Gori: i morti sono molti di più
Verifica in 13 comuni: 91 ufficiali in 2 settimane, 480 quelli reali. E a Brignano muoiono un carabiniere e un infermiere
Aumenta il numero dei contagiati in provincia di Bergamo: siamo a 5.154, 509 in più rispetto a giovedì. Crescono anche i decessi: sono arrivati a 695, 88 in più in un giorno. E solo in città, ieri i morti sono stati 48. Il sindaco Giorgio Gori ha fatto un sondaggio a campione sui decessi di due settimane di marzo in 13 Comuni, scoprendo che in quei paesi ci sono stati 480 morti contro i 107 dello stesso periodo del 2019, mentre quelli ufficialmente attribuiti al virus sono 91. Tra le vittime, anche l’appuntato scelto dei carabinieri Claudio Polzoni, 46 anni, e Luciano Mazza, 65 anni, da vent’anni infermiere al Policlinico di Zingonia. Entrambi vivevano a Brignano.
Non sapevo quale fosse il vero nome del Lilo. Io l’avevo sempre sentito chiamare così. L’avevo confinato nella mia infanzia, perché lui era quello del Val Serina Calcio, dove mio papà faceva (fa) l’allenatore. Per generazioni di ex ragazzini, a Serina, il Lilo è stato il Lilo, presenza fissa al campo e alle partite, tra porconi vari se i gol entravano nella porta sbagliata. Dal passato era risbucato di recente, il 24 febbraio, primo lunedì di coronavirus a Bergamo. Ero di riposo. Lui camminava verso Dossena, mio padre ha abbassato il finestrino e lo ha salutato: «Uè, Lilo». Ecco, il Lilo, che poi era Pierluigi Carrara, è una delle vittime del mio paese di duemila abitanti, come la Maria, che una volta faceva la bidella e la volontaria sulle ambulanze, e altri messi in fila nella chiesina del convento. Negli ultimi 7 giorni i morti sono stati 10, quando di solito la media è di 2 o 3 al mese. L’idea del sindaco Giorgio Cavagna, vista la situazione critica sia per le famiglie in quarantena sia per le agenzia di pompe funebri in tilt, è stata quella di sistemarli nel cuore del paese. Non è una consolazione da poco, di questi tempi. «È la tua gente», racconta dopo avere fatto visita a un altro anziano che probabilmente non ce la farà. «Prendi le tue precauzioni, ma non è possibile non esserci — dice —. In ospedale abbiamo 6 o 7 persone, sul territorio i malati sono tanti. Per fortuna, c’è anche la solidarietà. Le tute per chi fa volontariato alla casa di riposo ce le hanno fornite i meccanici, la Rossini trading le mascherine professionali, mentre la Tecnofiltri, che aveva in magazzino del tessuto, ha sospeso la sua produzione per cucirne 300 destinate a commercianti e a chi lavora a contatto con la gente».
Le bare, le foto, per il Lilo lo stemma del «suo» Val Serina. Non ho realizzato, finché da non so quale bacheca Facebook è spuntato uno scatto di quei nostri morti, certo pochi se paragonati al disastro della città, o di Nembro, o di Zogno. Ma è lo stesso choc. I paesi, come i quartieri, stanno cambiando faccia e forse solo ai bambini sarà risparmiato di guardarsi intorno e non sentirsi disorientati.