La psicologa: parlare ai bimbi
Camilla Passera, terapeuta infantile: «In questi giorni non ho visto angoscia nei piccoli. Merito dei genitori»
«È giusto spiegare ai bambini cosa succede e cosa è il “piccolo mostro”». A parlare è la terapeuta infantile Camilla Passera.
I bambini sanno. Ma soprattutto devono sapere. È quanto sostiene Camilla Passera, bergamasca, psicologa e psicoterapeuta infantile, alle prese con uno scenario, per sua stessa ammissione «abbastanza strano anche per la nostra professione».
Come spiegare la paura del contagio da coronavirus ai bimbi?
«Spiegando, appunto. Un bambino, anche in tenera età, è in grado di percepire la preoccupazione degli adulti, ma lasciare senza significato questa preoccupazione può creare in lui uno stato di angoscia. E questo va assolutamente evitato. Quindi, come per ogni evento della vita, anche di questo pericolo sanitario il bambino deve essere messo al corrente».
Gli adulti come si devono porre?
«Devono, innanzitutto, svolgere un’attività di filtro sull’infinità di informazioni che il bambino può raccogliere in questi giorni. Ad esempio, l’ascolto e la visione dei telegiornali vanno misurate, le spiegazioni calibrate a seconda dell’età».
Esiste una rappresentazione semplice ma efficace?
«Certo, il mondo dei bambini vive di rappresentazioni immaginifiche che anche in questo caso, possono rivelarsi molto utili. Penso al cartone animato che qualche anno fa rappresentava in modo realistico ma fantasioso il funzionamento del corpo umano. Ecco, per spiegare il coronavirus si può ricorrere all’immagine di un mostriciattolo molto piccolo, quasi invisibile ma cattivo che entra nel corpo umano con intenti bellicosi, creando sconquasso».
E che va combattuto.
«A più livelli. Si può dire al bambino che nel nostro corpo esistono dei soldati che hanno delle armi potentissime per combattere i mostriciattoli più cattivi. E che ci si deve proteggere da questa battaglia che interessa solo alcune persone, non tutte».
Così si spiega l’isolamento di questi giorni.
«Dicendo che il mostriciattolo si diverte molto a passare da una persona all’altra il bambino capisce che il contagio viene favorito dalla vicinanza tra le persone».
Purtroppo muoiono anche le persone.
«Percentuali di morte e di guarigioni, che peraltro non sono chiare nemmeno agli adulti, vanno evitate. Al bambino va trasmesso un messaggio positivo e reso chiaro in modo giocoso, con l’esempio dei grandi. I bambini sono, per loro stessa natura, predisposti ad apprendere con grande facilità».
Tutto, da come starnutire a come lavarsi le mani, può quindi assumere una connotazione ludica?
«L’esempio degli adulti è fondamentale e vale più di tutto. È il richiamo che si fa al bambino perché si possa impegnare in prima persona. Ad esempio, lavarsi le mani facendo passare il sapone liquido tra le dita, è un insegnamento giocoso che il bambino ricorderà per tutta la vita».
Ma i bambini come hanno reagito in questi giorni?
«Ho osservato in loro una lieve preoccupazione, ma nessuna angoscia. E questo perché i genitori hanno saputo gestire l’emergenza sanitaria senza allarmismi. La paura dei bambini non è per la loro salute, anche perché hanno appreso dai vari mezzi di comunicazione che il virus non colpisce chi è in tenera età. “Io non mi ammalo, dicono, ma se i miei genitori si ammalano che cosa faccio da solo?”. Questa è la loro preoccupazione principale. Quanto agli scenari di contagio e di paura, sono stati rielaborati con dei giochi di ruolo».
Dopo qualche giorno a casa, arriverà il momento di tornare a scuola.
«Anche in questo caso, così come in famiglia, sarà bene prendersi un momento per riflettere e parlare tutti insieme. E non ci sarà bisogno che gli insegnanti, pur attenti, tirino fuori per primi l’argomento: saranno i bambini a batterli sul tempo e a parlarne con grande spontaneità».
❞ Gli adulti devono prima di tutto fare filtro alle tante informazioni. Non ha senso parlare di percentuali con i bambini, meglio usare rappresentazioni come quella del piccolo mostro Camilla Passera Psicoterapeuta