L’antidoto alla paura
Un’attività che aiuta lo spirito a cancellare i fantasmi che infestano questo periodo
Camminare può essere un vaccino contro la paura, per cancellare i fantasmi che stanno infestando il presente. Meglio se sulle nostre Orobie, come in valle Dossana.
«Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue città, a lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo?».
Così ci accoglie il sentiero che, da località Bratte di Premolo, metri 722 sul livello del mare, percorre la sponda destra della mesmerica Val Dossana, dotata di un vitale magnetismo che risuona in quelle parole illustri spese da Leonardo Da Vinci. Siamo in un luogo iconico delle Orobie, custode di una delle sorgenti più famose e importanti di tutta la provincia, le cui acque dissetano decine di Comuni, inclusa una rilevante parte del capoluogo — incontro vitale tra montagna e città, come quello che dovrebbe essere tra i territori e le geografie più profonde della nostra psiche e la realtà attuale. Penso ai viaggiatori rinascimentali, gran viandanti del mondo lento, che la bellezza del mondo sapevano vederla nonostante difficoltà e malattie — come la peste — con le quali dovevano convivere.
Cosa facevano i nostri avi quando viaggiavano il loro mondo? Quanti di loro percorrevano le Orobie, risalivano valli come questa Dossana, per raggiungere i pascoli alpini? Andavano. Affrontavano la paura prendendola a braccetto, la rispettavano e talvolta la deridevano: ce lo raccontano i loro segni, che da secoli ci permettono di ripercorrerne le tracce. Impossibile non pensare a questo quando, camminando in queste strane settimane, incontri altre persone. Come quella signora pensierosa con il suo piccolo amico a quattro zampe. Pensi che magari è un’infermiera preoccupata da tutto ciò che ha scatenato l’epidemia di coronavirus ultimo modello, in grado di sparigliare le carte portando in superficie fragilità di una società disallineata dai valori chiave della «bellezza del mondo» che tutto contengono: basterebbe guardarle e applicarle, perché oggi abbiamo strumenti impensabili, per quegli avi, a nostra disposizione.
Chi si occupa di emergenze sanitarie conosce il valore della lucidità razionale, della forza interiore, per dare la giusta misura a ciò che più ci spaventa, ovvero ciò che non si conosce. Con la differenza che questo virus è conosciuto e studiato, ben delineato nei suoi effetti: ma irrazionali paure ataviche, il genoma che ci abita dalla notte dei tempi, si sono impadronite della visione, lì dove, nel mezzo, come nel solco di questa valle Dossana, risiede l’equilibrio. Chissà, forse la signora semplicemente si faceva i fatti suoi, ma quel pensiero mi è passato davanti comunque.
Poche attività danno equilibrio allo spirito e alla mente come il camminare, la più antica forma di meditazione in movimento, l’arte medica della viandanza utile a cancellare fantasmi che infestano mente e corpo: camminare non è un virus, al contrario è un anticorpo che tutti possiamo produrre in dosi massicce e donarlo a chi da questa paura si sta facendo soffocare. Come quelle persone che hanno chiuso in faccia, pochi giorni fa, la porta di un bivacco della Val Gandino all’amico che cammina insieme a me: «cammino da quando sono ragazzo, una cosa simile non mi era mai accaduta e ci sono rimasto davvero male». Superato l’incontro con la signora e il suo cane, l’amico deluso tace e osserva il sentiero. Non lo dice, ma so cosa pensa: la traccia che si distende davanti a noi assomiglia alla libertà — libertà di essere e di potersi sentire parte del grande libro della Terra, la geografia che si imprime dentro di noi diventando paesaggio intimo. Legame con il territorio. Un indelebile tatuaggio della bellezza del mondo, quel passaporto universale che apre le frontiere e abbatte i muri delle paure. Il nostro organismo è come l’organismo più grande, la comunità della Terra; possiede un potente sistema immunitario che per funzionare non può cedere ai fantasmi di virus peggiori di quello influenzale; certo, la paura è merce preziosa per ogni forma di potere, materia di stu
❞ Cosa facevano i nostri avi quando viaggiavano il loro mondo? Quanti di loro percorrevano le Orobie, risalivano valli come questa Dossana, per raggiungere i pascoli alpini? Andavano. Affrontava no la paura prendendola a braccetto, la rispettavano e talvolta la deridevano
dio politico per soffiare venti oscuri tra le masse e per questo aggredisce il sistema immunitario, indebolisce la mente e il corpo, rendendoci schiavi delle più irrazionali proiezioni. Va oltre la ragione — quella stessa ragione che ci ha condotto a sviluppare conoscenze in grado di garantirci analisi lucide dei problemi. Ma chiudendoci nelle nostre fortezze dai piedi d’argilla la paura si ingigantisce, si proietta come un’ombra minacciosa. Per citare Carl Gustav Jung, ogni grande caos nasconde in realtà un ordine preciso che sappiamo e possiamo riconoscere.
Procediamo lungo la traccia e i polmoni accolgono la sorgente del respiro in un clima che sembra quasi stanare i primi messaggi di primavera: dalla pianura alla montagna, su sentieri e piccole strade poco frequentate, centinaia di luoghi tra i quali si snodano infiniti sentieri,
Aria aperta Camminare è un anticorpo naturale che produciamo in dosi massicce
mulattiere, strade e che nella nostra provincia offrono mille modi per uscire dalle mura mentali e da quella fragilità che non può essere vera; facessimo ricorso al libro aperto del mondo, ce ne accorgeremmo immediatamente. É proprio un bel libro, questa Val Dossana. Si apre nell’orizzonte, le sue pagine narrano cose importanti e come sempre, paziente, la Terra ci consiglia di leggerle con attenzione e di prenderci cura di noi stessi, che di questa narrazione facciamo parte. Forse è proprio questo il mondo capace di riallinearci con le priorità inalienabili, sul sentiero della consapevolezza e della responsabilità che non può dare cittadinanza alla paura dei fantasmi, bensì alla fiducia nella vita, come stanno facendo le tante persone che camminando, in queste settimane, si incontrano, invece di respingersi. Perché camminare non è un virus, non scatena l’assalto alle provviste, perché incontrare la Terra è il nutrimento che fece dire a un certo Leonardo da Vinci, «Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue città, a lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo?».