Violi: scelte inadeguate Gori: ora un passo in più
Il governo Conte è convinto di aver accolto, con il nuovo decreto, le richieste avanzate dalla Regione Lombardia attraverso la lettera di due giorni fa del presidente Attilio Fontana, che nasceva da più incontri con i sindaci dei capoluoghi lombardi, Giorgio Gori incluso per Bergamo. Ma dopo l’entrata in vigore del nuovo provvedimento è proprio Fontana a recepire le lamentele degli amministratori locali, in particolare quelli leghisti, e a rilanciare: «Bisogna fare di più per la sicurezza dei lavoratori nelle aziende, così non basta». Il decreto contiene tutta una serie di indicazioni per il mondo produttivo, invitando a rispettare le norme igieniche e di sicurezza, ma di fatto lascia libera scelta agli imprenditori su eventuali chiusure.
Le perplessità non mancano e arrivano dagli stessi esponenti del Movimento 5 Stelle, forza di governo, come Dario Violi, consigliere regionale bergamasco che sta vivendo da vicino il dramma della sua città: «Qui si contano i morti degli ospedali portandoli nella chiesa del cimitero e ci preoccupiamo di chiudere i parrucchieri e gli estetisti? Sono scelte del tutto inadeguate, ragiono su quello che sta accadendo. Si potrebbe intervenire, per esempio, con una stretta modello Codogno provincia per provincia, e invece si sceglie la strada di provvedimenti che valgono per tutta Italia. Ma ci sono aree in emergenza, come Bergamo, non si può più andare avanti così».
Usa parole meno dure il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, comunque deciso nel chiedere scelte più incisive: «Chiusi negozi, bar e ristoranti — ha scritto nel pomeriggio di ieri su Twitter — ma non c’è lo stop alle imprese. In troppi luoghi di lavoro la sicurezza non è garantita. Almeno in Lombardia va fatto un passo in più. Si definiscano deroghe per i settori strategici, con controlli sul rispetto delle norme. Si chiuda il resto».
Il mondo politico rischia di scivolare verso le polemiche, sul crinale di un confronto sempre difficile tra Lombardia e governo centrale. «Siamo un Paese stritolato da una drammatica emergenza sanitaria — commenta Alessandro Sorte, deputato di Cambiamo! —: non possiamo pensare di uscire da questa situazione sparandoci uno contro l’altro. Le istituzioni dimostrino che c’è ancora un futuro per l’Italia». Daniele Belotti, deputato leghista, si mantiene sulla linea del governatore Fontana: «È una situazione mai vista per cui servono provvedimenti eccezionali. Ok, tutti a casa, ma lo Stato e l’Europa devono dire come aiuteranno le aziende a ripartire. Ora, però, l’emergenza è sanitaria». Sul governo le pressioni non mancano, dall’interno della stessa maggioranza. Ma non ci sono ancora prese di posizione ufficiali, in attesa del decreto per il sostegno economico alle imprese: al lavoro anche il vice ministro bergamasco Antonio Misiani, Pd.