E sulle piste una folla che non aiuta nessuno
In centinaia accalcati alle biglietterie e alle risalite Promoserio, il presidente lancia l’hashtag: «La Val Seriana non si ferma». Poi però si pente
C’è troppa voglia di normalità e ieri sugli impianti sciistici si è creata una folla da vacanze di Natale. Resse di sciatori in fila, accalcati l’uno sull’altro come se qualche chilometro a valle non stesse imperversando il coronavirus. E l’agenzia Promoserio ha lanciato lo slogan «La Val Seriana non si ferma!» per quella che definisce una «controffensiva» (poi però si pente). «Abbiamo messo i cartelli per ricordare le ordinanze regionali e abbiamo ricordato alla gente di non ammassarsi — spiega Lorenzo Pasinetti dal Monte Pora (nella foto) —. Poi però quando si tratta di aspettare la risalita si accalcano tutti. Noi non possiamo fare i poliziotti».
C’è voglia di normalità. Anche troppa. Decisamente troppa, come si è visto ieri sugli impianti sciistici dove si è creata una folla da vacanze di Natale. E soprattutto resse di sciatori in fila, accalcati l’uno sull’altro come se qualche chilometro a valle non stesse imperversando il virus.
La voglia di normalità è riassunta dallo slogan «La Val Seriana non si ferma!» che l’agenzia Promoserio ha adottato per quella che chiama «controffensiva»: «Le piste da sci sono aperte, bar e ristoranti lavorano adeguati alla situazione e intendono continuare — elenca il presidente Maurizio Forchini —. Senza contare industrie e servizi che danno lavoro a migliaia di persone. Non vogliamo farci vincere dalla paura che nulla sarà più come prima. La Val Seriana non si ferma, qui tutto ancora scorre, fateci un salto». Non che l’invito fosse necessario: già la mattina presto in tanti si sono messi in coda sulle provinciali diretti alle piste da sci. Risultato: «Qui sembra di essere sotto Natale, un affollamento che non si vedeva da settimane, ci saranno quattromila persone», dice Ezio Berera a Foppolo. «Siamo sulle 3.500 presenze come in ogni week end invernale, ma c’era gente anche in settimana», spiegano al Monte Pora.
A Colere Silvio Rossi calcola 6700 persone, «per noi una buona media». Se non fosse che per raggiungere le piste gli sciatori si sono accalcati uno sull’altro alle biglietterie e agli impianti di risalita, scambiandosi colpi di tosse negli stessi giorni in cui è vietato ordinare un caffè al bancone per evitare assembramenti. Il problema è stato colto dagli stessi gestori degli impianti. «Ci abbiamo provato, abbiamo messo i cartelli e le transenne per non farli accalcare: inutile — racconta esasperato Berera —. Ho cercato di dirgli che era inutile perché tanto alla biglietteria vendevano solo un giornaliero alla volta, e ho chiesto di stare ad almeno un metro di distanza. Mi hanno risposto: se ci mettiamo a un metro la coda arriva al parcheggio. Oppure si mettevano alla giusta distanza ma un minuto dopo erano ancora come prima. Non so più cosa fare, sarebbe da andare lì col bastone»
Ci ha provato anche Lorenzo Pasinetti al Monte Pora: «Abbiamo messo i cartelli per ricordare le ordinanze regionali e abbiamo ricordato alla gente di non ammassarsi. Poi però quando si tratta di aspettare la risalita si accalcano tutti. Non possiamo fare i poliziotti». Ma secondo Pasinetti non è un problema così grave: «In fondo non si risale con cabine chiuse ma con seggiovie, quindi si sta all’aria aperta». «Abbiamo messo la scritta sui tabelloni luminosi, l’abbiamo detto con gli altoparlanti — racconta Rossi da Colere —. Ma è come quando dici di non fare scialpinismo per il pericolo valanghe e ci vanno lo stesso: la gente vuole fare sempre di testa sua».
L’effetto collaterale ha preso in contropiede il presidente di Promoserio: «Mi sono un po’ pentito di avere lanciato quel messaggio — commenta Forchini —. Io pensavo al rilancio dopo la fine dell’emergenza e davo per scontata la prudenza. Non mi aspettavo questo comportamento da Armata Brancaleone: è allucinante e so che gli operatori sono molto arrabbiati. La gente è convinta che ad ammalarsi sia sempre qualcun altro. In alta valle il virus non c’era, con questi comportamento temo che non sarà più così».