Incastrato da intercettazioni e scarpe
In carcere un dipendente indiano. All’amico: «La prossima volta non uccido»
«Ventitré coltellate al proprio datore di lavoro che gli aveva offerto la possibilità di mantenersi dignitosamente». Per l’omicidio del professore dell’istituto Natta, Cosimo Errico, il gip Massimiliano Magliacani ricostruisce uno scenario crudo, nell’ordinanza di custodia cautelare per Surinder Pal, indiano di 58 anni, che lavorava nella «Cascina dei fiori» di Entratico. I fatti risalgono al 3 ottobre 2018: da allora il presunto assassino non si è mai mosso da Casazza, dove ha continuato a vivere con un connazionale, indagato per favoreggiamento. Il movente? Soldi e rancore, dicono le indagini. Per arrivare a lui, è stata utile anche l’impronta di una scarpa.
«Un’azione omicida crudele e spietata, con 23 coltellate al proprio datore di lavoro che per quattro anni gli aveva offerto la possibilità di mantenersi dignitosamente». Il gip Massimiliano Magliacani ricostruisce uno scenario crudo e di degrado sociale. Per l’omicidio del professore dell’istituto Natta, Cosimo Errico, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare di uno dei suoi dipendenti. Surinder Pal, indiano di 58 anni, che lavorava nella «Cascina dei fiori» di Entratico. Era il 3 ottobre 2018, è trascorso del tempo e il presunto assassino non si è mai mosso da Casazza, dove ha continuato a vivere con il collega e connazionale, indagato per favoreggiamento. Ora lavano automobili a un distributore di benzina. È passato del tempo, ma per il giudice (e il pm Carmen Santoro) il pericolo di reiterazione del reato è giustificato da chi è Pal, dalle indagini: «Una persona scontrosa e priva di seri freni inibitori, essendo dedito alla commissione di furti e all’uso abituale di alcolici, e che non si sentiva intimorito dal datore di lavoro, ma anzi lo disprezzava ed era pronto a litigare con lui».
I carabinieri l’hanno ricostruito dalle testimonianze di diversi colleghi. Ma prima di arrivare più su di lui, già nel mirino, sono state utili le parole della moglie del professore, Gisella Borgonzoni. Il primo immediato indizio nelle mani dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidato dal tenente colonnello Alessandro Fasolino, sono state le impronte insanguinate sul pavimento. Una scarpa da tennis numero 41 con la C di Carrera in rilievo sulla suola. I militari sono risaliti ai lotti venduti tra Bergamo e Brescia, tra le 500 e le 700 paia, ai negozi e agli acquirenti tramite carte di credito e carte fedeltà. A marzo 2017, le aveva comprate anche la moglie di Errico, per 29.29 euro all’Auchan e ai carabinieri ha riferito che il marito le aveva regalate a uno dei suoi dipendenti indiani. Gli investigatori sapevano che l’assassino doveva conoscere bene la cascina. Le impronte non erano confuse, ma portavano dritte a due luoghi. Il magazzino, dove c’era la benzina che è stata usata per dare fuoco al corpo del professore. Il quadro elettrico, dove la corrente è stata staccata. Era un’abitudine di Errico, quando usciva, ma lo sapevano i familiari e chi gli gravitava attorno. Dai dati dell’Enel, è stata ricostruita la curva dei consumi. Zero, tra le 18.10 e le 18.35, quando il professore è andato alla MD di Entratico a fare la spesa per poi rientrare. E zero poco dopo le 19 quando, secondo le indagini, l’assassino ha tolto la tensione ed è scappato. C’è anche un mozzicone di sigaretta con il Dna di Pan, ma visto che ci lavorava ha un valore neutro. Pesano di più, invece, le intercettazioni tra lui e il connazionale, l’11 febbraio 2019 in caserma per la notifica dell’avviso di garanzia con gli accertamenti tecnici irripetibili sulle loro biciclette. Le cimici in sala d’attesa hanno captato Pan dire «la prossima volta non uccido» o «ammazzo pure lui» a seconda delle traduzioni. Per il gip sono «ammissioni». E al ritorno in autobus, l’amico lo attacca: «Non dovevi uccidere, è stata tutta colpa tua». Probabilmente saranno un nodo cruciale per la difesa, l’avvocato Michele Agazzi. Il movente? Soldi e rancore,
«Gravi indizi» Sul pavimento le impronte insanguinate portano al magazzino e al contatore staccato
ricostruiscono le indagini. A una dipendente, Errico aveva riferito che Pal non inviava i soldi a moglie e figli in India ma se li spendeva, e che sospettava gli avesse rubato un telefonino, oltre che qualche soldo. Un altro testimone ha riferito che li spendeva nel gioco d’azzardo in un vicino bar di cinesi. Un altro lo aveva visto litigare con Errico, che lo aveva ripreso perché era ubriaco. Domani l’interrogatorio di garanzia, ai tempi del Covid -19 in videoconferenza.