QUELLO CHE VOLETE SENTIRVI DIRE
Torniamo alla normalità. Subito. Dopo cinque giorni di emergenza coronavirus, la priorità della politica e dei cittadini lombardi sembra diventata questa. Domenica, mentre i supermercati vengono svuotati, il primo paziente bergamasco risulta positivo al test. In nessun giornale, online o cartaceo, sta scritto che finiranno le scorte alimentari, eppure si scatenano scene assurde. Tre giorni dopo, è realistico che alcuni degli interpreti dell’assalto ai forni abbiano preso a lamentarsi delle misure troppo drastiche e delle ricadute economiche.
È una cosa molto italiana, cambiare idea quando non conviene più. La convinzione che di coronavirus non si muore se non si è vecchi o malati, ma che chiudere tutto per rallentare il contagio abbia costi troppo alti, sembra prevalere nella testa della gente. E la politica si adegua. Si è deciso di non fare più i tamponi a chi è stato a contatto con i malati ma non presenta ancora sintomi. È ovvio che in questo modo in pochi giorni si potrà annunciare che il contagio rallenta. Ma anche così, i numeri sono incontrovertibili. È una malattia con bassa mortalità, la Covid-19, ma capace di mandare in tilt un sistema sanitario militarizzato come quello cinese. A Cremona la rianimazione è già in grossa difficoltà. I contagiati bergamaschi sono saliti da 13 a 72 in tre giorni. I numeri non dicono che moriremo tutti, è vero, ma che il contagio è rapido e bisognerebbe fare tutto il possibile per rallentarlo. Per proteggere le persone più fragili e per contenere i costi sanitari, che poi ricadono su tutto il sistema. La politica non è lì per rassicurare (obiettivo tra l’altro tramontato con le immagini di Attilio Fontana che si mette a fatica una mascherina), è lì per gestire le cose. E, per quello che abbiamo capito della malattia, non significa tappare tutti in casa, ma ridurre le occasioni di incontro, questo sì. Da anni però, di fronte a questioni di ogni genere, dall’economia alla sicurezza, i nostri rappresentanti nelle istituzioni hanno scelto di inseguire l’umore del momento, sperando che questo generi immediato consenso. Panico da coronavirus, con 16 casi in tutta Italia? Zona rossa nel Lodigiano. Insofferenza alle misure restrittive? Niente zona rossa in Val Seriana, nonostante 19 casi solo a Nembro. Non è logico, né rassicurante. Ma almeno si può tornare a fare l’aperitivo.