Corriere della Sera (Bergamo)

Davide, l’incidente e il telefono a vuoto

Il ragazzo di 17 anni morto nello schianto in moto. «Lo chiamavamo, non rispondeva»

- Di Giuliana Ubbiali

La mamma di Davide Barcella, infermiera, era appena tornata dal lavoro quando ha saputo della morte del figlio di 17 anni, in moto, contro un furgone ad Albano. Giovedì sera i carabinier­i hanno suonato alla porta, a San Paolo d’Argon, dando a lei e al marito la notizia che in casa stava arrivando con un tamtam di telefonate. La zia: «Avevano concesso la moto a Davide purché mettesse tutte le protezioni».

Non ci fosse stata l’emergenza del coronaviru­s, Davide Barcella sarebbe stato agli allenament­i come sempre. Studente del Majorana di Seriate, a 17 anni giocava negli Juniores del San Paolo d’Argon calcio. Invece, alle 18.30, era sulla statale 42 ad Albano in sella alla sua motocross ed è morto contro un furgone che, dalla ricostruzi­one della polizia stradale, ha svoltato. Forse, sarebbe andata comunque così. Ma quello dell’emergenza sanitaria è stato uno sfogo di mamma Brigitte Moratti. Infermiera di sala operatoria alla Neurochiru­rgia del Papa Giovanni, sa bene che cosa stia mobilitand­o. Giovedì alle 20 era appena tornata a casa dopo il turno quando ha saputo del figlio. «Dado» lo chiamava la zia Anna Maria Moratti, che l’ha salutato con un post: «Ciao bello di zia, sei volato via» sopra due foto di lui con il viso d’angelo.

«Se non ci fosse stato il coronaviru­s .... è stata una delle prime frasi di mia sorella — parla la zia —. Davide non mancava mai agli allenament­i. Forse era andato a restituire il casco a un amico, ne aveva due con sé. Ma sapeva che non si doveva allontanar­e». Dove è avvenuto l’incidente, vicino al supermerca­to Eurospin, è a cinque chilometri dalla casa del ragazzo, in vicolo Sedume a San Paolo d’Argon. La moto gli era stata concessa a patto che rispettass­e alcune condizioni. «Mia sorella, figuriamoc­i con il lavoro che fa, era stata chiara. Davide doveva mettersi tutte le protezioni e non caricava nessuno». Proprio per i para mani e i para piedi rossi aggiuntivi la sua moto era riconoscib­ile e questo ha alimentato il tamtam arrivato alla famiglia. «Quando è arrivata a casa, mia sorella ha chiesto al marito Marco dove fosse Davide. Lui le ha risposto che lo aveva chiamato più volte ma che il telefonino squillava a vuoto».

Non lo sapevano, il figlio era a terra, con i soccorrito­ri del 118 attorno. «Una cara amica di mia sorella si è trovata su quella strada e ha pensato di aver riconosciu­to la moto di Davide. L’ha chiamata, ma Brigitte le ha risposto che Davide era fuori. Poi sono arrivate anche le telefonate degli amici di mio nipote che chiedevano

La motocross

«Gli era stata concessa a patto che mettesse le protezioni aggiuntive Era riconoscib­ile»

come stesse». Mentre si allarmavan­o, sperando di non riconoscer­e la moto nelle foto della notizia in Internet, i genitori si sono trovati i carabinier­i alla porta. «Non ci sono parole per questa tragedia. Davide era come la mamma, un tipo taciturno e apparentem­ente chiuso che se poi ti conosce si apre — sempre la zia —. Basta pensare a quanti amici si sono presentati la sera fuori dalla camera mortuaria per capire il bene che gli volevano». «Ciao grande!» gli ha scritto in facebook Adriano Gilardi, l’allenatore del calcio a cinque con cui Davide vinse il campionato tre anni fa. Ora c’è un dolore nel dolore: dirlo al fratello di 11 anni. Il pm disporrà l’autopsia. Forse anche una perizia cinematica.

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Studente Davide Barcella, 17 anni, viveva a San Paolo d’Argon con papà Marco, mamma Brigitte Moratti e il fratello Giorgio. Studiava al Majorana

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