Coronavirus, la nuova stretta
No alla zona rossa in Val Seriana. Gori: «Servivano misure più rigide»
Niente zona rossa in Val Seriana, ma una stretta che coinvolge tutta la Lombardia. È quella contenuta nella bozza del decreto del presidente del Consiglio, che ha l’obiettivo di contenere la diffusione del contagio da coronavirus, ma che convince a metà. «Servivano misure più restrittive. Ad esempio la decisione di lasciare locali e ristoranti aperti non sembra molto efficace», sono le parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Della stessa idea il governatore Attilio Fontana: «Direzione giusta, ma la bozza è pasticciata».
Per quattro giorni si è aspettato che le saracinesche calassero sulle strade di accesso a Nembro e Alzano. La decisione è stata a lungo attesa nel giorno in cui i due paesi della Val Seriana sono stati superati dal capoluogo, con i contagiati di Bergamo diventati (di poco) più numerosi di quelli di Nembro e il triplo di quelli di Alzano. Infine le serrande del governo sembrano però calare su tutta la Lombardia, trasformata in un’unica area chiusa da dieci milioni di persone. Almeno secondo la bozza di decreto che è circolata in serata.
Quindi fino al 3 aprile l’ingresso e l’uscita rispetto al territorio lombardo e a quello di alcune province di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte saranno consentiti solo per motivi «gravi e indifferibili» di lavoro o di famiglia. E sono poi previsti stop ad attività sciistiche, eventi pubblici, musei, palestre, piscine, teatri, e anche ai concorsi pubblici ad esclusione del personale sanitario. Restano aperti bar e ristoranti, ma con l’obbligo della distanza di sicurezza di un metro fra i clienti, pena multe pesanti. Altre misure riguardano tutta Italia come la chiusura di discoteche, locali da ballo e feste, pub e sale giochi, sale scommesse e bingo e i divieti di eventi pubblici.
Fra i primi a proporre questo tipo di misure era stato il deputato di Cambiamo! Alessandro Sorte. «Certo — spiega — perché avevo capito che istituire una zona rossa come quella di Codogno anche a Nembro e Alzano avrebbe voluto dire uccidere le imprese. A questo punto vengono messe restrizioni pesantissime alla libertà di movimento dei cittadini cercando di circoscrivere la diffusione del virus, ma si salva il lavoro».
Le misure sono però troppo poco severe per il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che insieme ai suoi colleghi dei capoluoghi lombardi ne aveva discusso nel pomeriggio in una videoconferenza con il presidente della Regione Attilio Fontana: «L’istituzione di una zona rossa in Val Seriana, come anche a Bergamo, ormai sarebbe stata tardiva — riconosce Gori —. Era giusto agire su scala regionale ma con misure che secondo noi sarebbero dovute essere più restrittive, visto il tipo di progressione del contagio. Anche se i numeri sono aleatori, visto che oggi si contano solo i tamponi positivi e non sappiamo quanti siano i malati asintomatici. Le misure del governo sono state prese sulla base delle valutazione del comitato tecnico scientifico e quindi bisognerebbe riconoscerne l’autorità ma la decisione di lasciare aperti i locali non sembra molto efficace. Così come quelle che riguardano la mobilità in ingresso e in uscita dalla Lombardia, che sono espresse in modo molto vago. Ora toccherà a noi sindaci muoverci per quanto ci compete, anche per far capire ai cittadini le corrette misure di comportamento. E sostenere il grandissimo sforzo delle strutture sanitarie».
Lo stesso Fontana aveva tradotto le richieste dei sindaci chiedendo al governo la «necessità di mettere in campo misure stringenti e rigorose». E dopo l’uscita del testo, il governatore parla di «bozza pasticciata, che necessità di chiarimenti». Dopo avere aspettato a lungo la zona rossa, i sindaci della Val Seriana sono stati presi in contropiede dalle decisioni governative. «Visto che hanno impiegato dei giorni a partorirle spero che abbiano previsto anche gli aspetti operativi — dice Claudio Cancelli, di Nembro —. Vorrei capire chi decide che i motivi di spostamento di una persona siano gravi e “indifettibili”, e in base a quali criteri. E chi farà i controlli sulla mobilità interna alla Lombardia, con che mezzi e in che modo. Probabilmente verrà chiesto il coinvolgimento dei sindaci ma allora serviranno indicazioni chiare».
«La zona rossa in Val Seriana ormai non sarebbe servita a molto — commenta il primo cittadino di Alzano Camillo Bertocchi — . In questi casi è importante agire in modo efficace e soprattutto tempestivo, e questo non è successo. Posso rivendicare il fatto che noi sindaci della valle avevamo capito la gravità della situazione, tanto che quando alcune misure sono state allentate noi ci eravamo opposti. E per questo dal ministero dell’Interno ci era arrivato, tramite la prefettura, una lettera di rimprovero. Ora la situazione dimostra che avevamo ragione. Ma non è il momento delle polemiche: bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. E far capire la gravità della situazione ai cittadini, tanti ancora non l’hanno compresa. E invitare tutti a seguire le regole».