Corriere della Sera (Bergamo)

Ciclisti da salotto tra simulatori e ginnastica

In attesa di tornare su strada sedute infinite sui rulli e app per monitorare la forma

- Roberto Amaglio

Da un lato lo stop alle gare e la necessità di stare a casa; dall’altro l’obiettivo di farsi trovare pronti una volta che si uscirà dall’emergenza, anche se nessuno sa quando accadrà. È in questo limbo che si trovano i ciclisti. Basta dare un’occhiata a Instagram per capire che gli atleti non stanno con le mani in mano. Spopolano i video degli allenament­i dei big, ma anche dei giovani ciclisti di casa nostra; chi sui rulli, chi concentran­dosi sugli esercizi a corpo libero, chi mostrando i dati dei rilevatori di potenza.

Vietato rilassarsi

Ma, al netto dell’apparenza sui social, come è allenarsi in casa per una categoria abituata a macinare chilometri? Chi non può rilassarsi sono i profession­isti, tra cui Mattia Cattaneo: nato ad Alzano il 25 ottobre del 1990, l’atleta della Deceuninck-Quick Step in questo 2020 aveva partecipat­o alle gare australian­e e all’Uae Tour. Poi è arrivato lo stop. «E da allora rulli, rulli e ancora rulli», spiega il passista bergamasco, che nel 2019 ha sfiorato la vittoria di tappa al Giro nella frazione con arrivo a Como. «Si tratta di un lavoro di mantenimen­to della condizione, visto che nessuno sa quando torneremo a correre».

Durante una stagione «normale», molti atleti starebbero preparando le valigie per i ritiri in altura, dove perfeziona­re la forma sotto gli occhi dei preparator­i. Come è possibile per un team internazio­nale restare in contatto con i propri atleti? «Usiamo software e app per condivider­e gli allenament­i, permettend­o ai preparator­i di analizzare le performanc­e: non solo tempo e chilometri percorsi sui rulli, ma anche parametri più specifici a livello aerobico e anaerobico».

I contatti

Anche scendendo di livello, il mantenimen­to dei contatti con la squadra è fondamenta­le. «Non vedo i miei ragazzi dal 10 marzo, giorno del decreto che ha interrotto l’attività sportiva», confida Gianluca Valoti, ex profession­ista e ora direttore sportivo della Colpack Ballan (sodalizio che ha 24 atleti tra dilettanti e under 23). «Dopo lo stop ci siamo concessi una settimana di riposo; da due settimane a questa parte abbiamo ripreso con le sedute casalinghe». Che consistono, anche in questo caso, di esercizi a corpo libero e rulli. «Ma mai più di un’ora», puntualizz­a il dirigente nato ad Alzano. «Suggeriamo l’utilizzo di programmi interattiv­i perché meno noiosi. Per il resto, abbiamo spinto i ragazzi a concentrar­si su altro: hobby, lettura, imparare le lingue straniere, oltre allo studio per chi è ancora studente».

«Come un infortunio»

Che i rulli non piacciano a molti lo conferma anche il rider di Zogno Marcello Pesenti,

campione italiano di Enduro. «Vivo l’esperienza come se fosse un infortunio; faccio solo qualche esercizio a corpo libero e di coordinazi­one, senza pensare alla bicicletta. Anche perché odio i rulli», confida il 25enne che, dopo la trafila giovanile su strada, da sei anni si è dato all’Enduro. Una specialità in cui la tecnica ha un peso decisivo. «Ma quella non si perde: basterà qualche uscita per ritrovare il feeling con il mezzo e la fiducia per affrontare i sentieri più impervi», afferma speranzoso il pilota della Marchisio bici, che nel frattempo si sta dedicando a tv, libri e … «lezioni di ballo. In fondo anche per quello serve coordinazi­one». Che si sia stradisti profession­isti, dilettanti o biker, ciò che manca è la bici, quella vera. «Sui rulli si pedala e si suda, ma non si va in bici», confida Cattaneo. «Mi mancano le nostre valli, le montagne. Quella sensazione di libertà che si respira in sella, e che va ben oltre la gara o l’aspetto agonistico».

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Mattia Cattaneo sui rulli durante un riscaldame­nto.
A sinistra, un simulatore Swift
Allenament­o Mattia Cattaneo sui rulli durante un riscaldame­nto. A sinistra, un simulatore Swift
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