Quarti in stand by La Uefa pensa allo stop in Europa
Dopo il blocco dello sport in tutta l’Italia
E ora? Che succede? Perché dopo la festa — seppur contenuta per l’emergenza coronavirus che sta attanagliando la nostra provincia — uno dei pensieri «leggeri» dei tifosi nerazzurri plana sul destino dell’Atalanta. Che in Italia, come per il resto delle squadre, è segnato: stand by delle competizioni fino al 3 aprile e poi si vedrà. Con una molteplicità di scenari degna di un film di fantascienza. A partire dallo stop definitivo con congelamento della classifica in base all’ultima giornata disputata più recuperi da effettuare (tra cui quello dei bergamaschi contro il Sassuolo). Oppure c’è l’idea del super slittamento (magari con playoff scudetto come è stato ipotizzato ieri), con la Serie A che dovrebbe chiudersi, facendo i conti a spanne, se tutto andrà bene, tra maggio e giugno. Con gli Europei itineranti, che dovrebbero scattare il 12 giugno, quantomeno in dubbio.
In questo caso, però, dovrebbe scendere in campo l’Uefa, esattamente come per la Champions. E torniamo alla questione iniziale. Perché il decreto della Presidenza del Consiglio ha bloccato lo sport sul territorio nazionale fino a inizio aprile, lasciando però aperto uno spiraglio per le competizioni continentali. Ovviamente, visto che non ha facoltà di decidere sulle sorti di tornei sovranazionali. Di più, aspettandosi che in Europa — calcio compreso — si vada verso le medesime decisioni. E questa attesa potrebbe non rivelarsi vana. In primis, per questioni di logica e buon senso che, in questa emergenza, faticano a emergere, come ha dimostrato il teatrino del football nostrano, con mille girandole (porte chiuse sì/no, rinvio sì/no). Comunque logica e buon senso portano a pensare che, prima o poi (più prima che poi), il livello del contagio negli altri Paesi europei sarà simile a quello del Belpaese. A maggior ragione, se è vero che molti Stati, nonostante l’esempio italiano, non si sono ancora attrezzati con misure drastiche per combattere la diffusione del virus. Come la stessa Spagna, che ha ospitato l’Atalanta, con le Fellas — una lunga festa in piazza che richiama migliaia di persone — che continuano a svolgersi. Per la cronaca alle 17 di ieri il Paese contava 1.650 positivi. Sette giorni prima erano 150. Premesso questo, lo scenario più probabile sul continente è una fotocopia, con una decina di giorni di ritardo, di quello italiano. Con misure annesse. Probabile, quindi, lo stop di tutti i campionati e, quindi, anche delle competizioni europee. Al contrario, la sopravvivenza di Champions League ed Europa League sembrerebbe «fuori luogo». Per usare un eufemismo. Sopravvivenza che dovrebbe essere garantita, in Champions, fino alla conclusione delle partite degli ottavi di finale (l’ultimo match è in programma il 18 marzo, Barcellona-Napoli). Poi, rumors che provengono dall’Uefa che sono emersi forti nel tardo pomeriggio di ieri, si potrebbe mettere in freezer il torneo per qualche settimana con i quarti di finale (l’andata è prevista il 7-8 aprile) a rischio. E i giocatori atalantini? Al momento per loro è previsto un lungo mese fatto di soli allenamenti. A meno che non seguano l’esempio, tra gli altri, di Milan, Lazio e Fiorentina che hanno deciso in autonomia di fermarsi per una settimana (almeno).
Blocco Fiorentina, Lazio, Cagliari e Milan hanno deciso di sospendere gli allenamenti