Il paese (per ora) in zona gialla
Con otto contagiati, Nembro è il «focolaio» più grande dopo Codogno. Per ora resta zona gialla, ma la situazione potrebbe evolvere.
Zona gialla Il sindaco rassicura i suoi cittadini: non è scattata la zona rossa, ma si valutano i dati
❞ Ho dovuto avvertire i pazienti, sono venuto in contatto con un caso positivo Nicola Valerio medico di base
Otto persone positive al coronavirus e un numero imprecisato di tamponi da analizzare. Nembro non è Codogno, ma già a mezzogiorno il sindaco Claudio Cancelli si mette davanti allo smartphone e registra un videomessaggio per i suoi quasi 12 mila abitanti. Chiaro l’intento: tentare di arginare il fiume di commenti e polemiche, di appelli strazianti e informazioni incontrollate che dalla strada rimbalza sui social-network di fronte al primato conquistato dal paese della Val Seriana. Ha la metà dei casi in provincia.
«Ho voluto assicurare ai cittadini che siamo in contatto costante con l’Ats e che per il momento rimaniamo zona gialla», spiega Cancelli, preside in pensione, al timone da otto anni con una lista civica di centrosinistra. Cambiamenti in corsa sono possibili: «Se ci saranno, li comunicheremo attraverso tutti i nostri canali. Ora bisogna mantenere la calma e cercare di rispettare le indicazioni della Regione». Lui ne ha aggiunte un paio: la sospensione del mercato del giovedì e l’accesso regolato agli uffici comunali (solo su appuntamento, per telefono oppure citofonando dall’ingresso secondario, verso il parcheggio). Le bancarelle sono state tra gli argomenti al centro dell’incontro avuto nel pomeriggio con gli altri sindaci della Bassa Val Seriana: Alzano Lombardo, Villa di Serio, Ranica, Torre de’ Roveri, Pradalunga, Albino e Gazzaniga. «Ci siamo confrontati su quale è la situazione nei rispettivi paesi — spiega Cancelli —, anche per cercare di coordinarci rispetto alle misure disposte. Sui mercati e sui centri diurni è un po’ complicato». Ad Alzano, oggi gli ambulanti saranno in piazza regolarmente, mentre, come Nembro, Albino si prepara a firmare un’ordinanza di sospensione. «Noi — prosegue Cancelli — lo facciamo nell’ottica di dire: vediamo come le cose si evolvono e auguriamoci che la prossima settimana ci siano le condizioni per annullare l’ordinanza». Il collega di Alzano Camillo Bertocchi (Lega) ha deciso anche sulla base delle dimensioni contenute del suo mercato: «Non è di così grande richiamo come quelli di Albino e Gazzaniga», dice. E sull’emergenza: «Sappiamo bene che i casi aumenteranno, come sappiamo che dobbiamo rimanere lucidi e dare la giusta dimensione al problema. Il panico rischia solo di peggiorare le cose». Da oggi Ats dovrebbe informare gli amministratori in maniera più puntuale su casi di contagio: «È un presupposto importante — riprende Cancelli —. Noi sindaci ci mettiamo a disposizione per contribuire alla sicurezza e alla gestione del territorio, ma abbiamo l’esigenza di avere una conoscenza adeguata». Nomi e indirizzi, ad esempio. «Conosco il nome di alcuni concittadini risultati positivi, ma non attraverso i canali ufficiali. Situazioni particolari — conclude Cancelli — non mi risultano. Non dovrebbero esserci luoghi pubblici o attività commerciali coinvolti».
Risponde al cellulare per le emergenze, anche se adesso rischia lui di diventare il paziente, Nicola Valerio, il medico di base con studio in piazza
Umberto I dall’altro giorno in quarantena: «Io sto bene — dichiara —. Il 17 febbraio ho visitato un paziente che è poi risultato positivo. C’era il sospetto che avesse una patologia polmonare più seria della solita influenza e gli ho consigliato di andare in ospedale. Non so a quale si sia rivolto». Con Valerio sono sotto osservazione gli altri due medici dello stesso studio: «Ho informato i pazienti e trovato già un collega che mi sostituisce», precisa. Nel vicino bar Centrale confermano il calo della clientela: «Altroché». In via Stazione, al Rondò Caffè, dopo la pausa pranzo sono già pronti a levare le tende: «Non gira nessuno, ho diminuito anche le brioche — dice la titolare —. Avrò fatto cinque cappuccini, una decina di caffè e due panini. La stiamo vivendo male». In via Ronchetti, il Due Mondi non apre proprio. Wu Xinfei, cinese, sta a Bergamo da 15 anni e sul coronavirus è categorico: «Ho chiuso da due giorni perché il virus non è scritto sulla faccia della gente. Noi cinesi oggi siamo più attenti di tutti. Nei supermercati nessuno ha la mascherina, non va bene».
La farmacia di Stefano Barbiera, in via Tasso, risponde a 50 telefonate al giorno. Sono cacciatori di mascherine e disinfettanti: «Tutto esaurito, non si trova più niente», conferma il farmacista. Don Antonio Guarnieri, il parroco, esce quasi solo per la messa a porte chiuse del mattino: «È una situazione talmente surreale — commenta —. In chiesa sono disponibili i fogli della Diocesi per il mercoledì delle ceneri». Non ci saranno capi cosparsi, quest’anno. Solo penitenza.