovo e assicurars­i visibilità».

Le piacciono i talent? «Sono un altro volto del potere delle case discografi­che, un format nato con l’idea di costruire artisti. Una volta si arrivava in television­e dopo anni di gavetta a suonare nei locali, adesso si parte dalla tv anche perché non ci sono più i locali dove esibirsi che invece andrebbero valorizzat­i ed incentivat­i».

Cosa piace ai giovani del rap e della trap?

«È più facile scrivere una canzone rap che pensare ad una melodia per un testo che abbia un contenuto. È lo stesso motivo per il quale molti preferisco­no cantare in inglese,

perché il testo passa in secondo piano».

Nel suo ultimo album «L’uva e il vino» c’è molta Lombardia. Che rapporto ha con la sua terra?

«Ho dedicato una canzone, “Via Padova”, ai miei anni milanesi. Vivevo in quella strada, erano gli anni Ottanta, Milano non era bella come oggi, ma io ricordo un quartiere vivace dove ci si conosceva tutti, camminavi in centro e ti sentivi felice. In “Lombardia” racconto i cieli, la bellezza delle donne che non è mai appariscen­te. “Sono nato al Nord, scrivo in “Solamente uniti siamo”, e il Nord è la mia fonte”. Per rigenerarm­i e raccoglier­e le idee torno al mio paese in Val D’Intelvi o mi rifugio in Brianza dove vivo».

Anche sua figlia canta. Che emozione prova a vederla sul palco?

«La musica è il linguaggio più bello e sono contento di aver dato a Marta qualcosa che nessuno poteva darle: la passione per la musica».

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Il cantautore Marco Ferradini nella sua classe
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Marco Ferradini con gli studenti del suo laboratori­o musicale al «Martin Luther King» di Muggiò
(foto Radaelli) In classe Marco Ferradini con gli studenti del suo laboratori­o musicale al «Martin Luther King» di Muggiò

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