Dai pazienti in Terapia intensiva il più grande database sul virus
Il direttore della Rianimazione del Papa Giovanni ha chiesto ai ricercatori di ingegnera biomedica di analizzare i dati con tecniche di Intelligenza Artificiale
«Gli studenti dell’Università di Bergamo hanno fatto la coda per partecipare», afferma con malcelata soddisfazione il professor Fabio Previdi, direttore del Laboratorio Control Systems and Automation UniBg. Ne hanno scelti due, Alessandro Delle Foglie e Cristian Locatelli (entrambi laureandi in ingegneria informatica) che potranno partecipare a quello che, nell’immane emergenza che ha colpito la Bergamasca, diventerà il più grande data base al mondo strutturato sul coronavirus.
«Ci dai una mano?»
Tutto è nato dalla più semplice delle richieste che la moglie del professor Previdi, Giancarla Poli, anestesista di terapia intensiva al Papa Giovanni XXIII, ha rivolto al marito: «Non ce la daresti una mano?». Su questo input «familiare» si è innestata anche la richiesta che il professor Luca Lorini, Direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, ha avanzato ai ricercatori di automatica, data science ed ingegneria biomedica dell’Università degli Studi di Bergamo: provare ad analizzare questi dati con tecniche di Intelligenza Artificiale. Detto e, pressochè, quasi subito fatto.
Team trasversale
In pochi giorni si è formato un team, formato da oltre 30 operatori, di cui fanno parte diversi ingegneri e data scientists che lavorano nelle industrie del territorio, che — ed è questo il lato di partecipazione trasversale molto significativo — hanno messo le loro competenze al servizio di questa iniziativa: Riccardo Sabatini fondatore di Orionis Biosciences, Vincenzo Manzoni e Andrea Rota di Tenaris Dalmine, Danilo Pau di ST Microelectronics, Michele Ermidoro
del Consorzio Intellimech e Daniele Gamba fondatore della startup bergamasca AISent. Per questa task force l’obiettivo è tanto preciso quanto inedito. Insieme a Previdi, il professor Andrea Remuzzi, con i loro collaboratori Mirko Mazzoleni ed Ettore Lanzarone, hanno raccolto la sfida ed hanno iniziato la creazione di un database strutturato.
In Terapia intensiva
«L’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo attualmente ha ricoverati circa 80 pazienti in terapia intensiva e più di 400 pazienti nei reparti— spiega Previdi— ed è così da circa un mese, come sappiamo. I pazienti sono costantemente monitorati con analisi cliniche laboratoristiche e strumentali, generando così un’enorme quantità di dati, che forse nascondono, se non la cura, certamente molte informazioni preziose per salvare molte vite».
Medici e ingegneri
L’operatività si avvale della task force che il professor Lorini ha creato con i medici delle terapie intensive e del servizio di urgenza che hanno cominciato a lavorare con gli ingegneri alla creazione di una base dati unica al mondo per dimensione e completezza delle informazioni. «È un lavoro quasi da amanuensi— precisa Previdi— perché non esistono programmi di information Technology che siano pronti a ricevere e rielaborare i dati. Sono gli stessi medici che, in modo eroico, ce li trasmettono anche in modo artigianale, ad esempio scrivendo delle note sulle strisciate dei tracciati. Fanno una fotografia a questi pezzi di carta che escono dai macchinari cui i pazienti sono collegati e ce li trasmettono in modo da poterli rielaborare in tempi rapidi».
L’obiettivo del progetto è fornire ai medici risposte in tempi rapidi su quesiti clinici di varia natura per valutare l’efficacia dei trattamenti e delle terapie Fabio Previdi direttore del Laboratorio Control Systems and Automation UniBg
Trenta operatori Del team fanno parte diversi ingegneri e data scientist che lavorano nelle industrie
80 pazienti
ricoverati nella Terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, che ospita 400 pazienti Covid-19
Fornire risposte rapide
L’utilità del progetto si snoda su un breve e un lungo termine. «L’obiettivo del progetto è fornire ai medici risposte in tempi molto rapidi su quesiti clinici di varia natura — conclude Previdi— per valutare l’efficacia dei trattamenti e delle terapie e comprendere meglio l’interazione virusospite con l’individuazione di fattori predittivi di outcome», cioè fattori in grado di anticipare l’esito di tutte le terapie effettuate su un paziente per farlo tornare allo stato di guarigione. Ma il poderoso materiale raccolto fornirà un importante apporto anche agli studi di validazione di protocolli e sperimentazioni su cui saranno chiamate a lavorare e ad esprimersi le comunità scientifiche.