Daniele, che a 25 anni guida le squadre
Dal giovane ingegnere che ha coordinato gli artigiani ai boliviani in prima linea, dal tifoso in cerca di riscatto all’alpino che istruisce le nuove generazioni Sono le storie di chi ha contribuito a realizzare il presidio medico in via Lunga
Dice che anche il lavoro in pizzeria è stato importante: «Mi ha formato la mente, ho imparato a rispettare scadenze, a consegnare un prodotto finito, a collaborare». Daniele Fusini, con i suoi 25 anni, ha gestito le squadre di Confartigianato con lo zio, il presidente Giacinto Giambellini, quasi a fare lui da spalla. Ha una laurea in Ingegneria meccanica, vive a Dalmine e, pizza a parte, da un anno fa il project manager in un’azienda idraulica. «Domenica 22 ho fatto partire la mail, il lunedì ho ricevuto 50 risposte, il martedì erano 160», racconta. Le prime squadre si sono messe all’opera lunedì sera, «martedì abbiamo lavorato dalle 6 a oltranza. Fino al giovedì c’erano 220 persone». Tante molto più vecchie di lui: «Ma ho trovato più fiducia che rigore. Prima di fermarmi ero in un cantiere che aveva parti in cartongesso, quindi ero già abituato al tipo di lavoro. Si sono creati capi squadra che facevano riferimento a me. La sera facevo fatica a mandare via gente che era qui dalle 6. Di solito — prosegue Daniele — l’elettricista ce l’ha con l’idraulico, l’idraulico con il muratore. Qui invece sembrava che tutti si conoscessero già e il materiale finiva subito perché chiunque lavorava veloce». Descrive una scena: «Un ragazzo ha schivato del materiale senza smettere di puntare verso di me tanto era concentrato sulle cose da fare. Penso che sia l’esperienza più bella, formativa e divertente che abbia fatto. Non mi sarei mai aspettato di costruire un ospedale».