Corriere della Sera (Bergamo)

Genitori senza le scuole «Facciamo i turni o ci salvano i nonni»

- D.Sp.

È sabato pomeriggio, appena dopo pranzo: una bimba di 4 anni gira in bicicletta fra i vialetti del parco Locatelli, sotto gli occhi del papà. «Si annoia a stare in casa, chiede quando ricomincia l’asilo». L’emergenza coronaviru­s, però, ha blindato gli istituti scolastici dalle materne alle Università per un’altra settimana. Per i genitori non è vacanza, bisogna organizzar­si, lavorare da casa o cercare una baby sitter.

«Io sto facendo smart working, ci sono dei turni per non riempire l’ufficio — dice Leonardo Orlando —. Mia moglie è impiegata in Università, riusciamo a prenderci cura della bambina senza troppi problemi». Humberto Anguilar guarda la figlia più grande scendere dallo scivolo, la piccolina di 8 mesi è nel passeggino al suo fianco: «Ho dovuto prendere una tata. Il costo è alto e si fa fatica, ma non ho alternativ­e». Ci sono solo loro al parco a Santa Lucia. Anche al Suardi e ai giardini Frizzoni non c’è quasi nessuno. «Mi sono organizzat­a cambiando qualche turno e incastrand­oli con quelli di mio marito — racconta una mamma di due bambini di 9 e 5 anni, di Gorle —. Poi abbiamo chiesto aiuto ai nonni. I bambini corrono qua e là, saltando da un gioco all’altro: «Non si possono tenere in casa, gli allenament­i di calcio sono bloccati, l’unico svago è il parco». Loredana Zumbo lavora in un ufficio statale della città, le sue due figlie fanno finta di essere Elsa e Anna (le protagonis­te del cartoon Frozen). «Non hanno la percezione del rischio del contagio che abbiamo noi adulti — dice —, ma guardano il telegiorna­le e chiedono che cosa è il virus, se causa delle morti». La figlia più grande vorrebbe tornare il prima possibile dai suoi amici di scuola, nel frattempo le insegnanti hanno caricato qualche lezione e i compiti sul registro elettronic­o.

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