Nei paesi più vittime delle guerre mondiali
Armati, ex sindaco di Ponteranica, confronta i numeri
Un numero senza precedenti di decessi. E poi quei camion dell’Esercito che continuano a portare fuori regione le bare dei bergamaschi perché il forno crematorio in città non basta più. Tanti, in queste settimane, hanno paragonato l’emergenza sanitaria per il coronavirus alla guerra. Ad altri il paragone è sembrato inappropriato, forse esagerato. Così l’ex sindaco di Ponteranica Claudio Armati (ha guidato il Comune dell’hinterland ininterrottamente dal 1987 al 2004), che oggi ha 77 anni, ha deciso di mettere a confronto i numeri. Quelli dei caduti delle due Guerre Mondiali e i decessi di questi giorni. Ha preso i dati riportati sui monumenti ai caduti di Ponteranica e ha fatto qualche calcolo.
Nel 1915 i morti residenti a Ponteranica erano stati 6 (lo 0,30% dei circa 1.960 abitanti di allora), l’anno dopo ancora 6, e poi 8 (lo 0,40% degli abitanti) nel 1917 e 15 (lo 0,75%) nel 1918. Poi gli anni della Seconda Guerra Mondiale, con 8 caduti di Ponteranica nel 1941 (lo 0,30% dei circa 2.665 abitanti di allora), 4 (0,15%) l’anno successivo, 15 (0,56%) nel 1943, 3 (0,11% l’anno dopo) e ancora 3 nel 1945. E a marzo 2020, si chiede Armati, cosa è successo a Ponteranica? «In un mese soltanto — dice l’ex sindaco — i decessi sono stati 26, lo 0,38% dei 6.808 abitanti attuali (il dato è aggiornato al 29 febbraio, ndr). In media, nello stesso mese degli anni scorsi, ci sono sempre stati meno di 5 decessi. Molti commentatori hanno parlato di guerra riferendosi alla situazione in cui ci troviamo noi bergamaschi per l’effetto del coronavirus. Sembrerebbe un paragone azzardato ed esagerato, ma non è così. Anzi si tratta di una valutazione in difetto».
Si trova una situazione analoga anche nei dati che riguardano la città di Bergamo. Armati ha cercato il numero dei morti della Prima Guerra Mondiale sul sito cadutigrandeguerra.it. Nel 1915 risultano esserci stati 78 caduti tra i residenti in città, 133 l’anno successivo, 178 nel 1917 e 223 nel 1918. Numeri decisamente inferiori rispetto ai 602 morti registrati a marzo (un anno fa, sempre a marzo, i decessi erano stati 124).
«In guerra c’era la perdita dei giovani, oggi invece — dice l'ex sindaco — abbiamo perso i ragazzini di un tempo, quasi un’intera generazione. Sono scomparse tante figure di riferimento nei vari comuni
Indietro di un secolo
L’anno peggiore delle due guerre vide 15 morti a Ponteranica: a marzo sono stati 26
bergamaschi, padri nobili, figure storiche e queste perdite lasciano il segno».
Armati teme che oggi come allora le conseguenze sul piano sociale e su quello economico di questa «nuova guerra» saranno pesantissime. «Dopo la Seconda Guerra Mondiale era scattata la solidarietà tra gli Stati — dice l’ex sindaco —, ed è quello che serve anche oggi. I territori maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, come la Bergamasca, hanno bisogno di una legislazione speciale e anche di provvedimenti particolari, proprio come se ci fosse stata una guerra. Chi si è salvato o comunque chi è stato colpito meno dal coronavirus dovrebbe aiutare i territori più provati da questa emergenza».