Lo striscione che lega i tifosi rivali
La Serie A piegata dall’emergenza ma uno striscione sull’Oglio dà morale
La Serie A è nel caos. Nella giornata di ieri c’è stavo un tavolo, in videoconferenza, tra i presidenti per fronteggiare una situazione che appare decisamente difficoltosa, se non insostenibile. Sono quasi 700 i milioni di euro che la Lega potrebbe perdere, fra diritti televisivi e commerciali, nel caso in cui il campionato non finisse. Una montagna di soldi persi, un’ipotesi che il Presidente della Figc, Gabriele Gravina, cerca in qualsiasi modo di scacciare, dando una data per la ripresa: il 3 maggio permetterebbe, con un tour de force e giocando ogni tre giorni, di concludere intorno al 30 di giugno, con le finali di Europa League e di Champions rispettivamente a Danzica il 24 e Istanbul il 27.
«I playoff e i playout sono un’opzione, non ci sono termini stabiliti — ha detto proprio Gravina a Kiss Kiss Napoli —. È un’idea marginale rispetto a quella di terminare il campionato. Stiamo lavorando». Un auspicio più che una certezza, almeno al momento, mentre l’unanimità è arrivata per le conseguenze economiche: i club di A vorrebbero non pagare la mensilità di marzo, ora ci dovrà essere un confronto con l’Associazione Italiana Calciatori per cercare di trovare una quadratura, nonostante Damiano Tommasi avesse reputato «prematuro» parlare di taglio stipendi. I nerazzurri difficilmente torneranno ad allenarsi il 24 marzo, come era inizialmente preventivato.
In più, ad arrivare in aiuto alle società, potrebbe esserci una sospensione del fair play finanziario per un anno. Un discorso utile soprattutto alle big, quelle che giocano per l’Europa e che difficilmente potranno avere i conti a posto se dovessero saltare gli introiti. All’Atalanta dovrebbe interessare marginalmente, perché i costi fissi sono ancora bassi — e non solo per la Champions, in generale per i club italiani — e gli incassi finora sono stati all’altezza.
Certo, rimarrebbe un problema abbastanza considerevole anche per la ristrutturazione dello stadio, prevista inizialmente per maggio e che probabilmente slitterà. In questo senso la Uefa ha fatto sapere che sono al vaglio anche delle decisioni difficili: «È presto per dire quando il calcio sarà giocato ancora — recita un comunicato sul sito ufficiale — come abbiamo fatto sin dall’inizio della pandemia del Covid-19, la UEFA continuerà a relazionarsi con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con le autorità locali per guidare la risposta del calcio alla crisi che cambia costantemente. Come mostrato martedì, siamo pronti a scelte difficili, che saranno basate su consigli d’esperti e con la salute al primo posto».
Ma in un momento così difficile per Bergamo e per la Lombardia, il calcio può anche essere un mezzo per unire, al di là delle rivalità. Sul ponte che attraversa l’Oglio, tra Sarnico e Paratico, è comparso uno striscione: «Brescia-Bergamo, divisi sugli spalti uniti nel dolore», quasi a riappacificare un territorio in cui le tifoserie si sono fronteggiate per decenni in modo feroce. Ma l’emergenza produce anche questo.
Le soluzioni La Figc non esclude nemmeno i playoff. Ma il vero nodo sono i diritti tv e gli stipendi