Corriere della Sera (Bergamo)

Il Tar dice no alla moschea

Verdellino, il Tar dà ragione al Comune. Il sindaco: si rispettino le regole

- Di Pietro Tosca

Nell’ex negozio di piazza Affari, a Zingonia, mancano le condizioni e non può essere usato come luogo di culto. Così il Tar di Brescia dà ragione al Comune di Verdellino, che era stato chiamato in causa dall’associazio­ne islamica Faizan e Milad. Un ribaltamen­to rispetto a meno di un anno fa, che pone un punto fermo in una storia iniziata nel 2018.

Il Tar di Brescia boccia la piccola moschea aperta in un ex negozio di piazza Affari a Zingonia dando ragione al Comune di Verdellino chiamato in causa dall’associazio­ne islamica Faizan e Milad. Respinto il ricorso del gruppo di musulmani, per lo più di origini pakistane.

Un ribaltamen­to rispetto a quanto successo meno di un anno fa che pone un punto fermo in una storia iniziata nella primavera del 2018 quando l’associazio­ne — che nello statuto si definisce di «promozione sociale» — acquista l’ex negozio e chiede poi al municipio di cambiare la destinazio­ne d’uso per poterlo utilizzare come propria sede. Il sospetto del Comune, però, è che l’ex negozio diventi un luogo di preghiera. Un sospetto confermato poi dagli stessi membri di Faizan e Milad

che, in un incontro, chiariscon­o il bisogno di distaccars­i dalla moschea di Ciserano dove la preghiera è recitata in arabo, una lingua che loro non capiscono, perché sono tutti d’origine pachistana e parlano urdu. Da qui la scelta di creare uno spazio indipenden­te. Uno spazio che per gli uffici comunali non ha le caratteris­tiche adatte. Per questo con un’ordinanza vengono negate le autorizzaz­ioni tanto più che nello statuto di Faizan e Milad si dice a chiare lettere che, insieme agli scopi culturali, ci sono quelli religiosi. Gli islamici a questo punto ricorrono al tribunale amministra­tivo per ottenere la sospension­e cautelare dell’atto, viziato a loro dire da un abuso di potere perché la decisione del Comune è «apodittica e indimostra­ta». Una tesi che è ritenuta fondata come spiega il pronunciam­ento dell’aprile 2019 perché è mancata «la concreta verifica in ordine alla attività effettivam­ente svolta dall’associazio­ne nella propria sede».

L’amministra­zione del sindaco leghista Silvano Zanoli però non si perde d’animo e predispone dei controlli mirati. Così la nuova ordinanza, emanata a novembre, si fonda su quattro ispezioni della polizia locale: il 18 maggio 2019, il 1° giugno 2019, il 20 settembre 2019 e il 12 ottobre 2019. In ciascuna ispezione vengono trovate all’interno dell’edificio tra le 20 e le 40 persone raccolte in preghiera. Gli stessi fedeli, interpella­ti dagli agenti, spiegano che si sono ritrovati a pregare.

A inizio anno però Muhammad Waheed, il presidente di Faizan e Milad presenta un ricorso al Tar anche contro la nuova ordinanza. Gli islamici sostengono che l’uso per la preghiera è occasional­e e legato a eventi culturali. Chiedono anche l’istanza cautelare che viene discussa il 12 febbraio, ma il pronunciam­ento del Tar dà loro torto su tutta la linea: nell’ex negozio mancano le condizioni per un luogo di culto.

«Da parte nostra — commenta il sindaco Zanoli — c’è sempre stata disponibil­ità a permettere, nei locali, attività culturali e linguistic­he. Anche in un recente incontro mi ero raccomanda­to di non far diventare quello spazio un luogo di culto perché non è adatto. Invece non mi hanno ascoltato e adesso c’è un pronunciam­ento del Tar che potrebbe permetterc­i — seguendo una procedura estrema alla quale non vorremmo dover arrivare — di entrare in possesso dell’ex negozio, a causa del cambio d’uso non autorizzat­o. Non è il nostro obiettivo, ma ora si rispettino le regole».

L’associazio­ne Faizan e Milad è il gruppo che ha comprato l’ex negozio e ha fatto ricorso al Tar

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Zingonia Musulmani in preghiera

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