L’ospedale in Fiera. Un miracolo di volontari
Volontari, come persone che lasceranno il segno. Da chi ogni giorno entra nelle case degli anziani soli a chi si è messo a disposizione dei Comuni. E poi, c’è il miracolo della Fiera allestita in sette giorni, un’opera senza precedenti. Ospedali da campo sono stati costruiti in tutto il mondo, da Wuhan in poi. Nessuno, però, grazie alla gente comune. Il presidio medico avanzato del Papa Giovanni XXIII non è pronto, perché ancora restano da installare le apparecchiature, e la ricerca del personale sanitario non è una passeggiata. L’apertura si spera sia lunedì. Ma pavimenti, impianti, pareti, tinteggiature e mobili si sono materializzati a tempo di record. Merito degli Alpini, degli artigiani e di un gruppo di ultrà dell’Atalanta. Dall’azienda consolidata, come quella degli elettricisti Agazzi, a figure di riferimento dell’Ana, come il responsabile dell’infermieristica Gigi Barcella, fino al magazziniere boliviano, ognuno ha la sua piccola storia di solidarietà da raccontare. «Ho un negozio di moto, che ora è chiuso. Quando ho saputo del progetto, sono tornato a fare l’elettricista con i miei fratelli», dice Simone Agazzi, di Redona. Barcella, di Grassobbio, lavora all’Humanitas di Rozzano: «Ora sarò qui come volontario. Quest’opera per il 99,9% è stata fatta da volontari. È qualcosa di storico».