La politica divisa sullo scudo penale
Politici d’accordo: il personale sanitario va protetto Polemiche sulla salvaguardia anche dei dirigenti Si fa strada la punizione in caso di «colpa grave»
Lavorando 15 ore al giorno si può sbagliare, Ma è giusto perseguire chi ha ruoli dirigenziali Dario Violi Cinquestelle
Non si butti la croce su chi lavora in ospedale. Per chi ha ruoli di responsabilità si valuterà Davide Casati Pd
«Ora si sta ragionando sul concetto di “colpa grave” che elimini casi di errori minori»
Proteggere i medici, per il resto è difficile valutare. Si agisca nei casi di colpa grave Alessandra Gallone Forza Italia
Non è il momento dei processi. Adesso si salvano le vite. Poi si valuterà caso per caso Daniele Belotti Lega
Ci sarà e proteggerà molte persone: resta da vedere quante e di quali categorie. Cambiano di ora in ora i confini dello scudo penale, la misura che sta per essere introdotta nel decreto Cura Italia per proteggere chi lotta contro il coronavirus da eventuali conseguenze giudiziarie delle proprie azioni. Per esempio le denunce che in alcune zone d’Italia sono già state presentate dai parenti di tre vittime. Si deve però decidere se ci si limiterà a medici e infermieri o se la misura sarà estesa anche a dirigenti che hanno preso decisioni come quelle sulla chiusura o meno degli ospedali. La Lega sembrava pensare di sì (tanto che un militante storico come Lucio Brignoli aveva scritto sui social: «Salvini potrà scordarsi il mio voto») ma ieri l’emendamento leghista è stato ritirato. Ne rimane uno del Pd ancora in discussione. «Prima di esprimermi voglio capire come sta cambiando la situazione», mette le mani avanti il consigliere regionale dem Jacopo Scandella.
Su una cosa tutti sono d’accordo: giusta la protezione per chi è in prima linea. Con qualche distinguo. Posizione netta per il consigliere regionale cinquestelle Dario Violi: «Chi lavora in ospedale è giusto che sia difeso, vista la macchina di avvocati che si è messa in moto. Non si può parlare di eroi, dare grandi pacche sulle spalle e poi lasciarli sulla strada. Siamo ancora in piena emergenza e il rischio è che si pratichi una medicina difensiva, facendo il minimo indispensabile. Bisogna
proteggerli prima possibile per tranquillizzarli. Anche perché, lavorando 15 ore al giorno, può succedere che si facciano errori. Diverso è per gli errori strategici e decisionali da parte di chi ha ruoli di responsabilità dirigenziali ben pagati, ed è giusto che venga perseguito a livello civile». Sulla stessa linea il segretario provinciale del Pd Davide Casati: «Bisogna evitare ogni provvedimento che faccia pensare che si difenda qualcuno che ha ruoli di responsabilità. Per loro, passata l’emergenza, si valuterà. Ma non si può buttare la croce su chi lavora in ospedale».
In molti c’è cautela nell’affrontare la materia: «Pensiamo a proteggere i medici ma poi per il resto faccio fatica a entrare nel merito — spiega la coordinatrice di Forza Italia Alessandra Gallone —. Perché siamo stati colpiti da un vero tsunami e sono successe cose che nessuno si aspettava: non mi sento in coscienza di giudicare cos’è successo a vari livelli, ci sono concorsi di colpa in ogni azione che è stata fatta. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. Piuttosto farei un provvedimento che protegga i sindaci, non per il pregresso ma per quello che saranno chiamati a fare da ora in poi, perché si annuncia una situazione molto complessa». Gallone però sottolinea un concetto che si va precisando: «L’importante è che non ci sia una colpa grave». Ed è questo il discrimine che potrebbe diventare più importante: il tipo di azione piuttosto che le caratteristiche del proprio incarico. Lo spiega il deputato di «Cambiamo!» Alessandro Sorte: «Le prime versioni degli emendamenti erano inaccettabili perché è giusto tutelare medici e infermieri ma serviva un confine, senza il quale la misura sarebbe stata uno sfregio a tanti morti bergamaschi. Si stabiliva una differenza fra dolo e colpa. Il primo non sarebbe stato provato e quindi sarebbe stato uno scudo a 360 gradi. Ora si ragiona sul concetto di “colpa grave” che elimini casi di errori formali o minori. Ma non si è ancora capito se il concetto vada applicato ai dirigenti o se anche ai medici».
Perché infine è proprio questa la distinzione che fa discutere, anche di fronte alle inchieste su alcune decisioni prese dalle autorità sanitarie all’inizio dell’epidemia: «È giusto che debba essere tutelato il personale medico da eventuali denunce penali, essendo in una situazione anomala mai capitata prima», spiega il deputato leghista Daniele Belotti. Che frena invece su altre categorie: «Ci sarà tempo per capire ma non è il di momento ora di fare processi sulla chiusura dell’ospedale di Alzano o sulla zona rossa. Bisogna lasciar lavorare chi deve salvare la vita alla gente e accantonare minacce di inchieste o lapidazioni in piazza. Un conto è il dolo, ma se ci sono stati errori bisognerà valutare caso per caso. Questa è una situazione mai capitata prima che ha mandato in tilt tutti i sistemi sanitari del mondo».