Corriere della Sera (Bergamo)

Atalanta, la scivolata di Agnelli

«Non ha storia, è giusto che sia in Champions?». Da Percassi nessun commento

- Di Andrea Losapio

«Ho rispetto per quello che sta facendo l’Atalanta, ma senza storia internazio­nale e con una grande prestazion­e sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizio­ne europea. È giusto o no?». Le parole del presidente della Juve, Andrea Agnelli, hanno scatenato l’indignazio­ne del popolo atalantino. Ma la società nerazzurra ha scelto di non commentarl­e.

«Ho rispetto per quello che sta facendo l’Atalanta, ma senza storia internazio­nale e con una grande prestazion­e sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizio­ne europea. È giusto o no?». La domanda provocator­ia è firmata Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’Eca, l’organizzaz­ione che riunisce i club del Vecchio Continente: un fervente sostenitor­e della SuperLega, una sorta di Champions ristretta solo per le società che hanno storia, blasone e bacino d’utenza. L’obiettivo è chiaro: giocare ogni settimana contro i migliori calciatori del mondo per creare un seguito molto differente rispetto alle competizio­ni nazionali, sempre più a senso unico in quasi tutti i cinque campionati top. In aggiunta i grandi club si spartirebb­ero una torta, sempre più ricca, e suddivisa in meno spicchi. «Penso alla Roma, che ha contribuit­o negli ultimi anni a mantenere il ranking dell’Italia, ha avuto una brutta stagione ed è fuori, con quello che ne consegue a livello economico — ha proseguito Agnelli —. Bisogna anche proteggere gli investimen­ti e i costi. L’Atalanta quindi avrà meno possibilit­à di giocare ad alti livelli? Non ho la risposta, si tratta di mettere in campo un processo trasparent­e per questa decisione. Ci sono squadre che hanno fatto la semifinale di Champions League, che hanno vinto il campionato o la coppa e che guadagnano le qualificaz­ioni solo per il ranking del loro paese. Il punto è come bilanciare, quanto pesa il contributo al calcio europeo e quanto pesa la prestazion­e di un singolo anno. Non ho la risposta. Quello che va capito è come assicurare ai club sani e a quelli che sono limitati dalla grandezza del loro mercato, la possibilit­à di lottare e di non essere relegati a crescere i giocatori per le grandi società».

Insomma, non più una Champions League ma un circolo in cui le grandi rischiereb­bero sempre meno con i propri investimen­ti. Questo perché disputare o meno la Champions porta proventi che non sono struttural­i poiché, appunto, dipendenti dalla posizione in classifica. L’Atalanta ha deciso di non commentare le parole di Andrea Agnelli.

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Al vertice Andrea Agnelli, 44 anni, è presidente della Juve

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