Carabinieri consegnano guanti e mascherine
I corrieri tra malattia e paura del contagio Il materiale destinato agli ospedali giaceva nei magazzini della provincia
Ore 19.30, all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Ore 22.30, all’ospedale di Seriate. E, ancora, alle 23 a Treviglio, a mezzanotte di nuovo al Papa Giovanni, mezz’ora dopo a Romano e, alle 2, ad Alzano. Per una sera e una notte, per iniziare, i carabinieri hanno fatto quello che i corrieri non hanno potuto, per il personale ridotto dalla malattia, o voluto fare, per paura. Consegnare 90 pacchi che non contenevano regali o accessori superflui, di questi tempi in cui la testa è da tutt’altra parte, ma maalcuni scherine, guanti, camici, materiale per le medicazioni e tubi per la respirazione preziosi tanto quanto il tempo della loro consegna. Servivano già ieri, domani è tardi. Gli scatoloni erano giacenti per lo più in magazzini della provincia di Bergamo, solo una parte è arrivata da Piacenza.
Gli ospedali hanno segnalato l’attesa all’Ats che, a stretto giro con la Prefettura, ha chiesto man forte al comando provinciale dei carabinieri che ha avvisato gli spedizionieri dell’imminente visita, per dare loro una mano. Con le mascherine bianche e i guanti in lattice azzurri, venti carabinieri hanno prima aiutato i corrieri a selezionare, uno per uno, tra molti altri, gli scatoloni destinati agli ospedali. Poi li hanno caricati sulle pattuglie e messi nelle mani di medici e infermieri.
«Ci era stato segnalato che
❞ Dalla Regione 5.000 mascherine ai medici di famiglia e alle prime Rsa che ospiteranno i pazienti dimessi dagli ospedali Massimo Giupponi Dg Ats
autisti di alcuni corrieri non volessero entrare in città — conferma il direttore generale dell’Ats, Massimo Giupponi —. Il materiale destinato agli ospedali era già stato portato nei depositi della provincia di Bergamo, ma c’erano delle difficoltà nella consegna, così con la Prefettura ci siamo rivolti ai carabinieri».
Il mix di malattia e paura del contagio ha prodotto un effetto domino. «Lanciamo un appello perché il personale delle Rsa che può farlo rientri — sempre Giupponi —. Seicento persone su 6.000 sono a casa in malattia, ma in queste assenze c’è anche una componente di paura. Abbiamo scritto una lettera alle Rsa». Lì servono posti per alleggerire gli ospedali, trasferendo i pazienti che non sono più gravi ma che non possono ancora tornare a casa. Ma anche lì, ed è lecito pensare a un collegamento con le assenze, mancano le protezioni. «Qualcosa è arrivato oggi (ieri
ndr) dalla Regione: 5.000 mascherine — annuncia il dg dell’Ats —. C’è un piano di distribuzione, andranno ai medici di famiglia e alle prime Rsa che accoglieranno i pazienti dimessi dagli ospedali. Certo, la questione delle protezioni complica tutto. Si parlava di un provvedimento del Consiglio dei ministri per favorire la riconversione delle aziende, per produrre mascherine». Quasi tutto il materiale giacente è stato consegnato. «Se servirà ancora il nostro aiuto, saremo disponibili — promette il comandante provinciale dei carabinieri, Paolo Storoni —. Era giusto fare la nostra parte per evitare un ulteriore ritardo nella consegna di materiale che serve per proteggere, e alleviare sofferenze».
Se da un lato alcuni corrieri vogliono evitare le strade di Bergamo, dall’altro ci sono persone erano in giro senza giustificato motivo. Su 2.091 controllate da tutte le forze dell’ordine, 89 sono state denunciate per aver violato le limitazioni anti contagio disposte dal governo, due per false attestazioni. Sono più ligi gli esercizi commerciali. Su 647 controllati, per tre titolari è scattata la denuncia e per altrettanti la sanzione.
L’appello dell’Ats «Nelle Ras sono a casa 600 dipendenti su 6.000 per malattia e per paura: rientrino»