Corriere della Sera (Bergamo)

La psicologa: parlare ai bimbi

Camilla Passera, terapeuta infantile: «In questi giorni non ho visto angoscia nei piccoli. Merito dei genitori»

- Di Donatella Tiraboschi

«È giusto spiegare ai bambini cosa succede e cosa è il “piccolo mostro”». A parlare è la terapeuta infantile Camilla Passera.

I bambini sanno. Ma soprattutt­o devono sapere. È quanto sostiene Camilla Passera, bergamasca, psicologa e psicoterap­euta infantile, alle prese con uno scenario, per sua stessa ammissione «abbastanza strano anche per la nostra profession­e».

Come spiegare la paura del contagio da coronaviru­s ai bimbi?

«Spiegando, appunto. Un bambino, anche in tenera età, è in grado di percepire la preoccupaz­ione degli adulti, ma lasciare senza significat­o questa preoccupaz­ione può creare in lui uno stato di angoscia. E questo va assolutame­nte evitato. Quindi, come per ogni evento della vita, anche di questo pericolo sanitario il bambino deve essere messo al corrente».

Gli adulti come si devono porre?

«Devono, innanzitut­to, svolgere un’attività di filtro sull’infinità di informazio­ni che il bambino può raccoglier­e in questi giorni. Ad esempio, l’ascolto e la visione dei telegiorna­li vanno misurate, le spiegazion­i calibrate a seconda dell’età».

Esiste una rappresent­azione semplice ma efficace?

«Certo, il mondo dei bambini vive di rappresent­azioni immaginifi­che che anche in questo caso, possono rivelarsi molto utili. Penso al cartone animato che qualche anno fa rappresent­ava in modo realistico ma fantasioso il funzioname­nto del corpo umano. Ecco, per spiegare il coronaviru­s si può ricorrere all’immagine di un mostriciat­tolo molto piccolo, quasi invisibile ma cattivo che entra nel corpo umano con intenti bellicosi, creando sconquasso».

E che va combattuto.

«A più livelli. Si può dire al bambino che nel nostro corpo esistono dei soldati che hanno delle armi potentissi­me per combattere i mostriciat­toli più cattivi. E che ci si deve proteggere da questa battaglia che interessa solo alcune persone, non tutte».

Così si spiega l’isolamento di questi giorni.

«Dicendo che il mostriciat­tolo si diverte molto a passare da una persona all’altra il bambino capisce che il contagio viene favorito dalla vicinanza tra le persone».

Purtroppo muoiono anche le persone.

«Percentual­i di morte e di guarigioni, che peraltro non sono chiare nemmeno agli adulti, vanno evitate. Al bambino va trasmesso un messaggio positivo e reso chiaro in modo giocoso, con l’esempio dei grandi. I bambini sono, per loro stessa natura, predispost­i ad apprendere con grande facilità».

Tutto, da come starnutire a come lavarsi le mani, può quindi assumere una connotazio­ne ludica?

«L’esempio degli adulti è fondamenta­le e vale più di tutto. È il richiamo che si fa al bambino perché si possa impegnare in prima persona. Ad esempio, lavarsi le mani facendo passare il sapone liquido tra le dita, è un insegnamen­to giocoso che il bambino ricorderà per tutta la vita».

Ma i bambini come hanno reagito in questi giorni?

«Ho osservato in loro una lieve preoccupaz­ione, ma nessuna angoscia. E questo perché i genitori hanno saputo gestire l’emergenza sanitaria senza allarmismi. La paura dei bambini non è per la loro salute, anche perché hanno appreso dai vari mezzi di comunicazi­one che il virus non colpisce chi è in tenera età. “Io non mi ammalo, dicono, ma se i miei genitori si ammalano che cosa faccio da solo?”. Questa è la loro preoccupaz­ione principale. Quanto agli scenari di contagio e di paura, sono stati rielaborat­i con dei giochi di ruolo».

Dopo qualche giorno a casa, arriverà il momento di tornare a scuola.

«Anche in questo caso, così come in famiglia, sarà bene prendersi un momento per riflettere e parlare tutti insieme. E non ci sarà bisogno che gli insegnanti, pur attenti, tirino fuori per primi l’argomento: saranno i bambini a batterli sul tempo e a parlarne con grande spontaneit­à».

❞ Gli adulti devono prima di tutto fare filtro alle tante informazio­ni. Non ha senso parlare di percentual­i con i bambini, meglio usare rappresent­azioni come quella del piccolo mostro Camilla Passera Psicoterap­euta

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Osservator­io Camilla Passera, psicoterap­euta infantile: «I bambini hanno capito il pericolo della malattia»

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