Damiana Natali: «Sul podio siamo troppo poche»
Damiana Natali e la direzione d’orchestra al femminile «Siamo troppo poche, sul podio». Un tour nelle basiliche
In Italia sono una decina le bacchette rosa che hanno raggiunto una certa fama internazionale. Una di loro è Damiana Natali, dalle origini piemontesi, bergamasca d’adozione dal 2003. La rivista religiosa «Messaggero di Sant’Antonio», questo mese, le dedica la copertina dell’edizione italiana e per l’estero e, a maggio, di quella internazionale in inglese, elevandola a modello di donna che si impegna per la parità in professioni declinate solitamente al maschile. «Sul podio siamo davvero in poche per colpa di preconcetti e logiche non musicali, tanto che non esistono direttrici d’orchestra stabili alla Scala o in altri grandi teatri — afferma la Natali, che è anche pianista e concertista —. Ancor meno sono quelle che compongono e hanno una carriera internazionale».
La rivista, che celebra quest’anno gli 800 anni dalla conversione francescana di Sant’Antonio, ha scelto Damiana Natali anche per la fede nella sua missione artistica. «La fede è la mia positività, la mia certezza, mi rende coraggiosa, un talento, un cuore, un cervello e delle mani che creano musica sono un dono dal cielo che non fa differenza di genere», sorride la Natali. L’ultimo brano importante che ha composto è il «Dona Pacem» per soli, coro e orchestra che, una volta conclusa l’emergenza sanitaria, vorrebbe portare nelle basiliche di tutta Italia e Europa. «È un brano corale sinfonico, dal forte impatto emotivo, che pone l’attenzione sul tema della pace, bene collettivo determinante, un valore inestimabile per tutti», spiega l’artista che ha realizzato un sogno che coltivava fin da bambina, quando osservava i gesti dei direttori d’orchestra e quelle bacchette le sembravano magiche.
«Vivevo in un paesino del Novarese, anche la mia famiglia aveva preso le mie aspirazioni sotto gamba, fino agli otto anni non avevo un pianoforte vero, mi dovevo adattare, mi esercitavo su una tastiera di cartone e suonando dalle suore. I miei genitori si sono dovuti ricredere quando ho iniziato ad avere ottimi risultati nei Conservatori di Torino e Milano, dove poi ho insegnato», afferma l’artista, oggi docente al «Nicolini» di Piacenza. A 15 anni suonava con l’orchestra, finché si è trovata a dirigere i suoi compagni di conservatorio.
Dodici anni fa, a Bergamo, ha fondato anche l’Orchestra Ars Armonica che si esibisce per statuto solo in eventi a scopo benefico, mentre lo scorso mese è stata invitata dal console generale d’Italia a Parigi, Emilia Gatto, e dall’ambasciatrice in Francia, Teresa Castaldo come madrina del soprano Giulia Grisi, vissuta tra il 1811 e il 1869, a proposito di illustri connazionali che si sono fatti apprezzare Oltralpe. La cantante fece da ponte tra i due paesi e portò notorietà a Donizetti, Rossini e Bellini, interpretando ed esportando importanti loro opere liriche. Nel 1835 fu la prima Elena nel Marin Faliero del compositore di Borgo Canale al Théâtre-Italien e nel 1842 lui scrisse le parti di Norina nel «Don Pasquale» pensando a lei.
Nel suo studio di Bergamo, la Natali compone avvolta dalla calma surreale, dettata dalle misure per limitare il contagio da coronavirus. «L’isolamento agevola la creatività, la musica ha sempre un prima e un dopo, che è il silenzio», conclude.
In copertina Scelta dal Messaggero di Sant’Antonio: «Dona Pacem» nelle chiese dopo l’emergenza