«Così i più piccoli combattono il “cattivirus”»
A Bergamo arrivati 5 mila disegni da tutta Italia
Sulla carta loro hanno già sconfitto il virus. Anzi, il «cattivirus». Armati di pastelli, mentre le classi sono chiuse, alunni di tutt’Italia hanno spedito 5 mila disegni ai loro coetanei bergamaschi, che contribuiscono alla campagna. Fra fumetti e didattica, la saga lunga sette puntate di Funtasy e Okay! sensibilizza gli allievi delle scuole primaria e secondaria, con la regia dei maestri.
A ogni episodio sul blog corrisponde un’attività. L’ultima: vergare su un foglio da disegno una parola per riassumere lo stato d’animo. «Dissolviti!», ha intimato all’infezione un piccolo di Bitonto, in provincia di Bari. Una sua compagna ha scritto una lettera di quattro pagine a Roberto Alborghetti, l’autore bergamasco che cura i testi illustrati
❞ Tutti i bambini, da Nord a Sud, utilizzano colori accesi e leggono il virus allo stesso modo: violento e aggressivo, un alieno venuto da chissà dove Roberto Alborghetti
da Eleonora Moretti, per sincerarsi stesse bene. Molti altri fanciulli hanno indirizzato ai loro amici di penna orobici un invito a resistere. «Vinceremo noi», promettono da Pontecorvo, Frosinone. Riempie a caratteri cubitali la pagina un «orribile», sintesi di ciò che prova Mirco di Seriate. Da Bergamo, Lorenzo appende il suo «#combattiamo» alla maglia nerazzurra dell’Atalanta.
In queste battaglie campali di carta, gli anticorpi ricordano quelli del cartone animato «Esplorando il corpo umano». Detronizzano un bacillo con la corona. Tanti cuori, con la calligrafia ancora incerta, esortano al coraggio; cercano di consolare a distanza. «A differenza delle superiori, non ci sono servizi online, dobbiamo tenere impegnati i ragazzi — spiega Alborghetti —. La pedagogia delle storie vuole aiutarli ad adottare i comportamenti: stiamo in casa, laviamoci le mani, seguiamo scrupolosamente le indicazioni».
Dai sintomi a come si propaga l’epidemia, ogni capitolo ha una carica informativa, con le cautele del caso. «Dobbiamo alzare le nostre difese senza creare il panico che è il peggior alleato per combattere queste giornate — dice lo scrittore, che ha spedito ai docenti ritagli dei giornali locali come monito —. Non trovo differenze nella rappresentazione grafica fra Nord e Sud: ironica, con colori accesi. Tutti leggono il virus allo stesso modo: violento e aggressivo, un alieno venuto da chissà dove. Spesso i figli sono più responsabili dei loro genitori».
Un riferimento alle scene piovute da altre zone della Penisola, dove la gente ha recepito controvoglia le misure del governo, quando non le ha violate. Invece gli scolari della corrispondenza, nel racconto dei curatori, hanno preso sul serio la minaccia. Sono arrivati messaggi anche dall’estero, in un ponte che connette all’America la città, la Bassa e le valli. È stata una ragazza di Roma, Celeste, a battezzare il nemico «cattivirus». E come in tutte le fiabe che si rispettino, alla fine il mostro soccombe.