Corriere della Sera (Bergamo)

La famiglia di infermieri

Mamma, papà e figlia al Papa Giovanni: tutti riconverti­ti a combattere il virus «Unico relax la doccia a fine turno»

- Michela Offredi

Si erano conosciuti in ospedale, erano studenti infermieri, e si sono sposati. La figlia ha seguito le loro orme e ora tutti e tre, di Sant’Omobono, sono in corsia contro il Covid.

Insieme

Tutta la famiglia Baitelli di Sant’Omobono , da sinistra: Andrea, la mamma Nelly, il papà Raffaello, Valentina e Giacomo. I genitori e Valentina sono infermieri all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo

Si sono conosciuti nel 1987 in corsia, ai Riuniti, quando erano ancora due studenti di Infermieri­stica. La loro figlia è un po’ cresciuta lì, con i quaderni dei compiti e i colleghi a farle compagnia, fra un turno che finiva e uno che iniziava. Lì ha scelto di lavorare, benché ha capito che avrebbe seguito le orme dei genitori «solo dopo non aver passato il test a Fisioterap­ia». Ed è sempre lì, fra i corridoi di un ospedale che ha cambiato nome e luogo ma in fondo è lo stesso, che erano Raffaello Baitelli, 52enne originario di Grumelmans­ioni, lo del Monte ma residente a Sant’Omobono Terme, sua moglie Nelly Rota, 53 anni, e Valentina, 27 anni (che da settembre è sposata e vive ad Almenno San Bartolomeo), quando è arrivata l’epidemia. I primi casi, poi decine, centinaia. Con «i posti che si riempivano e finivano, una turnazione continua» di volti, storie e sofferenze, decessi.

«Ho deciso che sarei diventato un infermiere in terza media, dopo aver assistito a un incidente — rivela Raffaello —. Da 31 anni lavoro in Chirurgia, ne ho viste di cose, mai però mi sarei immaginato una simile realtà. Nessuno era pronto». Tutti si sono riadattati: «I medici e gli operatori sanitari si sono dovuti reinventar­e. Ho molta esperienza nei supporti respirator­i e, in queste settimane, mi sono trovato a insegnarne il funzioname­nto a chi di solito si occupa di altro». Cambiate le

❞ Nessuno era pronto, io non mi sarei mai immaginato una realtà simile, dopo 31 anni di lavoro in reparto in cui ho visto molte cose Raffaello Baitelli 52 anni

le strutture: «Tutto l’ospedale — spiega — è diventato una sorta di grande reparto dove tutti collaboran­o per combattere il virus», lavorando anche «otto, nove, dieci ore di seguito, sempre in piedi», aggiunge Nelly che prima dell’emergenza era nell’ambulatori­o della Neurologia. Tantissimi i pazienti caduti in battaglia. Persi senza poter fare nulla: «Me li sogno di notte», ammette Raffaello. È Nelly a completare la frase, con Valentina che annuisce: «Il giorno prima stanno bene, poi la situazione peggiora drasticame­nte».

Si fanno forza a vicenda. Alla fine, «anche senza volerlo», finiscono «sempre a parlare di coronaviru­s, perché poi è inevitabil­e confrontar­si, raccontars­i».«Dormiamo, lavoriamo, dormiamo, lavoriamo — continua la moglie —. L’unico vero momento di relax è la doccia in ospedale a fine turno». Una volta a casa, hanno solo voglia di staccare con la testa, di stare sul divano, «anch’io che non ho mai saputo cosa fosse», rivela l’infermiere che è campione in carica di decathlon e pentathlon, categoria Master 50. «In questo periodo non corro. Spero però di riuscire a partecipar­e a luglio ai campionati italiani di decathlon, a Catania. Vedremo».

Altri sogni per quando riprenderà la routine? «Non saprei — commenta Valentina —, intanto viviamo alla giornata, come noi infermieri abbiamo sempre fatto. Nel mio reparto, rimasto Cardiologi­a, a volte tutto cambia in 5 minuti. Ora ci chiamano eroi, ma la verità è che continuiam­o a fare quello che abbiamo sempre fatto». C’è però una cosa che l’intera famiglia aspetta di fare: «Avremo — precisa Nelly — due compleanni da festeggiar­e insieme. Giacomo, l’altro figlio, ha compiuto 20 anni il 13 marzo (cé un terzo figlio, Andrea, di 18 anni, ndr). Valentina li fa il 15 aprile. E magari ci infiliamo anche l’anniversar­io di matrimonio, che cade l’8 settembre. Quest’anno sono trenta».Trent’anni fianco a fianco, fra casa e corsie, flebo, medicine. Fra i colleghi comuni, i reparti di sempre, fra imprevisti e novità, come il Covid19. «Alla fine però le cose positive superano sempre le negative — conclude Raffaello —. È la nostra scelta di vita». E di famiglia.

I coniugi Si sono conosciuti ai Riuniti. Nel 2020 festeggian­o i trent’anni di matrimonio

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