Che sgambetto all’Atalanta da favola
Caro direttore, la premessa necessaria è che io sono tifoso dell’Atalanta. Il che non mi impedisce di prendermela non con il presidente della Lazio Claudio Lotito, ma con il consigliere federale nonché membro del comitato di presidenza della Federazione italiana gioco calcio Claudio Lotito.
Al quale, evidentemente, nulla importa del prestigio, dello sviluppo e degli interessi del calcio italiano ma solo del suo «particulare». Il Claudio Lotito (foto) presidente della Lazio ha negato all’Atalanta la possibilità di anticipare a venerdì 6 marzo la partita in programma tra le due squadre il giorno successivo sabato 7. I nerazzurri avevano chiesto il cambio di data per avere 24 ore di riposo in più in vista del decisivo incontro di ritorno degli ottavi di Champions contro il Valencia. Che oltretutto si giocherà il 10 marzo, martedì. Analoga opportunità è stata concessa alla Juventus e al Napoli. E anche negli anni scorsi era prassi consolidata. La motivazione addotta dal Lotito è alquanto pretestuosa. Le due società il 17 gennaio avevano accettato il sabato. Vero. Però il 17 gennaio erano ancora entrambe in corsa per la Coppa Italia e se avessero continuato il loro percorso sarebbe stata sì pazzia giocare, come da calendario delle semifinali, il 4 la Coppa e il 6 marzo in campionato. Ma sono uscite entrambe. La Lazio non ha obblighi se non quelli della serie A. L’Atalanta ha anche la Champions e il minimo del fair play avrebbe voluto che tra club italiani ci si agevo-lasse (come succede in Spagna, il Valencia giocherà di venerdi). La Lega si comporta come Ponzio Pilato e va a disdoro dell’ente che dovrebbe tutelare i suoi club tanto più se alfieri del made in
Italy nel Continente e con un vertice che fatica
(eufemismo) a contrastare i diktat di un personaggio potente del nostro football. La
Federcalcio non esercita una moral suasion che sarebbe più che mai opportuna per quello che appare come un dispetto gratuito: ma come si fa con un uomo tanto alto nelle sue gerarchie? Il dispetto lotitiano può essere la conseguenza dei veleni della finale di Coppa Italia dell’anno scorso. La Lazio vinse, si giocava all’Olimpico. Gli arbitri Banti in campo e soprattutto Calvarese al Var non si accorsero che il difensore biancazzurro Bastos aveva giocato a pallavolo in area deviando con la mano alta un tiro sul palo. Si era sullo 0-0 sarebbe stato il rigore più solare che si possa immaginare e espulsione del giocatore perché già ammonito. Gasperini se ne dolse, e chi non lo avrebbe fatto? Lotito al danno aggiunse la beffa: lo schernì. Ora aggiunge questa dose di veleno di cui il calcio italiano, sempre immerso nei suoi egoismi (ed egotismi) di campanile, non ha davvero bisogno. E il Lotito dai molti cappelli toglie quelli istituzionali per indossare il copricapo di presidente degli aquilotti per trarne un beneficio: magari la Dea fa riposare qualche titolare, in vista del suo cruciale match di Coppa. Molto educativo, molto sportivo. La favola Atalanta sta appassionando l’Europa ma da noi pare proprio che qualcuno molto alto nel sistema pallone parteggi per il Valencia.