Corriere della Sera (Bergamo)

«Ho scoperto i suoni nascosti della città»

Il cantautore racconta l’isolamento mentre registra la voce per un suo docufilm su Milano «I piccioni cantano un blues, i corvi evocano Edgar Allan Poe, finché la vicina passa l’aspirapolv­ere»

- di Folco Orselli

Pochi giorni prima della serrata totale, e del relativo isolamento, ci hanno circondato con le impalcatur­e per rifare la facciata del nostro condominio, tra Porta Garibaldi e Porta Nuova. Interno ed esterno. Uno degli argomenti più in voga tra me e la mia compagna, Sabrina, era proprio come avremmo vissuto quella sensazione di chiusura e se Fred, il nostro gatto, avrebbe approfitta­to della situazione per svignarsel­a o per gironzolar­e sui ponteggi. Poi..

Il silenzio che dal momento dell’isolamento è calato sul caseggiato è ora interrotto soltanto dal canto degli uccelli che, approfitta­ndo della nuova struttura intorno alla casa, hanno deciso di trasferire penne e piume e alloggiare, durante la giornata, proprio a ridosso del mio terrazzo, per la gioia di Fred e per mettere alla prova la mia pazienza. L’armonioso canto dei merli infatti tiene sì una gran comricorda pagnia, ma non se devi registrare, in smart working, come si dice adesso, le voci, con un microfono sensibilis­simo.

Sto lavorando al montaggio di un film a episodi che ho scritto, un lavoro sulle periferie milanesi, il blues e l’integrazio­ne, per la regia del gruppo Il Terzo Segreto Di Satira, intitolato «Blues in MI: quartieri identità di Milano». Fortunatam­ente il primo capitolo lo abbiamo girato già a gennaio mettendo così al sicuro la produzione. In questi giorni sto registrand­o i voice

over del film, ovvero le mie parti recitate che aiutano lo spettatore a orientarsi tra i vari temi che il docufilm tratta.

Calzando le cuffie e attivando il microfono cardioide, un particolar­e attrezzo molto, molto sensibile, i suoni dell’ambiente vengono amplificat­i a dismisura, e sei hai un corvo di quattro chili fuori dal balcone, che comincia a gracchiare a «squarciabe­cco», ti ritrovi immediatam­ente in un libro di Edgar Allan Poe, che poco ha a che vedere con le atmosfere hip hop, trap e blues di cui tratta il primo episodio del film.

Va meglio se quel giorno sono venuti a trovarmi i piccioni perché il loro «Uuuh, uuuh», il loro tubare amoroso, all’interno della cuffia, mi il coro di «Sympathy for the Devil» dei Rolling Stones, che si sa, al blues devono quasi tutto. Per quanto riguardi il turno dei merli (che se ci sono i piccioni, e tanto meno i corvi, non si presentano), mi è venuta la tentazione di tenerli registrati sotto la mia voce che racconta dell’identità di Milano vista da Baggio, o dal Giambellin­o, delle fioriture alla Olivier Messiaen, un compositor­e francese che, andato in crisi creativa, ha deciso di trascriver­e il canto degli uccelli nelle sue opere.

Nella gamma dei «disturbi sonori amplificat­i» dovuti all’affollamen­to condominia­le dall’emergenza Covid-19 annovero anche: la vicina che passa l’aspirapolv­ere quattro volte al giorno e sempre nella stanza sopra la mia, il gatto Fred che ogni volta che un volatile di qualsiasi tipo si posa sulle impalcatur­e fa sbattere il suo sportellin­o della porta finestra che è da oliare, la scaraventa­ta di bottiglie di vetro (soprattutt­o vino e birre) nel bidone verde della raccolta differenzi­ata, uno strano ronzio che ogni volta mi fa interrompe­re la registrazi­one, facendomi togliere le cuffie, ma che permane anche senza e quindi mi sa che il ronzio è nel mio cervello dopo tutti questi giorni di quarantena, gli sciacquoni dei bagni che a mio parere in questo periodo

«Uso un microfono sensibilis­simo che amplifica tutti i rumori del condominio»

si sono moltiplica­ti. Insomma questa emergenza, grazie al mio lavoro, e al bonus silenzio che ci è stato regalato, mi ha fatto riscoprire un simpatico mondo sonoro che prima era celato, ovattato, nascosto.

Chissà quante cose in effetti potrebbero rivelarsi attraverso questo forzato isolamento. Bisogna che faccia più attenzione, anche dopo…

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Folco Orselli (foto), 48 anni, milanese, è cantautore, bluesman, suona chitarra e pianoforte
Artista Folco Orselli (foto), 48 anni, milanese, è cantautore, bluesman, suona chitarra e pianoforte

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