«L’ospedale in Fiera, un miracolo bergamasco»
La visita del presidente della Regione Lombardia L’Oms chiede il progetto: «Un modello per tutti» Ma rimane il nodo della mancanza di personale
«Un miracolo che dimostra il senso di comunità del nostro territorio e il fatto che la Lombardia è diversa dal resto del mondo»: così il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha definito l’ospedale da campo in Fiera, quasi terminato e a pochi giorni dall’operatività, al termine dell’ispezione di ieri. Una struttura di cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto il progetto, perché la ritiene un modello per il modo in cui affronta la lotta all’epidemia. Resta però il problema di trovare una grossa parte di medici e infermieri ancora mancanti, tanto che l’apertura sarà parziale. «Li cerchiamo giorno e notte», assicura la direttrice del Papa Giovanni.
Mancava il tocco finale deo fiori. Nell’ospedale da campo in Fiera si sta lavorando agli impianti ma il grosso del cantiere è chiuso, e ieri è arrivato un camion di fiori da Obi: azalee, rododendri e giacinti sistemati a forma di cuore attorno al busto di Papa Giovanni, all’ingresso. E non sono mancati i furgoni dei fornai con le brioche per la colazione dei volontari. L’inizio dell’operatività non è ancora certo: ieri il presidente della Regione Attilio Fontana e la direttrice generale del Papa Giovanni Maria Beatrice Stasi parlavano di «inizio della prossima settimana», e solo per tre moduli da dodici letti. Perché mancano ancora 25 medici su 50 e 105 infermieri su 130.
Il personale
«Per ora lavoriamo con i contingenti di Emergency e dei russi», spiega la dg Stasi. Ma Regione e Papa Giovanni stanno continuando a selezionare i medici che hanno risposto ai bandi locali e nazionali. «Le nostre Risorse umane ci lavorano 24 ore al giorno. Ma ci sono difficoltà perché servono persone che oltre ad avere buona volontà devono essere in grado di lavorare in terapia intensiva. E poi i medici che ci vengono segnalati rispondono positivamente in modo molto ridotto, per vari motivi. Partecipano ai bandi ma poi accettano posti diversi da Bergamo. Intanto lavoriamo con le risorse che abbiamo». Anche se gli alpini hanno del personale sanitario disponibile.
Il presidente
«Questo ospedale dal punto di vista tecnologico non ha niente da invidiare a quelli ordinari: un altro miracolo di Bergamo e della Lombardia, un territorio diverso dal resto del mondo»: è stato il commento del presidente della Regione Attilio Fontana al termine del sopralluogo. «È incredibile ed è la dimostrazione della storia di Bergamo, della voglia di fare e di superare i problemi, e che esiste nei nostri territori la capacità di essere una comunità che si sostiene nel momento del bisogno. È un messaggio per il futuro, per ripartire più forti e coesi».
Un modello mondiale
Il progetto dell’ospedale della Fiera è già stato richiesto dall’Organizzazione mondiale della sanità, che intende farne un modello per le strutture da realizzare in caso di epidemie. Questo per il modo in cui tutto è stato pensato per avere il massimo di protezione per operatori e pazienti. Per esempio i tre metri tra un letto e l’altro e i grandi corridoi fra le camere: barriere spaziali alla mobilità del virus. E le squadre che saranno incaricate di passare più volte al giorno a pulire i pavimenti. Mentre per la sanificazione dell’aria è stata creata una stanza apposita in corrispondenza degli impianti al di sopra del padiglione. Si tratta di uno spazio di dieci metri con lampade ultraviolette e con filtri assoluti per pulire l’aria in entrata e in uscita.
Gli impianti
I vigili del fuoco hanno effettuato il sopralluogo, ora si sta effettuando la seconda sanificazione prima di quella definitiva, si attendono i certificati dell’Ats e si sta eseguendo il collaudo degli impianti, molti dei quali ancora incompleti. È il caso dei ventilatori: «Quelli donati da Cesvi e Fondazione Pesenti — spiega l’assessore regionale alla Protezione civile Pietro Foroni — sono bloccati a Malpensa perché sono arrivati dalla Cina senza i kit con i tubi, che però arriveranno a giorni, poi saranno sbloccati». In ospedale ce n’è una ventina di proprietà dei russi e dell’Ana, e se ne stanno cercando altri. La Tac noleggiata da Promoberg, Fra.mar e Mioorto arriverà domani e sarà messa in funzione lunedì. Poi ce ne sarà un’altra degli alpini che arriverà, ed è una previsione che mette paura, fra tre mesi. «D’altra parte non sappiamo quanto tempo resteremo qui — precisa il responsabile sanitario dell’Ana Sergio Rizzini —. Del resto come noi abbiamo finora mandato nostri pazienti in altre zone d’Italia o all’estero è giusto che da altre parti li mandino qui».
Don Fausto
Una petizione sui social network con centinaia di adesioni sta chiedendo di dedicare l’ospedale da campo a don Fausto Resmini, il sacerdote degli ultimi, morto la settimana scorsi. La dg Stasi non è convinta: «Questa struttura è già intitolata a Papa Giovanni, che siamo noi. È la nostra nona torre dopo le sette di Bergamo e l’ottava che è San Giovanni Bianco. Mi sembra la cosa più ragionevole».