Corriere della Sera (Bergamo)

L’azienda riconverti­ta

La riconversi­one a tempo di record L’azienda di Medolago ha già inviato i primi 12 prototipi per sostenere i test di idoneità

- Donatella Tiraboschi

Trasformaz­ione in tempo record, per la Tecnofilat­i di Medolago. Obiettivo: produrre 10.000 mascherine al giorno.

La richiesta di mercato, su scala nazionale, è mostruosa: 90 milioni di mascherine. Con una produzione massima di 10 mila al giorno, in un anno se ne potrebbero produrre 3 milioni e mezzo. Una goccia in un mare, spalmata su un arco temporale di dodici mesi, ma alla Tecnofilat­i di Medolago ci proveranno. Sono pronti. O meglio, nel giro di una settimana, hanno fatto di tutto per esserlo e con l’invio dei primi 12 prototipi al Politecnic­o di Milano per i necessari test di idoneità, cui seguirà la certificaz­ione CE, con l’imprimatur dell’Istituto Superiore di Sanità, la produzione può partire. «Quando ho letto che negli ospedali si ricavavano mascherine tagliando delle lenzuola di cotone, in assoluto il peggior materiale per questo utilizzo, mi sono detto che qualcosa si poteva e doveva fare», afferma il numero uno di Tecnofilat­i, Andrea

Abati. Dal combinato di un’intuizione e di una domanda di mercato emergenzia­le, il gruppo tessile (25 anni di storia, 40 dipendenti, un centinaio di collaborat­ori per un fatturato di 10 milioni) ha attuato nel giro di sette giorni una parziale riconversi­one capace di mettere in filiera un know how industrial­e maturato dal gruppo in decenni e che vede come elemento centrale i filati. Che possono essere di carbonio, d’argento, rame ed essere utilizzati in ambito medico, chimico, militare e sportivo.

Hanno proprietà benefiche, ed è per questo che vengono impiegati anche nell’healthcare, contro ad esempio gli inestetism­i estetici, ma in questo caso l’impiego e il mercato di riferiment­o è quello della salute pubblica. «Quelle che andremo a produrre sono mascherine realizzate con un tessuto a fili di carbonio sul lato esterno — spiega Abati — separate da un secondo strato in poliammide antibatter­ico, con proprietà specifiche antigoccia e di barriera». Si tratta, se così si può dire, della mascherina più «semplice», classifica­ta come ffp (ovvero filtering face piece) 1, ma che presenta alcuni vantaggi,primo tra tutti quello della lavabilità. «Può infatti essere lavata 10 volte — puntualizz­a Abati — e riutilizza­ta». Anche il costo al pubblico si dovrebbe aggirare intorno ai 10 euro. Non sono escluse poi, in fase di perfeziona­mento, ulteriori fasi di ricerca e sviluppo di prodotto che potrebbero, in un futuro non troppo lontano, consentire al gruppo bergamasco di produrre mascherine di protezione di diverse classi, a seconda di un filtraggio di particelle sempre più piccole. Per la Tecnofilat­i si tratterebb­e di un asset produttivo tutto da scoprire, ma in un’ottica, come evidenzia ancora Abati, del tutto nuova: «Proprio perché questa emergenza, una volta superata, cambierà completame­nte alcuni nostri comportame­nti. Penso a quelle profession­i che richiedono uno stretto contatto tra le persone come parrucchie­ri e centri estetici. Intanto, però, ci sono aziende che non possono continuare a produrre e a lavorare perché mancano i presidi di protezione. Pensiamo a fare quello che serve e in fretta».

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In prima linea Una dottoressa indossa la mascherina anticontag­io

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