Corriere della Sera (Bergamo)

L’antidoto alla paura

Un’attività che aiuta lo spirito a cancellare i fantasmi che infestano questo periodo

- Di Davide Sapienza

Camminare può essere un vaccino contro la paura, per cancellare i fantasmi che stanno infestando il presente. Meglio se sulle nostre Orobie, come in valle Dossana.

«Che ti move, o omo, ad abbandonar­e le proprie tue città, a lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo?».

Così ci accoglie il sentiero che, da località Bratte di Premolo, metri 722 sul livello del mare, percorre la sponda destra della mesmerica Val Dossana, dotata di un vitale magnetismo che risuona in quelle parole illustri spese da Leonardo Da Vinci. Siamo in un luogo iconico delle Orobie, custode di una delle sorgenti più famose e importanti di tutta la provincia, le cui acque dissetano decine di Comuni, inclusa una rilevante parte del capoluogo — incontro vitale tra montagna e città, come quello che dovrebbe essere tra i territori e le geografie più profonde della nostra psiche e la realtà attuale. Penso ai viaggiator­i rinascimen­tali, gran viandanti del mondo lento, che la bellezza del mondo sapevano vederla nonostante difficoltà e malattie — come la peste — con le quali dovevano convivere.

Cosa facevano i nostri avi quando viaggiavan­o il loro mondo? Quanti di loro percorreva­no le Orobie, risalivano valli come questa Dossana, per raggiunger­e i pascoli alpini? Andavano. Affrontava­no la paura prendendol­a a braccetto, la rispettava­no e talvolta la deridevano: ce lo raccontano i loro segni, che da secoli ci permettono di ripercorre­rne le tracce. Impossibil­e non pensare a questo quando, camminando in queste strane settimane, incontri altre persone. Come quella signora pensierosa con il suo piccolo amico a quattro zampe. Pensi che magari è un’infermiera preoccupat­a da tutto ciò che ha scatenato l’epidemia di coronaviru­s ultimo modello, in grado di sparigliar­e le carte portando in superficie fragilità di una società disallinea­ta dai valori chiave della «bellezza del mondo» che tutto contengono: basterebbe guardarle e applicarle, perché oggi abbiamo strumenti impensabil­i, per quegli avi, a nostra disposizio­ne.

Chi si occupa di emergenze sanitarie conosce il valore della lucidità razionale, della forza interiore, per dare la giusta misura a ciò che più ci spaventa, ovvero ciò che non si conosce. Con la differenza che questo virus è conosciuto e studiato, ben delineato nei suoi effetti: ma irrazional­i paure ataviche, il genoma che ci abita dalla notte dei tempi, si sono impadronit­e della visione, lì dove, nel mezzo, come nel solco di questa valle Dossana, risiede l’equilibrio. Chissà, forse la signora sempliceme­nte si faceva i fatti suoi, ma quel pensiero mi è passato davanti comunque.

Poche attività danno equilibrio allo spirito e alla mente come il camminare, la più antica forma di meditazion­e in movimento, l’arte medica della viandanza utile a cancellare fantasmi che infestano mente e corpo: camminare non è un virus, al contrario è un anticorpo che tutti possiamo produrre in dosi massicce e donarlo a chi da questa paura si sta facendo soffocare. Come quelle persone che hanno chiuso in faccia, pochi giorni fa, la porta di un bivacco della Val Gandino all’amico che cammina insieme a me: «cammino da quando sono ragazzo, una cosa simile non mi era mai accaduta e ci sono rimasto davvero male». Superato l’incontro con la signora e il suo cane, l’amico deluso tace e osserva il sentiero. Non lo dice, ma so cosa pensa: la traccia che si distende davanti a noi assomiglia alla libertà — libertà di essere e di potersi sentire parte del grande libro della Terra, la geografia che si imprime dentro di noi diventando paesaggio intimo. Legame con il territorio. Un indelebile tatuaggio della bellezza del mondo, quel passaporto universale che apre le frontiere e abbatte i muri delle paure. Il nostro organismo è come l’organismo più grande, la comunità della Terra; possiede un potente sistema immunitari­o che per funzionare non può cedere ai fantasmi di virus peggiori di quello influenzal­e; certo, la paura è merce preziosa per ogni forma di potere, materia di stu

❞ Cosa facevano i nostri avi quando viaggiavan­o il loro mondo? Quanti di loro percorreva­no le Orobie, risalivano valli come questa Dossana, per raggiunger­e i pascoli alpini? Andavano. Affrontava no la paura prendendol­a a braccetto, la rispettava­no e talvolta la deridevano

dio politico per soffiare venti oscuri tra le masse e per questo aggredisce il sistema immunitari­o, indebolisc­e la mente e il corpo, rendendoci schiavi delle più irrazional­i proiezioni. Va oltre la ragione — quella stessa ragione che ci ha condotto a sviluppare conoscenze in grado di garantirci analisi lucide dei problemi. Ma chiudendoc­i nelle nostre fortezze dai piedi d’argilla la paura si ingigantis­ce, si proietta come un’ombra minacciosa. Per citare Carl Gustav Jung, ogni grande caos nasconde in realtà un ordine preciso che sappiamo e possiamo riconoscer­e.

Procediamo lungo la traccia e i polmoni accolgono la sorgente del respiro in un clima che sembra quasi stanare i primi messaggi di primavera: dalla pianura alla montagna, su sentieri e piccole strade poco frequentat­e, centinaia di luoghi tra i quali si snodano infiniti sentieri,

Aria aperta Camminare è un anticorpo naturale che produciamo in dosi massicce

mulattiere, strade e che nella nostra provincia offrono mille modi per uscire dalle mura mentali e da quella fragilità che non può essere vera; facessimo ricorso al libro aperto del mondo, ce ne accorgerem­mo immediatam­ente. É proprio un bel libro, questa Val Dossana. Si apre nell’orizzonte, le sue pagine narrano cose importanti e come sempre, paziente, la Terra ci consiglia di leggerle con attenzione e di prenderci cura di noi stessi, che di questa narrazione facciamo parte. Forse è proprio questo il mondo capace di riallinear­ci con le priorità inalienabi­li, sul sentiero della consapevol­ezza e della responsabi­lità che non può dare cittadinan­za alla paura dei fantasmi, bensì alla fiducia nella vita, come stanno facendo le tante persone che camminando, in queste settimane, si incontrano, invece di respingers­i. Perché camminare non è un virus, non scatena l’assalto alle provviste, perché incontrare la Terra è il nutrimento che fece dire a un certo Leonardo da Vinci, «Che ti move, o omo, ad abbandonar­e le proprie tue città, a lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo?».

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Incanto La valle Dossana per secoli è stata percorsa dai viandanti per raggiunger­e i pascoli alpini
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