LETTERE SUL VIRUS
Milano che stringe i bulloni, Milano che chiude ma non chiude, Milano che resiste come in trincea. Si fa strada tra i lettori l’idea che il grande sforzo, eroico persino, da parte dei medici, serva a poco senza limitazioni ancora più drastiche alle uscite di casa.
Angeli lungo le strade Chi ci protegge
Caro Schiavi, questa assurda situazione ci ricorda ogni giorno quello che realmente conta. Se all’inizio stare in casa 24h su 24 sembrava un dramma, ora, dopo quasi 15 giorni, il mio vero dramma è pensare a me e ai miei genitori fuori di casa, magari in coda per fare la spesa, possibili prede di questa invisibile bestia.
Dal mio appartamento continuo a vedere troppe persone fuori: vicini che escono per fare la spesa ogni giorno, chi ringrazia il cielo di avere un cane che gli regala ore di aria fresca o ancora amanti che continuano a incontrarsi di nascosto. Io con queste persone non voglio condividere alcuno spazio. Le loro scelte superficiali non devono metterci a rischio. «E la spesa non la fai?», mi chiedono. O: «fai la spesa online?». Impossibile ormai. Penso che questa possa essere l’occasione per svuotare le nostre dispense che di settimana in settimana riempiamo di prodotti non strettamente necessari, magari perché erano in offerta. Ora è il momento di accontentarsi, le voglie vanno tenute, perché senza latte fresco si può vivere, senza una famiglia no.
Con le giornate a casa nuove routine prendono forma. Ma se il tempo vola, la mente continua a navigare in un mare di preoccupazioni e incertezze. La mente pensa a chi è lì fuori non per vizio ma per dovere, come il mio ragazzo, giovane carabiniere, o come i tanti medici e infermieri, coniugi, genitori e amici, che chissà quando potremo riabbracciare. Io ho deciso di stare in casa anche per loro.
Alice Perazzi
Dovremmo rendere contagioso il suo senso di responsabilità e avere un pensiero gentile per le tante sentinelle che ci aiutano a resistere in questi giorni difficili, oltre al personale della sanità. Sentinelle come il suo fidanzato carabiniere o i netturbini dell’Amsa o i tramvieri o gli agenti di polizia o i custodi delle portinerie e le commesse dei supermercati. E scusate se dimentico qualcuno.
Digiuno solidale Affamare il Covid-19
Qui, o si chiudono tutte (proprio tutte) le attività o non se ne esce. Se l’esercito intervenisse per un breve periodo con le altre forze armate e gli alpini non a pattugliare le città, ma a rifornire la popolazione (che resterebbe a casa) di pane, latte e acqua, si potrebbe ipotizzare un rapido calo degli infettati giornalieri. Una settimana di digiuno solidale collettivo non uccide nessuno ma riuscirebbe... ad affamare il virus.
Claudio Buttura Fulvia Furlan Giorno dopo giorno aumenta la convinzione che siamo mettendo dei cerotti bagnati su una ferita che sanguina. L’autoresponsabilità funziona solo in parte, i divieti hanno le maglie bucate, le zone rosse nella Bergamasca sono arrivate a tempo scaduto. Se deve essere coprifuoco, allora coprifuoco sia: Milano è ancora troppo aperta. Ci prepariamo a un altro weekend silenzioso aspettando il bollettino di guerra. Non saremo
Wuhan, ma dovremo fare come Wuhan, in una libera Repubblica per rompere la catena mortale del maledetto Coronavirus.
Passeggiata con il cane Centomila fuori casa
Viene sottolineato come sia troppo alta la percentuale di popolazione in giro per le strade.
Mi pongo questa semplice domanda: in questo calcolo si tiene conto del numero di cani a Milano (che sono, secondo le stime, circa centomila) e quindi del fatto che pari numero di persone (se non di più) circola liberamente almeno due volte al giorno?
Mario Ferrario
Il cane non è l’alibi per la libera uscita, ma una necessità pratica e igienica. Credo che i padroni l’abbiano capito.
In questi giorni temo invece l’abbandono di molti animali.
Lecco, Como e Varese Gli ospedali al lavoro
Mi chiedo e le chiedo: non sento mai parlare di 3 ospedali: Manzoni di Lecco, Sant’Anna di Como e Macchi di Varese. Non fanno più parte della Lombardia?
Ermanno Montermini
A Lecco e Merate ci sono 399 pazienti ricoverati per Coronavirus. Al Sant’Anna di Como i letti per pazienti Covid sono un centinaio. Meno casi a Varese (insieme a Sondrio), ma anche qui gli ospedali si sono adeguati.
La spesa online Ora serve pazienza
La spesa on line, all’inizio salvifica, è diventata eccessivamente macchinosa. Bisogna aspettare anche 15 giorni. È come giocare a bingo. Capisco subito che, per avere qualche possibilità di riuscita, bisogna inviare l’ordine un giorno per un altro appena inizia la giornata. Ma… nulla. Un bel gioco per non far annoiare anziani e diversamente abili.
Serena Pinto Rordorf
Quando tutti utilizzano la stessa fonte, è inevitabile il corto circuito. La spesa on line è fantastica, quando funziona. Lei mi sembra una che non molla, e fa bene. Ma dovremo abituarci alla pazienza e anche all’economia di guerra per la borsa della spesa.