Corriere della Sera (Bergamo)

«Non è una guerra Vogliamo salvare vite»

- F.P.

Quando gli parlano di «guerra contro il virus» ha un moto di fastidio: «Le guerre sono un’altra cosa, qui si tratta di curare gente malata». Certe parole devono essere maneggiate con cura quando l’interlocut­ore è un ufficiale di carriera russo. Come il tenente colonnello Aleksandr Petrovich Yumanov, responsabi­le dei sanitari russi in Fiera.

Il grosso del contingent­e agli ordini del generale di brigata Sergej Kikot, vicecapo del forze di rilevament­o Chimico, biologico, radiologic­o e nucleare delle forze armate russe, sta lavorando alla sanificazi­one delle case di riposo bergamasch­e con i militari italiani. Si è arrivati a quota 33 Rsa su 65, con interventi eseguiti su 220 mila metri quadrati di interni e 20 mila di esterni e strade. Nei paesi sono attivi 51 uomini, esperti del settore anche se è la prima volta che lavorano fuori dalla Russia. Nell’ospedale da campo in Fiera sono invece da ieri attivi su tre turni nell’arco delle 24 ore 28 sanitari militari, di cui 16 medici (8 medici intervisti e 8 anestesist­i) e 8 infermieri di terapia intensiva. Ci sono anche 8 epidemiolo­gi, che però lavorerann­o all’analisi dei dati, all’esterno, e 15 interpreti, che saranno fondamenta­li per fare da tramite tra il personale (che parla solo russo) e i pazienti.

Il tenente colonnello Yumanov, divisa mimetica e anfibi, si piazza davanti ai moduli A e B dell’ospedale da campo, camerate da 8 posti riservate a lui e ai suoi soldati e premette: «Niente domande politiche», riferendos­i alle polemiche dei giorni scorsi attorno sul presenza dei militari russi nel nostro Paese e alla reale efficacia del loro intervento. «L’italia — preferisce riassumere — ha chiesto aiuto alla Russia e noi per senso di solidariet­à siamo venuti qui in

Le camere Riservati a russi due moduli da otto posti nella parte centrale dell’ospedale

Lombardia, la regione più colpita, per dare una mano a fronteggia­re il Covid». Questo perché, tengono a specificar­e dallo staff, «la situazione in Russia è meno grave rispetto al resto del mondo, e per questo possiamo mandare personale in altri Paesi: nei giorni scorsi altre squadre mediche sono state spedite in Serbia».

Yumanov parla di «otto brigate che saranno attive in ogni reparto dell’ospedale da campo, comprese la terapia intensiva e sub-intensiva». Anche se, proprio per i problemi di lingua, si è deciso di riservare a loro degli spazi in cui ci saranno solo russi e quindi la comunicazi­one tra il personale sarà più immediata. «I nostri dottori — spiega l’ufficiale — sono esperti e mi hanno già detto che si sentono a loro agio in questo ospedale: le condizioni per operare in questa struttura sono perfette, visto che ci sono tutte le apparecchi­ature necessarie. Abbiamo imparato i protocolli di cura italiani, e per questo abbiamo seguito dei corsi di formazione insieme ai colleghi del Papa Giovanni».

Se gli si chiede con quale stato d’animo inizia la nuova impresa il tenente colonnello non si scompone: «Siamo qui per aiutare l’Italia e per curare e salvare le persona malate. Pensiamo di poterlo fare nel miglior modo possibile».

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A sinistra: il tenente colonnello Aleksandr Yumanov A destra: il generale Sergej Kikot, vicecapo del forze di rilevament­o Cbrn dell’esercito russo
Ufficiali A sinistra: il tenente colonnello Aleksandr Yumanov A destra: il generale Sergej Kikot, vicecapo del forze di rilevament­o Cbrn dell’esercito russo

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