Corriere della Sera (Bergamo)

LA FIEREZZA DI UN POPOLO

- Di Franco Brevini

Nelle ultime settimane le cronache si sono spesso occupate dell’operosità dei bergamasch­i. La città più funestata dal virus è stata anche quella che ha saputo farvi fronte con più forza e dignità, grazie al concreto attivismo espresso dalle forze più caratteris­tiche di queste zone: gli alpini, i volontari, gli artigiani, le tifoserie dell’Atalanta. Ma proprio l’emergenza ha reso esplicito qualcosa di cui i bergamasch­i possono andare fieri. Mi riferisco al ribaltamen­to di un tratto antropolog­ico della loro storia. Il lavoro è stato nei secoli un bollo di subalterni­tà, talvolta di umiliazion­e, che le genti delle valli e della pianura hanno portato sulla loro pelle. Prima i contadini che partivano in cerca di speranza per Venezia, dove il bracciante bergamasco con l’abito rappezzato avrebbe dato vita alla maschera di Arlecchino. Successiva­mente gli emigranti, che fuggivano la durezza delle condizioni locali, emigrando in Svizzera, in Francia, in Germania. Infine il pendolaris­mo dei cottimisti, che, stipati nei pulmini fino dall’alba e bersagliat­i dalla satira di qualche comico, hanno costruito e ristruttur­ato le case di Milano. Poi è accaduto qualcosa che ha a che fare con la dialettica di servo e padrone di cui parla Hegel. I bergamasch­i hanno saputo riconverti­re in una risorsa un tratto sfavorevol­e. La consuetudi­ne al lavoro è diventata attivismo, capacità di fare, autonomia, competenza. Hanno mostrato al mondo cosa significa mettersi all’opera, senza aspettare gli altri. Oggi sono nel mondo un simbolo dell’Italia che non si arrende.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy