L’ex bidello e le altre rapine
Ha già scontato 3 anni per un colpo al casello
Ha già scontato tre anni di carcere per una rapina del 2016 al casello di Capriate. Ora l’ex bidello di Bergamo è a processo per altri cinque colpi: quattro nel 2014, alle farmacie (uno tentato) e un altro allo stesso casello. Contro di lui una Vespa bianca e una targa.
Contro di lui ci sono due lettere della targa di una Vespa bianca modificate, dei triangoli sulle maniche della felpa e il naso di profilo in un’immagine delle telecamere. Franco Gallo, 53 anni, di Bergamo, è uscito dal carcere a gennaio dopo aver scontato tre anni per la rapina al casello di Capriate, l’8 aprile 2016. È l’ex bidello che disse di essere disperato, licenziato per aver omesso di dichiarare dei precedenti.
Ora è a processo per quattro colpi (uno tentato) in farmacia, nel 2014, e per un altro, allo stesso casello, il 15 marzo 2016. Ha scelto il dibattimento, evidentemente contesta le accuse altrimenti avrebbe scelto la strada dello sconto di pena. A difenderlo, l’avvocato Isabella Colombo, ieri con la mascherina anti coronavirus. A proposito, su quattro testimoni se ne sono presentati due. Gli altri sono farmacisti e con l’emergenza non hanno potuto lasciare le loro postazioni. Insieme ad altri quattro testimoni, compariranno il 25 marzo, quando parlerà anche l’imputato e probabilmente verrà emessa la sentenza. Ieri, alla prima udienza, il vicebrigadiere di Brembate (ora al Norm di Bergamo) che indagò ha ricostruito cosa collega l’imputato alle rapine: farmacia Conca Verde di Bergamo, 16 novembre 2014, 400 euro; farmacia Fappani di Boltiere, 29 novembre, 1.400 euro; farmacia Isgrò di Brembate, sfu- mata; farmacia Grassi di Bergamo, 26 dicembre, 1.700 euro. Sciarpa, casco e pistola tornano nei diversi episodi. Nel primo non si sa, negli altri ricorre una Vespa bianca. In particolare, alle 19.08, otto minuti dopo il colpo, a Brembate viene ripresa una targa. La U e la O non tornano, perché non esistono nelle targhe delle moto. Cinque giorni dopo, le telecamere riprendono una Vespa bianca con una targa simile. È intestata a una ragazza, in quel momento all’estero. Al posto della U c’è una J e al posto della O una C. «Era stata modificata», spiega il vice brigadiere. L’imputato che cosa c’entra? Il carabiniere ricostruisce che la mamma della giovane conviveva con Gallo, quindi il mezzo poteva essere a sua disposizione. In altre immagini, il rapinatore indossa una felpa con dei disegni particolari: è la stessa persona. Ma è l’imputato? Il carabiniere sfoglia delle immagini: «In questa, il profilo del naso corrisponde».
Parola alla difesa, la prossima volta. Ieri, a Lorenzo Scaglioni, titolare della farmacia Conca Verde: «Era tarda sera, il rapinatore è entrato, gli ho dato subito i soldi poi e, forse per andarsene, mi ha dato una botta alla tempia con la pistola». Salvo le modalità e lo stesso posto, resta da capire che cosa colleghi l’imputato alla rapina al casello precedente a quella per cui fu subito arrestato.