Corriere della Sera (Bergamo)

Medici di base contagiati «Si lavora con la febbre»

Il presidente dell’Ordine: servono unità attrezzate In arrivo 400 mascherine con il filtro donate In farmacia vitamina C esaurita e Tachipirin­a limitata

- di Giuliana Ubbiali

«È un disastro più di prima, i contagi stanno aumentando e se appena un paziente con la polmonite è in condizioni discrete viene mandato a casa, perché gli ospedali sono allo stremo e stanno facendo un lavoro a dir poco eroico». Guido Marinoni è il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo e ne ha 71 (di base) su 600 fermati dal coronaviru­s, tra quarantena e malattia. «Comunque, la maggior parte è malato e alcuni sono ricoverati». Gli ospedali scoppiano e i medici di famiglia, anche se non in reparto, sono l’altro fronte in trincea, negli ambulatori e nelle case dei pazienti. «Se uno ti chiama che cosa fai? Vai. Al di là del fatto che ti infetti, il problema è che poi rischi di portare l’infezione in giro. Tra i medici che lavorano c’è chi ha un po’ di febbre o di tosse». L’hanno sempre fatto, ma ora anche due linee di febbre fanno scattare l’allarme rosso. E il medico entra in un circolo da cui è difficile uscire.

Rischio è la parola chiave. Questo perché, dice il presidente Marinoni, mancano le protezioni adeguate: «Sono state distribuit­e le mascherine, ma quelle chirurgich­e monouso che non durano niente. Siamo senza occhiali, e la congiuntiv­a è una via di ingresso del virus, e senza camici». Il numero che arriva dall’Ats è di 24.000 mascherine (chirurgich­e) distribuit­e, guanti e qualche camice. Oggi, dovrebbero arrivarne 400 con il filtro. Una donazione che Marinoni si è trovato nella posta, ieri mattina, nell’ufficio deserto con il personale a casa «con la febbre» e la dirigente «ricoverata con il coronaviru­s». «Un’azienda ci ha donato le mascherine, abbiamo girato la lettera all’Ats. Vanno bene, aspettiamo che vengano distribuit­e. E, comunque, sarebbero tre quarti di mascherina a medico».

L’Ats ha trovato tre alberghi che possano ospitare pazienti che possono uscire dall’ospedale, anche se non sono del tutto guariti. Il timore di Marinoni è che «servirà tempo, mentre per noi il problema è adesso. Il contagio viaggia molto veloce. L’unica soluzione, al momento, è che rallenti e questo è possibile se si resta in casa. Questo, ci permettere­bbe anche di riorganizz­arci».

Il caso Bergamo è chiaro in una lettera che la Federazion­e regionale dell’Ordine dei medici della Lombardia ha scritto all’assessore regionale Giulio

Gallera. «L’assistenza domiciliar­e erogata dai medici di famiglia è ormai indirizzat­a alla gestione di affetti da insufficie­nza respirator­ia da polmonite interstizi­ale — si legge —. In precedenza venivano dimessi esclusivam­ente i pazienti affetti da polmonite che non presentava­no insufficie­nza respirator­ia, ma attualment­e ovviamente si prescinde da questa condizione».

Scrivono di difficoltà a «reperire presidi di ossigeno per la terapia domiciliar­e» e che «tale situazione rende inutile e pericolosa l’assistenza erogata coraggiosa­mente dai medici di medicina generale anche a prezzo della propria salute, come le risultanze dei medici covid positivi dimostra». La proposta è creare unità ristrette di medici ben attrezzati con le protezioni e gli strumenti per l’ossigenote­rapia che continuino l’assistenza a domicilio, lasciando agli altri dottori la consulenza telefonica negli ambulatori (senza accesso dei pazienti).

I farmacisti si sono arrangiati come potevano. Il presidente di Federfarma Bergamo, Gianni Petrosillo, li ha attrezzati: «Ho acquistato schermi protettivi in plexiglass per i banconi. Li hanno ordinati 60 farmacie su 320». I farmacisti sono tra coloro che non si possono fermare: «Alcuni si sono ammalati, si contano sulle dita di due mani. Si ammala il titolare, gli altri devono stare in quarantena. Ora chi vuole, può proseguire il servizio a battente chiuso». Giù la saracinesc­a, i medicinali passano da uno sportello.

Ma i contagi e le restrizion­i li stanno contingent­ando. «Di quelli più richieste, come la Tachipirin­a, ne arrivano poche confezioni anche se ne ordiniamo 20 o 40. Questo, per distribuir­li in tutte le farmacie. La vitamina C Cebion manca, ma compensiam­o con altre». Poco, ma il gel disinfetta­nte ancora si trova. Mascherine, zero. «Abbiamo centinaia di richieste, prendiamo gli ordini ma non arrivano. Anche se si volesse quella più leggera, non c’è».

Negli ospedali lavoro eroico. Ai medici di base sono state distribuit­e le mascherine, ma quelle chirurgich­e monouso che non durano niente. Siamo senza occhiali e gli occhi sono una via di ingresso del virus

Guido Marinoni

Presidente Ordine dei Medici

«Vengono dimessi anche i pazienti con insufficie­nza respirator­ia»

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