«Milano, un labirinto senza eroi»
Nicoletta Vallorani parla del suo romanzo di fantascienza «Avrai i miei occhi» Come in una premonizione la città distopica e spettrale somiglia a quella di oggi
È una Milano spettrale quella immaginata in «Avrai i miei occhi» (Zona 42), romanzo di Nicoletta Vallorani con cui la scrittrice torna alla fantascienza dopo altre riuscite prove in noir e con libri non di genere e per ragazzi. San Vittore è «terra contaminata», Palazzo Marino «di quel che era ai piani alti non è avanzato quasi nulla», piazza Santo Stefano è «un giardino di alberi e marmi», Porto di Mare è diventato un campo», la Scala viene «ciclicamente saccheggiata e ridotta a un guscio vuoto». In più, qua e là sembra quasi di leggere i tempi difficili di oggi.
È una premonizione o fervida fantasia?
«Non siamo profeti, noi scrittori di fantascienza. Quando va proprio bene, succede che abbiamo un’intuizione degli sviluppi possibili del qui e ora. Ma sono visioni, non anticipazioni di futuro.
Autrice
Come diceva il mio amico Beppe Devalle, l’artista al quale è dedicato il romanzo, un quadro è finito quando ti sorprende. Per me, oggi, è successo così».
Perché la Milano del futuro è così inquietante, piena di zone inaccessibili e di muri?
«Questa città è così. Una composizione asincrona, oggi come ieri e come domani. Forse per quello non ho saputo fare a meno di amarla, io che non ci sono nata e che ci sono arrivata con uno sguardo straniero. Vero è che adesso amo perdutamente questo posto, però ho avuto bisogno di “impararlo”, e per me ogni apprendimento passa attraverso lo sguardo. Non riesco a liberarmi di questa città. I luoghi che reinvento sono quelli che abito. Ma dopotutto, non lo facciamo sempre? Reinventiamo lo spazio, quando la storia non ci costringe a riscriverlo, come sta accadendo ora».
Ritroviamo Olivia e Nigredo, già protagonisti di altri suoi libri.
«I miei personaggi sono per me, nella testa e nel cuore, persone. E queste due persone si meritavano un altro pezzo di vita . Olivia faceva i falsi e Nigredo metteva le bombe. Sono morti e sono rinati. Rappezzati e perdenti. Mi piacciono gli uomini che sono stati re, le donne che sono nate due volte. Mi piace il tempo che passa e lascia segni. Loro sono così: segnati e vivi».
Dovendo sintetizzare il suo romanzo senza troppo raccontare…
«“Avrai i miei occhi” racconta di un labirinto dove due eroi senza divisa e senza medaglie si industriano per rendere giustizia a donne uccise, creature violate della cui sorte a nessuno importa».