Corriere della Sera (Bergamo)

Due anni al medico che permise alla Caironi di usare il farmaco vietato

- di Michele Gazzetti

A distanza di più di 3 settimane dalla sentenza riguardant­e Martina Caironi, arriva anche la decisione del Tna (Tribunale Nazionale Antidoping) sul dottor Mauro Guicciardi che la 30enne bergamasca aveva consultato prima di curare il moncone della gamba sinistra usando il Trofodermi­n (contenente uno steroide anabolizza­nte) senza ricorrere alla compilazio­ne del Tue (modulo di esenzione a fini terapeutic­i). Il medico federale è stato squalifica­to per due anni per violazione dell’articolo 2.9 del Csa (Codice Sportivo Antidoping) che recita: «Complicità. Fornire assistenza, incoraggia­mento e aiuto, istigare, dissimular­e o assicurare ogni altro tipo di complicità intenziona­le in riferiment­o a una qualsiasi violazione o tentata violazione delle Nsa o violazione dell’articolo 4.12.1 da parte di altra persona».

Martina, che riprenderà l’attività a partire dal 9 marzo, invece era stata fermata solo per 4 mesi (e non 12 come chiesto dalla procura) proprio perché con le sue dichiarazi­oni aveva permesso di accertare una violazione della normativa antidoping da parte di Guicciardi. «La sanzione fa pensare che la condotta del medico nella vicenda è stata ritenuta prepondera­nte — spiega Giovanni Fontana, avvocato della velocista paralimpic­a —. È normale che se l’atleta non avesse ricevuto le indicazion­i del medico non avrebbe mai utilizzato una sostanza vietata. Però purtroppo è successo, nella vita tutti possono commettere errori, speriamo che questa vicenda serva per aumentare il livello di attenzione sull’uso corretto dei farmaci». Sandrino Porru, presidente della Fispes (Federazion­e Italiana Sport Paralimpic­i E Sperimenta­li) chiosa così il caso: «La questione del doping nel paralimpis­mo è delicata e complessa perché spesso impatta con le condizioni precarie di salute, nelle quali soventemen­te i nostri atleti versano, e al loro benessere. Riconoscen­do la difformità di comportame­nto rispetto ai regolament­i, sono certo della non intenziona­lità dell’operato dell’atleta e del medico federale. Penso che tutta la vicenda sia riconducib­ile ad un ambito strettamen­te terapeutic­o. Con il dovuto rispetto, la Federazion­e si rimette alle decisioni del Tna».

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Velocista Martina Caironi sarà ai Giochi paralimpic­i di Tokyo ad agosto

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