I contagi rallentano, i morti no
Confermata la frenata dei positivi: 347 domenica, 255 ieri. Ma le vittime ufficiali sono 1176, 112 in più
Per il secondo giorno consecutivo il contagio rallenta. I numeri ufficiali dell’emergenza coronavirus annunciati ieri dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera parlando di «una luce in fondo al tunnel», vedono il totale dei casi positivi in provincia di Bergamo raggiungere quota 6.471. L’incremento è di 255, rispetto ai 347 di domenica e ai 715 di sabato. Stabile l’aumento dei decessi (arrivati a quota 1.176): +112 ieri contro il +113 di domenica; sabato era stato di +256. Intanto sono cominciati i lavori per la realizzazione dell’ospedale da campo in Fiera. Il progetto è stato di nuovo modificato per includere anche una tac e ampliare il numero dei posti di terapia intensiva. Se ne occuperà Emergency, che ha introdotto una serie di modifiche per limitare al massimo i contatti e quindi la diffusione del contagio fra il personale.
Per giorni hanno spiegato di essere allo stremo. Ora le pompe funebri della Bergamasca minacciano di fermarsi. Raccontano che per gli operatori del settore non ci sono controlli, non vengono fatti tamponi, non ci sono nemmeno i dispositivi di protezione individuale come le mascherine. «È assolutamente irresponsabile continuare a operare nelle condizioni attuali, entrando e uscendo da strutture sanitarie e dalle case delle persone senza alcun controllo sulla salute — dice Antonio Ricciardi, presidente della categoria Onoranze funebri di Lia Bergamo —. Abbiamo quantomeno bisogno di essere sottoposti ai tamponi, per salvaguardare non solo la nostra vita, ma anche quella delle altre persone. Ci rendiamo conto di essere diventati dei potenziali veicoli di infezione in particolare per chi è più a rischio». I lavoratori delle pompe funebri dicono anche che stanno lavorando dall’inizio di questa emergenza oltre ogni livello di capienza. «Senza un intervento da parte delle istituzioni — aggiunge
Ricciardi —, ci vedremo costretti a sospendere le attività. È stato deciso di trasformare imprenditori e lavoratori della nostra categoria in vittime sacrificali. Ma ciò che è più grave, è il rischio che questo approccio porta alla salute del pubblico. Il nostro senso di responsabilità ci obbliga a prendere decisioni drastiche».
Nei giorni scorsi sono arrivati anche rinforzi da altre parti d’Italia. Ieri, per esempio, per supportare la Bof (la società Bergamo Onoranze Funebri, partecipata di Palazzo Frizzoni) in città è intervenuta un’agenzia di Arezzo. E anche i carabinieri stanno aiutando. Ieri è toccato a loro andare a prendere le salme negli ospedali e trasferirle al cimitero di Bergamo. Settimana scorsa, per due volte, i mezzi dell’Esercito sono arrivati a prendere i feretri per farli cremare fuori regione. Torneranno probabilmente anche nei prossimi giorni. Tra ieri e domenica i morti in città sono stati 92 (lunedì e domenica di una settimana fa i decessi erano stati 83 e 44 due settimane fa). E oltre alla chiesa del cimitero di Bergamo, le bare in attesa di sepoltura o della cremazione vengono ospitate anche nella chiesa di San Giuseppe a Seriate e in un locale dei carabinieri a Ponte San Pietro.
Il settore allo stremo «Ci rendiamo conto di essere diventati dei potenziali veicoli di infezione»