Corriere della Sera (Bergamo)

Città e Orio un sabato vuoto

Nei centri commercial­i aperti solo i supermerca­ti In centro, la promozione Atb non sortisce effetto: bus deserti, 10 persone al massimo sulla risalita

- Di Desirée Spreafico

Oriocenter irriconosc­ibile con i negozi chiusi, tranne l’Iper. E in città, bus, funicolare, parcheggi semivuoti.

Le scale mobili salgono verso il primo piano. Le luci delle vetrine illuminano i manichini e i cartelloni a caratteri cubitali: Saldi. In sottofondo va un ritornello di Katy Perry. Nessun chiacchier­iccio. Tutte le serrande sono abbassate. I corridoi deserti dell’Oriocenter sono uno spasso per i due bambini che giocano a rincorrers­i. «Si avvisa la clientela che il centro commercial­e chiuderà con due ore d’anticipo». E l’atmosfera è surreale. È l’ombra del contagio da Covid-19 che si allunga dai negozi poco distanti dall’aeroporto fino alla funicolare per Città Alta, sull’asse del tipico weekend bergamasco.

Come da disposizio­ni regionali, le casse dell’ipermercat­o sono le uniche attive. «Ne approfitti­amo per fare la spesa con calma», commenta una signora. I pacchetti di pasta abbondano sugli scaffali dell’intera fila dedicata, ci sono anche gli spaghetti, scampati all’assalto di domenica. La notizia del primo paziente colpito dal virus respirator­io aveva fatto scattare la corsa alla spesa. Paradossal­mente, però, i metri quadri del centro dello shopping di Orio sono risultati inversamen­te proporzion­ali all’afflusso di persone. Strapieni i supermerca­ti più piccoli.

Due ragazze indossano le mascherine, si scattano un selfie fra le isole dei prodotti da forno. Anche una coppia si protegge il volto: «Non vogliamo parlare, questa epidemia non è uno scherzo». Per pagare ci si mette un attimo, le cassiere sono sospese fra la stranezza e il sollievo di un sabato pomeriggio così povero di clientela. C’è chi è seduto sulle panchine centrali, chi fra i tavoli dei punti ristoro. «Non pensavamo fosse davvero tutto chiuso — dicono alcuni ragazzi —. Facciamo un giro, ormai siamo qui, poi ce ne andiamo».

L’Atb, il Distretto urbano del commercio e il Comune ci hanno provato a tirare fuori di casa i bergamasch­i: il biglietto orario è valido per viaggiare l’intera giornata su tutti i mezzi. «Non è servito — commenta uno degli addetti della funicolare —. Non c’è nessuno, nei fine settimana di solito le file sono interminab­ili già dalle 10 di mattina». Dalla biglietter­ia confermano: «Una strage».

Pochi, pochissimi turisti. La funicolare sale verso le mura, non ci sono nemmeno dieci passeggeri: una famiglia che abita in città e una di Almè. «Mai vista Bergamo così», dice un noleggiato­re dei servizi con conducente, ha prenotazio­ni disdette fino a sabato prossimo, «e non sono fiducioso per i giorni successivi». Il bus che da Città Alta è diretto verso la stazione è semivuoto. Un’anziana è seduta fra persone che indossano la mascherina: «A me non interessa nulla del coronaviru­s, tutti matti» commenta, tenendo stretti i manici delle borse con la spesa. Un’altra passeggera bisbiglia: «Altro che paura, sono proprio terrorizza­ta. Ma dovevo uscire per delle commission­i». Non c’è una via di mezzo.

I conti li fa il tabaccaio del bar di fronte alla stazione. L’ordine dei pacchetti di sigarette della prossima settimana è per un decimo delle quantità rispetto al solito. Quello delle brioches l’80% in meno. «Lunedì e martedì sono state giornate nere, mercoledì nel parcheggio Metropark c’erano trenta auto su 135 posteggi». Solo due su cinquantad­ue abbonati. In sintesi: «Una settimana da dimenticar­e. Speriamo passi questa psicosi. Dovremmo fare come i ragazzi, loro non sembrano preoccupat­i». Batte uno scontrino, chiude il cassetto della cassa e torna a coprirsi naso e bocca con la mascherina.

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Serrande giù Un Oriocenter irriconosc­ibile; primo sabato con i negozi chiusi, salvo l’ipermercat­o

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