«Al lavoro dopo 15 giorni Quarantena troppo corta»
L’Ordine dei medici e quello degli infermieri scrivono per avere chiarimenti e disposizioni La risposta: preoccupazioni condivise anche da noi
È il popolo dei Covid-19 invisibili, quelli a casa con sintomi da importanti a lievi ma che, senza tamponi, non risultano nel bollettino ufficiale. Questo, per i medici rappresenta un problema per il presente ma anche per l’immediato futuro: il rientro al lavoro, con il rischio di un contagio involontario.
Il presidente dell’ordine dei medici, Guido Marinoni, e il presidente dell’ordine degli infermieri, Gianluca Solitro, hanno scritto una lettera al direttore generale dell’Ats Massimo Giupponi. Chiedono indicazioni, ma ne danno anche: «Per esperienza comune, 14 giorni dalla guarigione non garantiscono che una persona non sia contagiosa. Allora, che l’Ats dia una disposizione sulla tempistica per ritenere un soggetto negativo, in assenza di sintomatologia». C’è un problema nel problema: senza tampone chi può dire che il virus sia stato sconfitto? Si potrebbe obiettare anche il contrario: chi dice che la persona sia mai stata malata? I medici di base, che da più di un mese stanno vedendo febbri, desaturazioni, pazienti attaccati alla bombola dell’ossigeno. «Facciamo due conti, va sul
a vista, può essere il motto dei dottori di famiglia. Che, però, ora chiedono sia l’Ats a chiarire: «I medici di base hanno la disposizione di certificare la malattia. Dopo i 14 giorni di quarantena, sulla base di che cosa possono non rimandare le persone al lavoro? Lo deve dire l’autorità sanitaria — sempre Marinoni —. In un Paese ideale si farebbero i tamponi, ma nell’ultima circolare, il ministero della Salute ci ha detto che non ci sono abbastanza reagenti».
Con le aziende mezze bloccate, il rientro dei lavoratori non è comunque immediato. Il presidente, però, fa altri conteggi: «Vale per chi sta bene da tempo, ma se uno sta male ora?». Poi ci sono i medici. «Ora i tamponi li fanno». Intanto Marinoni elenca i nomi di quelli morti per il Coronavirus: sono 21.
L’Ats «condivide le preoccupazioni e la necessità urgente di una strategia per il contenimento della diffusione del virus», indica in una nota che rimanda alle disposizioni della Regione «con cui siamo constantemente in contatto» e del ministero. «Nella serata di venerdì 3 aprile il ministero della Salute ha autorizzato l’utilizzo di test rapidi che possano consentire l’individuazione immediata di soggetti negativi e, quindi, permettere la ripresa dell’attività lavorativa», cita l’Ats. E, sempre di venerdì, «l’avvio di una sperimentazione che potrà consentire l’individuazione dei soggetti che hanno sviluppato anticorpi». La sintesi della risposta a Marinoni e Solitro è che da soli non si va da nessuna parte: «Ats crede fermamente che un intervento di tale portata debba essere condiviso». Cita i datori di lavoro, i sindacati e come «interlocutori privilegiati», gli ordini dei medici e degli infermieri.
❞ Sulla base di cosa possiamo non mandare una persona al lavoro? Deve dirlo l’autorità sanitaria Guido Marinoni Ordine dei medici
Venerdì 3 aprile il ministero ha autorizzato l’utilizzo di test rapidi per stabilire subito se una persona è negativa Massimo Giupponi Dg Ats