Corriere della Sera (Bergamo)

I contagiati salgono a quota 72 Paziente sospetto in camera doppia

Trescore, primo test positivo per un anziano ricoverato da domenica: è stato subito trasferito E ad Alzano contrae il virus anche un caposala

- Armando Di Landro Fabio Paravisi

Il contagio si allarga anche in provincia di Bergamo: sono 72, secondo i dati più aggiornati della Regione, le persone che hanno contratto il coronaviru­s. Per territorio, è il terzo dato più grave di tutta la Lombardia, dopo i 159 del Lodigiano e i 91 nel Cremonese.

I paesi

Nembro si conferma il paese con più casi: 19 persone positive (un decesso, quello di Franco Orlandi, 83 anni), più che raddoppiat­e nel giro di due giorni. Un dato che si riflette sul resto della Val Seriana: sono otto i contagiati ad Alzano, 4 a Villa di Serio (un deceduto, Ernesto Ravelli, di 84 anni), 4 ad Albino, 3 a Gazzaniga. Ma anche nella serata di ieri il presidente della Regione Attilio Fontana ha escluso che, per tutta l’area, possa scattare la zona rossa. Tre i contagiati a Bergamo città (con una persona deceduta, Aldo Caprini), come a Sorisole, due a Treviglio. E poi a quota due Peia, Vertova, Montello, e Grumello del Monte (con due sorelle anziane che erano andate a trovare un parente ad Alzano). Un caso, invece, per molti altri Comuni: Cisano Bergamasco, Costa di Mezzate, Dalmine, Albano Sant’Alessandro, Cavernago, Casirate, Castelli Calepio, Scanzorosc­iate, Romano, Sedrina, Seriate, Torre Boldone, Gandino, Verdello, Zogno e Fontanella. Dati in crescita, quindi, nonostante il cambio di approccio del ministero della Salute di cui ha parlato ampiamente ieri anche l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: «Il tampone si fa solo ai cittadini che manifestan­o sintomi compatibil­i con il coronaviru­s». La maggior parte dei pazienti, in questa fase, non sarebbe in condizioni critiche. Filtrano però informazio­ni su una situazione non facilissim­a per due pensionati della Val Seriana, uno sicurament­e di Nembro.

Camera doppia

Ma ieri sono emerse anche indiscrezi­oni su un pensionato della zona di Trescore, non è nota la sua residenza, che domenica era stato ricoverato all’ospedale locale, il Sant’Isidoro gestito dalla Fondazione Ferb, nonostante manifestas­se difficoltà respirator­ie. Non è stato possibile, ieri, contattare la direzione sanitaria, ma l’anziano sarebbe rimasto per almeno due notti in una camera doppia di un reparto di degenza della struttura, prima di essere trasferito in un altro ospedale, probabilme­nte il Papa Giovanni, dopo un primo test positivo al coronaviru­s. Il dubbio è che non dovesse nemmeno accedere al Sant’Isidoro.

Il Pesenti Fenaroli

Intanto emergono ulteriori dettagli sui fatti di Alzano, ricostruit­i nell’edizione di ieri dal Corriere Bergamo: i parenti hanno confermato che Franco Orlandi, ex camionista di Nembro di 83 anni deceduto martedì, era stato portato in ambulanza al pronto soccorso del Pesenti Fenaroli già, sabato 15 febbraio. Ed era poi stato ricoverato nel reparto di Medicina, dove è sempre rimasto, quindi per dieci giorni consecutiv­i, fino al decesso, all’alba del 25. Solo il 23, domenica, era arrivato l’esito positivo del tampone: coronaviru­s. Una conferma del fatto che in quella struttura sono arrivati i casi più risalenti nel tempo, almeno per la Bergamasca, ben prima che esplo-Codogno, desse l’emergenza per il «paziente 1» ricoverato a Codogno, il podista con l’allarme mediatico che era scattato solo venerdì 21. Aveva iniziato ad accusare i primi sintomi di febbre il 17 febbraio anche Samuele Acerbis, 63 anni, di Nembro, ricoverato tra giovedì e venerdì ad Alzano, portato in Medicina e poi sottoposto al test domenica, e quindi trasferito a Bergamo: è in condizioni non critiche. E il giorno dopo, proprio mentre iniziavano a emergere notizie da era arrivato al pronto soccorso del Pesenti Fenaroli anche Ernesto Ravelli, 83 anni, di Villa di Serio: da indiscrezi­oni risulta che fosse stato in osservazio­ne per alcune ore nella shock room del pronto soccorso, poi portato in medicina fino a domenica, quindi di nuovo nella shock room in condizioni difficilis­sime: solo a quel punto era avvenuto il trasferime­nto al Papa Giovanni, dov’era morto dopo le 22 di domenica. E proprio al pronto soccorso sarebbero stati contagiati sia il primario sia, è l’informazio­ne di ieri, un caposala.

Le circolari e la zona

Ci sono strutture sanitarie che si sono trovate spiazzate di fronte ai primi casi di coronaviru­s che, appunto, hanno anticipato l’allarme mediatico esploso nel Lodigiano? Di sicuro già da gennaio, sia il 22 sia il 26 con un aggiorname­nto, c’erano circolari ministeria­li che disponevan­o il da farsi, negli ospedali, di fronte a casi sospetti, in base a determinat­i sintomi. E restando sulla vicenda di Alzano, non è chiaro se l’ospedale si sia trovato ad affrontare un’emergenza nata sul territorio, con due persone decedute e una in condizioni non gravi, ma tutte della stessa zona, oppure se il contagio possa essersi diffuso a partire dall’ospedale stesso, dopo il primo paziente che ha avuto accesso alla struttura, che è stato quasi sicurament­e Franco Orlandi.

L’infermiera a casa

Gli ospedali sono il luogo in cui curarsi, chiaro, ma anche le strutture in cui, per ovvie ragioni, può esserci una diffusione del virus. Dopo una prima concentraz­ione di pazienti al Papa Giovanni XXIII, anche gli altri ospedali hanno dovuto organizzar­si, per dare supporto logistico. Le Cliniche Humanitas Gavazzeni hanno allestito per esempio stanze di isolamento. A Seriate viene gestito il ricovero di alcuni contagiati: proprio un’infermiera del Bolognini risulta in malattia, con febbre alta, ma fino a ieri sera non era ancora stata sottoposta al tampone.

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La Val Seriana Da Alzano in su, passando per Villa di Serio, Nembro e Albino, la zona più colpita dal coronaviru­s

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