Corriere della Sera (Bergamo)

La politica divisa sullo scudo penale

Politici d’accordo: il personale sanitario va protetto Polemiche sulla salvaguard­ia anche dei dirigenti Si fa strada la punizione in caso di «colpa grave»

- Di Fabio Paravisi

Lavorando 15 ore al giorno si può sbagliare, Ma è giusto perseguire chi ha ruoli dirigenzia­li Dario Violi Cinquestel­le

Non si butti la croce su chi lavora in ospedale. Per chi ha ruoli di responsabi­lità si valuterà Davide Casati Pd

«Ora si sta ragionando sul concetto di “colpa grave” che elimini casi di errori minori»

Proteggere i medici, per il resto è difficile valutare. Si agisca nei casi di colpa grave Alessandra Gallone Forza Italia

Non è il momento dei processi. Adesso si salvano le vite. Poi si valuterà caso per caso Daniele Belotti Lega

Ci sarà e proteggerà molte persone: resta da vedere quante e di quali categorie. Cambiano di ora in ora i confini dello scudo penale, la misura che sta per essere introdotta nel decreto Cura Italia per proteggere chi lotta contro il coronaviru­s da eventuali conseguenz­e giudiziari­e delle proprie azioni. Per esempio le denunce che in alcune zone d’Italia sono già state presentate dai parenti di tre vittime. Si deve però decidere se ci si limiterà a medici e infermieri o se la misura sarà estesa anche a dirigenti che hanno preso decisioni come quelle sulla chiusura o meno degli ospedali. La Lega sembrava pensare di sì (tanto che un militante storico come Lucio Brignoli aveva scritto sui social: «Salvini potrà scordarsi il mio voto») ma ieri l’emendament­o leghista è stato ritirato. Ne rimane uno del Pd ancora in discussion­e. «Prima di esprimermi voglio capire come sta cambiando la situazione», mette le mani avanti il consiglier­e regionale dem Jacopo Scandella.

Su una cosa tutti sono d’accordo: giusta la protezione per chi è in prima linea. Con qualche distinguo. Posizione netta per il consiglier­e regionale cinquestel­le Dario Violi: «Chi lavora in ospedale è giusto che sia difeso, vista la macchina di avvocati che si è messa in moto. Non si può parlare di eroi, dare grandi pacche sulle spalle e poi lasciarli sulla strada. Siamo ancora in piena emergenza e il rischio è che si pratichi una medicina difensiva, facendo il minimo indispensa­bile. Bisogna

proteggerl­i prima possibile per tranquilli­zzarli. Anche perché, lavorando 15 ore al giorno, può succedere che si facciano errori. Diverso è per gli errori strategici e decisional­i da parte di chi ha ruoli di responsabi­lità dirigenzia­li ben pagati, ed è giusto che venga perseguito a livello civile». Sulla stessa linea il segretario provincial­e del Pd Davide Casati: «Bisogna evitare ogni provvedime­nto che faccia pensare che si difenda qualcuno che ha ruoli di responsabi­lità. Per loro, passata l’emergenza, si valuterà. Ma non si può buttare la croce su chi lavora in ospedale».

In molti c’è cautela nell’affrontare la materia: «Pensiamo a proteggere i medici ma poi per il resto faccio fatica a entrare nel merito — spiega la coordinatr­ice di Forza Italia Alessandra Gallone —. Perché siamo stati colpiti da un vero tsunami e sono successe cose che nessuno si aspettava: non mi sento in coscienza di giudicare cos’è successo a vari livelli, ci sono concorsi di colpa in ogni azione che è stata fatta. Ognuno si deve assumere le proprie responsabi­lità. Piuttosto farei un provvedime­nto che protegga i sindaci, non per il pregresso ma per quello che saranno chiamati a fare da ora in poi, perché si annuncia una situazione molto complessa». Gallone però sottolinea un concetto che si va precisando: «L’importante è che non ci sia una colpa grave». Ed è questo il discrimine che potrebbe diventare più importante: il tipo di azione piuttosto che le caratteris­tiche del proprio incarico. Lo spiega il deputato di «Cambiamo!» Alessandro Sorte: «Le prime versioni degli emendament­i erano inaccettab­ili perché è giusto tutelare medici e infermieri ma serviva un confine, senza il quale la misura sarebbe stata uno sfregio a tanti morti bergamasch­i. Si stabiliva una differenza fra dolo e colpa. Il primo non sarebbe stato provato e quindi sarebbe stato uno scudo a 360 gradi. Ora si ragiona sul concetto di “colpa grave” che elimini casi di errori formali o minori. Ma non si è ancora capito se il concetto vada applicato ai dirigenti o se anche ai medici».

Perché infine è proprio questa la distinzion­e che fa discutere, anche di fronte alle inchieste su alcune decisioni prese dalle autorità sanitarie all’inizio dell’epidemia: «È giusto che debba essere tutelato il personale medico da eventuali denunce penali, essendo in una situazione anomala mai capitata prima», spiega il deputato leghista Daniele Belotti. Che frena invece su altre categorie: «Ci sarà tempo per capire ma non è il di momento ora di fare processi sulla chiusura dell’ospedale di Alzano o sulla zona rossa. Bisogna lasciar lavorare chi deve salvare la vita alla gente e accantonar­e minacce di inchieste o lapidazion­i in piazza. Un conto è il dolo, ma se ci sono stati errori bisognerà valutare caso per caso. Questa è una situazione mai capitata prima che ha mandato in tilt tutti i sistemi sanitari del mondo».

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La categoria Un medico della Terapia intensiva del Papa Giovanni, ormai da un mese esclusivam­ente Covid-19

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