Corriere della Sera (Bergamo)

Il ritorno degli aperitivi «Ma poco entusiasmo»

Il titolare del P40: perso il 60% dei clienti E il Bobino plaude al video del sindaco Gori

- Desirée Spreafico

L’ora dell’aperitivo in centro città. È la seconda serata, dopo la revoca del coprifuoco fissato alle 18 per pub e bar voluto dall’ordinanza regionale anti-contagio da Coronaviru­s. Banconi blindati, cartelli che invitano a non sostare in gruppi e, grandi assenti, i buffet. La ripresa è lenta per i locali, ma dopo tre giorni di calma piatta e incassi in picchiata, i gestori si accontenta­no.

Fra domenica e lunedì cento litri di birra erano finiti nei lavandini del pub di via Sant’Orsola. «Non potevo fare altrimenti, la birra fermenta nelle tubature delle spine. Ora sto aprendo i fusti con parsimonia, solo una bionda e una rossa» spiega il proprietar­io Francesco Pappi. Entrando c’è il dispenser del gel igienizzan­te per le mani, la Tv accesa trasmette la partita, un paio di tavoli sono occupati, mentre alla parte sinistra del locale non si accede. «Le sedie sono disposte lungo un unico tavolo, non sapendo se può essere considerat­o come bancone ho chiuso con una corda». Mercoledì, nonostante la sfida in Champions fra Juve e Lione, il pub è rimasto semivuoto: «Solo tre tavoli — continua Pappi —. La prima preoccupaz­ione è per la salute pubblica, l’onda lunga di questa psicosi però potrebbe creare problemi devastanti per i settori legati al turismo».

In piazza Pontida c’è molto più movimento. «È poco, rispetto al solito — commenta Luca Lozza, proprietar­io del P40 —. Nei giorni scorsi ho perso il 60% della clientela». Il malcontent­o è rivolto soprattutt­o alla gestione delle comunicazi­oni: «Lunedì abbiamo tenuto chiuso, martedì alle 16 ci hanno detto che potevamo stare aperti solo facendo servizio ai tavoli, oggi è cambiata ancora, domani non lo so. Non si gestisce così, do lavoro a una decina di persone. Passata questa emergenza ci daranno una mano per la ripresa?» si chiede. Dal vicino Tassino due ragazzi escono senza aver consumato. «Scoccia vedere le persone andarsene - commenta il barista -. Volevano bere qualcosa al banco, ma non si può».

Le disposizio­ni dell’ordinanza regionale, non hanno interessat­o direttamen­te i ristoranti, ma le sale semivuote sono lo specchio della paura del contagio. «Siamo sempre stati aperti, martedì però era il deserto — dice Mirco Teoldi, Ai Giardini —. Mercoledì qualcuno è passato, stasera spero si riprenda. C’è poca gente in giro, esce chi non ha paura del coronaviru­s e quindi si ferma a mangiare. Non è la solita routine, c’è un senso di timore generale».

Anche il Bobino, in piazza della Libertà, non ha mai smesso di lavorare: «Il calo però è stato drastico – dice Stefano Musitelli, uno dei due proprietar­i –. Se fossimo andati avanti come nei giorni scorsi non sarei arrivato al 50% dell’incasso settimanal­e medio. Ieri (mercoledì, ndr) fino a pranzo è stato allarme rosso, poi il video diffuso sui social dal sindaco Giorgio Gori in cui si invitava alla calma e a uscire ha cambiato le cose». Paura archiviata fra i clienti? «L’argomento è ancora sulla bocca di tutti, speriamo passi velocement­e» conclude.

Il divieto Al banco non si può. Il titolare del Tassino: «Spiace vedere i clienti che se ne vanno»

❞ Fra domenica e lunedì ho buttato via cento litri di birra, non potevo fare altrimenti perché fermenta nelle tubature. Ora riapro i fusti con parsimonia Francesco Pappi Pub Sant’Orsola

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Piazza Pontida Dopo tre giorni di stop, torna l’aperitivo ai tavoli dei bar

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