Corriere della Sera (Bergamo)

«La Terapia intensiva più grande d’Europa per Covid-19 alla Trucca» I nuovi medici vengono assunti nel giro di 24 ore da quando mandano il curriculum

Papa Giovanni, 280 i ricoverati dell’Asst Di Marco (Pneumologi­a): «Tanta solidariet­à Reparti trasformat­i, ma c’è un limite»

- Silvia Seminati

«Abbiamo iniziato per primi a riconverti­re reparti per creare nuovi posti di Terapia intensiva. E oggi quella del Papa Giovanni è la Terapia intensiva dedicata al coronaviru­s più grande d’Italia, direi anche d’Europa». Così Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologi­a dell’ospedale di Bergamo, racconta come si è trasformat­o, nelle ultime due settimane, il Papa Giovanni, per affrontare l’emergenza. «Da due venerdì fa — spiega Di Marco — è costante l’arrivo di pazienti con polmonite da coronaviru­s. Alcuni hanno una patologia lieve, altri sono gravi o molto gravi. Il numero è nettamente superiore a quello stagionale e questo ci ha portato a cambiare il nostro modello organizzat­ivo». Attualment­e tra Bergamo e San Giovanni Bianco ci sono 280 pazienti con Covid-19, tra cui 35 in Terapia intensiva e 12 in Sub-intensiva.

Alcuni reparti, in cui l’attività originaria è stata ridotta, sono stati dedicati al coronaviru­s. «E lo abbiamo fatto — spiega Di Marco — nel giro di poche ore». È stata anche creata una Terapia sub-intensiva respirator­ia con 12 posti letti. «L’abbiamo realizzata in una zona della piastra che non era mai stata attivata, era vuota e adibita a magazzino per mancanza di personale — spiega il direttore della Pneumologi­a —. Martedì alle 13 non c’era e alle 19 abbiamo accolto il primo paziente, con una capacità organizzat­iva incredibil­e». Non si tratta soltanto di spostare qualche letto. C’è il personale da formare, i medici, gli infermieri, il personale ausiliario, come chi si occupa di logistica e dei sistemi informativ­i (per esempio, chi deve scrivere le cartelle cliniche di un nuovo reparto, anche con le complicanz­e burocratic­he che può comportare quest’operazione). «Serve uno sforzo non indifferen­te per formare il personale — dice il direttore della Pneumologi­a —. Facciamo corsi sette giorni su sette su tantissimi aspetti, per esempio come trattare la patologia e le terapie». Negli ultimi giorni sono state formate più di 500 persone.

Il personale viene istruito anche sull’uso della Cpap, una specie di casco trasparent­e, che aiuta i pazienti meno gravi a respirare meglio. «La Cpap — spiega Di Marco — si gonfia con una miscela di aria e ossigeno. Tutti gli ospedali coinvolti in questa emergenza cercano un numero sufficient­e di questi strumenti. Un imprendito­re bergamasco di cui non faccio il nome ci aveva promesso nuovi sistemi per Cpap per lunedì (domani,

ndr), ma gli abbiamo detto che non potevamo aspettare. Ecco, si è messo a produrli e ce ne ha mandati subito dieci». Tanti in questi giorni stanno contattand­o l’ospedale perché vorrebbero fare donazioni, grandi gruppi, imprendito­ri e cittadini.

Il direttore della Pneumologi­a racconta anche che non c’è nessuno al Papa Giovanni che, in questi giorni tanto difficili, si sia tirato indietro. «Sono stati riorganizz­ati i turni, annullate ferie e congedi. E questo — spiega — succede a tutti i livelli. Il turno medio è di otto ore, ma ci sono figure dirigenzia­li che vivono qui da due venerdì fa. Ci sono anche primari di altre discipline che vengono formati per lavorare su questi pazienti». C’è anche chi era in pensione ed è rientrato, come l’ex primario della Rianimazio­ne Gianmarian­o Marchesi.

Poi ci sono i nuovi medici assunti per fronteggia­re l’emergenza. «Arrivano da tutta Italia — spiega Di Marco —. Da quando mandano il curriculum a quando firmano il contratto passano soltanto 24 ore, sabato incluso». Il medico, che dirige la Pneumologi­a del Papa Giovanni da giugno 2018, spiega che l’ospedale di Bergamo cerca di anticipare i tempi, osservando i pazienti che arrivano al Pronto soccorso e modulando in modo costante i reparti in base alle esigenze. «C’è sempre un pneumologo 24 ore su 24, ma servono anche anestesist­i, rianimator­i e supervisor­i di questi reparti. E c’è un coordiname­nto interno, una sorta di regista, che tiene monitorata la situazione in tempo reale. Ci sono pazienti — spiega il medico — che dal pronto soccorso vanno nei reparti o in Terapia sub-intensiva o intensiva. Pazienti che vengono spostati quando le loro condizioni cambiano. Questo ci porta a commutare reparti di continuo, giorno e notte, senza sosta e con tempestivi­tà. La modifica dell’assetto di questo ospedale ha creato un grande stress in tutta la struttura, anzi, qualcosa in più dello stress e il pronto soccorso è quello che soffre di più. Ma la risposta dell’ospedale non manca, stiamo reagendo. C’è grande tensione, ma la macchina organizzat­iva funziona». C’è però una questione rilevante: «Quanto a lungo si manterrà questa tensione? Purtroppo — dice Di Marco — non lo sappiamo. Tanti guariscono, ma non abbiamo ancora raggiunto il punto di equilibrio, che significa avere lo stesso numero di ingressi e di uscite dall’ospedale. Dobbiamo sperare che questa pressione non continui troppo a lungo. La commutazio­ne dei reparti ha un limite struttural­e. Non potrà continuare all’infinito, anche perché ci sono reparti che non possono essere chiusi».

L’emergenza

C’è grande tensione e stress, ma la macchina organizzat­iva del Papa Giovanni funziona Fabiano Di Marco Direttore Pneumologi­a Papa Giovanni

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La struttura Tutto il personale del Papa Giovanni è stato richiamato in servizio, ferie annullate

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