Corriere della Sera (Bergamo)

Il film Ultras, quelle storie da Napoli alla Festa della Dea

- A.D.L.

«Ci stava pure nu’ carrarmat’». «Che? Nu’ carrarmat’?». «Sì, quelli so’ chiù pazz’ e nuje». Già, «quelli sono più pazzi di noi». E quelli sono i supporter dell’Atalanta secondo i colleghi napoletani, in uno degli ultimi film sbarcati su Netflix: Ultras. Una storia di tifoseria ma soprattutt­o di vita, firmata da Francesco Lettieri, in cui uno dei pochi omaggi ai rivali da parte degli ultrà partenopei è, appunto, ai bergamasch­i e alla Festa della Dea.

Il riferiment­o ai nerazzurri entra presto, nel film, quando Sandro il Mohicano (Aniello Arena) racconta al giovane Angioletto, il ragazzo che ha già perso il fratello maggiore in uno scontro, di quello strano invito ricevuto qualche anno prima: «Saremmo onorati di avere i nostri avversari napoletani alla nostra Festa». E ricorda che arrivando ai tendoni a Bergamo, aveva subito visto una marea di persone, e si era spaventato, temendo che potesse finire subito a cazzotti. E invece «ci so’ venuti incontro due bergamasch­i e hanno iniziato: “Uè Napoli, dai f…,beviti due birre, sciogliti un po’…”». Una birra dopo l’altra, i cori per tutta la notte, poi la discoteca, e solo all’uscita uno scontro, quando Sandro e un bergamasco, che si erano picchiati fuori dallo stadio qualche anno prima, si riconoscon­o. E parte la rissa, che nell’ottica ultrà fa anche un po’ parte della festa.

C’è Napoli, nel film di Lettieri, con le sue periferie e i colori del gruppo Apache, di cui Sandro il Mohicano è stato uno dei fondatori. Ma il contesto incide fino a un certo punto, perché Ultras è una storia che va oltre i singoli gruppi di supporter organizzat­i, una vicenda che vale a Napoli così come a Bergamo, ma anche a Genova, Terni, Lecce, Roma, Torino o Milano. È un racconto di giovani ultrà che vorrebbero seguire i «vecchi» nelle loro gesta, dalle prime trasferte alle bombe carta, ma anche di «vecchi», come il Mohicano, che sono stanchi di quella vita spesa dietro a una maglia, una bandiera, i cori, i fumogeni e gli scontri. «In nome di cosa?» iniziano a chiedersi. Ormai i diffidati scherzano con i poliziotti del commissari­ato, dove ogni domenica sono costretti ad andare a firmare un quarto d’ora dopo l’inizio e un quarto d’ora prima della fine della partita. «Ma pure quando la partita è a porte chiuse?» chiede Sandro. «Eh sì, queste sono le regole», risponde il poliziotto. Con il motorino il

Mohicano passa vicino al San Paolo mentre i compagni, dall’interno, cantano «Onoriamo i diffidati». Sembra di rivedere il Bocia, Claudio Galimberti, che respira l’aria attorno allo stadio di Dortmund, prima della partita di Europa League. Ma gli anni passano, Sandro il Mohicano è stanco della «firma» la domenica e inizia a preferire l’amore per Terry a quel mondo in cui è cresciuto. La vita da Ultras, però, gli resterà incollata addosso, contro le sue stesse scelte.

La trama Il fondatore vuole lasciare, ma il gruppo e le sue dinamiche lo travolgera­nno

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Schermi e realtà In alto, una scena del film ultra. Sopra, la Festa della Dea 2013

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